Bond oggi – I tre Btp green al test dei mercati. Quale conviene?
Lorenzo Raffo
18 aprile 2023
Scadenze lunghe e rendimenti dal 4 al 4,5%: uno però si afferma su tutti. Bene la liquidità, che è invece un handicap per i verdi non governativi.
Il nuovo Btp green ha appena debuttato sul secondario e merita quindi un confronto con le due altre emissioni presenti da più tempo. La cedola al 4% lo sta inserendo comunque nel gruppo dei Btp a tasso fisso più trattati sul Mot e proprio per questo deve affrontare un doppio confronto, da una parte con i colleghi “verdi” e dall’altra con quelli tradizionali. Oggi ci limitiamo alla prima comparazione.
Caratteristiche e quotazioni Btp green
Emessi in periodi differenti sono ormai tre i Btp green quotati, tutti destinati al finanziamento di investimenti pubblici a impatto ambientale positivo e destinati a supportare la transizione ecologica.
- Btp green 4% Ot2031 (Isin IT0005542359 – data godimento 13/4/2023 – ammontare emesso 10 miliardi di euro). Quota attorno ai 99,6 euro (ore 15.00 – 18/4/2023) ma si è mosso dall’esordio, fra un minimo a 99,1 e un massimo a 100,77 euro. Il rendimento lordo in corso si colloca poco sopra il 4%.
- Btp green 4% Ap2035 (Isin IT0005508590 – data godimento 30/4/2022 – ammontare emesso 10,4 miliardi di euro). Quota sui 96,5 euro e logicamente annovera una maggiore variabilità di prezzo dall’esordio, con minimi addirittura sui 92,5 euro. Il rendimento lordo in corso si attesta al 4,5%.
- Btp green 1,5% Ap2045 (Isin IT0005438004 – data godimento 30/10/2020 – ammontare emesso 13,5 miliardi di euro). Quota sui 59 euro con variazioni anche intraday maggiori rispetto ai precedenti, il che dipende da una “duration” superiore. Il rendimento lordo al 4,5% è naturalmente a scadenza, precisazione ovvia ma opportuna in un contesto di differenti vite residue.
Quale Btp green scegliere
La logica di una diversificazione in chiave “green” relativamente non solo ai Btp ma ai governativi in genere sta effettivamente diffondendosi e lo conferma la liquidità dei tre titoli. Il migliore in genere da questo punto di vista è il 4% 2031, che nelle fasi più dinamiche delle diverse sedute si caratterizza per solo 4-5 pb di spread, come i Btp non “green”. Quasi sugli stessi livelli si situa il 4% 2035, che alla prova dei fatti si conferma il migliore in assoluto per chi abbia prospettive di medio o lungo termine. Abbina infatti un rendimento cedolare interessante a una buona potenzialità di riapprezzamento del capitale, che potrebbe farlo salire oltre i 110 euro, in presenza di un’inversione ribassista dei tassi, con plusvalenze di tutto rilievo.
I Btp verdi sono certamente consigliabili nel contesto delle obbligazioni ecologiche, vista la loro liquidità, che non si riscontra invece nella categoria in genere di governativi e corporate sia a Borsa Italiana sia su altre piazze europee. Utilizzati soprattutto dai gestori professionali, i “green” trovano ostacoli nella diffusione fra la clientela retail, che in questo sbaglia, visto che la categoria risulta più protettiva in condizioni di forti tensioni dei mercati. Li si definisce resilienti e almeno nelle intenzioni dell’Unione europea – che li promuove – tali sono. Attenzione però alla liquidità: solo i Btp (lo ribadiamo!) dell’economia sostenibile riescono a garantirla con continuità.
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