Bond oggi – Cct, mai occasione fu più propizia!
Lorenzo Raffo
27 settembre 2023
Rendimenti interessanti, dovuti alla corsa dell’Euribor a 6 mesi. Meglio però non esagerare con la quota da detenere in un portafoglio obbligazionario.
Tassi ancora su o improvvisamente giù in area euro? L’incertezza è totale ma forse si può prevedere che quando scenderanno (dalla seconda metà del 2024?) faranno una lenta marcia indietro. Così almeno sostengono gli analisti del settore. In questo quadro le obbligazioni a tasso variabile dovrebbero dimostrarsi vincenti. Il mercato invece sembra timido nei loro confronti e soprattutto riguardo a quelle emesse dal sistema bancario. Fra le quali si registrano rendimenti tuttavia interessanti, grazie a strutture costruite in tempi ben diversi dagli attuali.
L’alternativa sta nei Cct
Certamente nel caso italiano c’è l’opzione sostitutiva dei titoli di Stato a tasso variabile, che trova pochi riscontri fra gli altri governativi dell’area euro. I loro scambi sono mediamente minori rispetto ai tassi fissi, il che dipende da varie ragioni. Eppure al momento i Cct si confermano adeguatamente redditizi, con yield su base annua dal 4 al 5,5%. Due le caratteristiche che li distinguono: sono indicizzati all’Euribor a 6 mesi più uno spread, che varia da emissione a emissione; hanno cedole aggiornate ogni semestre in base all’andamento appunto dell’Euribor. Ciò fa sì che i rendimenti salgono o scendono con una certa velocità adeguandosi a quanto avviene sul fronte del costo del denaro.
L’Euribor a 6 mesi conviene
Mentre i tassi variabili bancari sono indicizzati soprattutto all’Euribor a 3 mesi la scelta per i Cct dell’alternativa a 6 mesi è più conveniente per l’investitore. Attualmente – ma i dati cambiano ovviamente di giorno in giorno – il 3 mesi è al 3,94% e il 6 mesi al 4,09%. Si tratta di uno spread di 15 pb, che possono sembrare poco ma che non lo sono nella guerra alla ricerca dei migliori rendimenti. Occorre ovviamente fare attenzione alle notizie relative alla politica monetaria della Bce. Basta infatti poco per registrare veloci flessioni, come è accaduto per esempio nel mese di marzo.
Quali scadenze per i Cct
La gamma dei Cct quotati su Borsa Italiana è tutto sommato modesta: si tratta in totale di undici emissioni, di cui una molto corta, andando a scadenza il prossimo 15 dicembre. Quella più lunga raggiunge il 2031 e garantisce al momento lo yield maggiore in assoluto nell’ambito di questi titoli. Da notare che l’andamento delle quotazioni è esposta pure al fattore tassi, in quanto correlate allo spread aggiuntivo sull’Euribor nonché alla vita residua. Di qui una situazione piuttosto inequivocabile sui prezzi in corso. Il Cct 15/1/2025 (Isin IT0005359846) ha un premio aggiuntivo di 185 pb, il maggiore in assoluto. Ne deriva uno prezzo in corso di poco superiore ai 102 euro. Quello meno generoso è il Cct aprile 2026 (Isin IT0005428617), che si limita a un +0,50%, con una quotazione quasi su 100. Il più lungo - come detto - è l’ottobre 2031 (Isin IT0005554982), con spread di 115 pb e prezzo al momento di 98,4 euro.
Cct, come scegliere
È evidente che da tutte queste variabili deriva una specifica curva degli yield. Se si cerca il fattore cedola, abbinata a una quotazione vicina alla pari, il migliore Cct è il già citato 15/1/2025, che verserà un prossimo coupon semestrale del 2,96%. Se si punta invece sul rendimento a scadenza – calcolato in base all’Euribor in corso e alla quotazione – il più favorevole è il 2031, che si attesta fra il 5,5 e il 5,6%. Una protezione a corto termine e a lungo periodo appare il compromesso migliore ma attenzione a non aumentare troppo la quota di tassi variabili in portafoglio. Di solito si sostiene che possano raggiungere il 20%, valore in realtà elevato. Meglio non esagerare e attenersi a un più equilibrato 10%.
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