Bond oggi: ecco un Btp (malgrado l’allarme Bce) su cui vale puntare
Lorenzo Raffo
21 dicembre 2022
Situazione di nuovo incerta per i nostri titoli di Stato. Il quadro diventa però favorevole per scegliere un’emissione con caratteristiche idonee a investimenti di lungo periodo.
Ci sono dei rischi con i Btp, almeno per quelli detenuti dalle banche. Lo sostiene la Bce, sebbene si tratti di questioni patrimoniali correlate ai loro bilanci. L’effetto della notizia nel complesso non è stato traumatico, pur in presenza di un rendimento del decennale tornato sulla parte alta della forchetta, attestandosi al 4,4%.
È poco sotto i massimi di ottobre in una situazione particolare: il trend appare infatti sfavorevole, con tutti gli indicatori collocati sullo “strong buy” per lo yield (quindi “strong sell” in termini di quotazioni) e soprattutto con i timori di cosa accadrà quando Eurotower inizierà a ridurre di 15 miliardi al mese i titoli in pancia, attraverso il mancato reinvestimento di quelli in scadenza. Il mercato appare pertanto nervoso ma ciò apre nuove prospettive in termini di investimento da parte del “retail” meno conservativo. Il problema sta nell’individuare il titolo preferibile e la strategia più opportuna in un simile contesto.
Il leader ormai è lui
Dopo il rallentamento degli scambi degli extralunghi altri protagonisti sono entrati in scena sul secondario: sono i corti con scadenza 2023, il 4% Fb37 (Isin IT0003934657), il Btp green 4% Ap35 (Isin IT0005508590) ma soprattutto il Btp 4,4% Mg33 (Isin IT0005518128). Di quest’ultimo abbiamo già scritto in passato. Merita ora più attenzione per vari fattori:
- rendimento lordo sopra il 4,5%
- rendimento al netto imposte al 4,04%
- rapporto rendimento/duration (valore di 8) su 1,7, nel complesso favorevole.
La volatilità del breve periodo di quotazione (da inizio novembre) si attesta sul 5% ma il dato è ancora poco attendibile.
Perché piace fra i Btp
Un rendimento netto sopra il 4% lo allinea a quello in corso per esempio del 2,15% 2072 (Isin IT0005441883). Certamente l’extralungo ha prospettive di violenti rimbalzi futuri delle quotazioni quando il quadro di politica monetaria si stabilizzasse ma appare meno difensivo rispetto al 4,4% 2033 in termini di esposizione al rischio di credito. Proprio per questo il mercato colloca il quasi decennale ai primi posti degli scambi da alcune settimane, malgrado la giovane età. Un suo ruolo è innegabilmente quello di accumulo di lotti in presenza di ulteriori scossoni sul fronte Btp. Sceso sotto 100, evidenzia un quadro grafico ancora “scomposto”.
Un supporto – sebbene testato solo una volta e cioè proprio ieri – risiede sui 98,7 euro, mentre il massimo di periodo si posiziona sui 105,8 euro. Se nel medio termine rompesse al ribasso i 98,7, si potrebbe iniziare un accumulo scaglionato su percentuali fra il 3 e il 5%, in base alla diversa disponibilità di investimento. Il primo “buy” scatterebbe così a 95,7 euro nel caso del 3%, a 93,7 euro per l’opzione 5%, mentre sarebbe poco praticabile l’alternativa di un 10%, che porterebbe a un acquisto solo sugli 88,8 euro, ipotesi al momento improbabile.
Con l’Rsi
Un’altra ipotesi consiste nel cogliere le indicazioni dell’Rsi, oscillatore di forza relativa disponibile - per chi non utilizzi piattaforme professionali - sul sito di Borsa Italiana– grafico interattivo – cliccare su opzioni e poi su Rsi con base mensile). Al momento i segnali forniti sono ancora pochi – stante la breve periodicità intercorsa dall’esordio – ma via via diventeranno sempre più affidabili. Il valore dell’Rsi è compreso tra 0 e 100. Si stima che quando supera 70 indica il mercato in una situazione di iper-comprato e quindi soggetto a correzioni, mentre quando scende sotto i 30 viene considerato iper-venduto e pertanto soggetto a rialzi. Da parte nostra seguiremo naturalmente il 2033 con il passare del tempo.
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