Bond oggi – Le 5 ragioni che affossano i Btp

Lorenzo Raffo

12 giugno 2024

Le previsioni parlavano di uno yield del decennale al 3% per fine anno. Il quadro si è invece capovolto e merita un’analisi dei perché.

Bond oggi – Le 5 ragioni che affossano i Btp

L’inatteso ritorno del decennale italiano oltre il 4% di rendimento era del tutto inatteso solo qualche settimana fa.

In realtà lo era davvero? No, visto che uno degli strumenti più precisi per la valutazione del sentiment dei mercati dava già segnali di vendita. Si tratta del Btp short term future, relativo alle scadenze fra 2 e 3,25 anni. Dall’8 marzo scorso è entrato in un trend negativo, accentuatosi nelle ultime sedute. All’opposto del Btp long term future (scadenze più lunghe), che nello stesso periodo ha evidenziato una fase correttiva meno marcata.

La Bce taglia e i Btp non se ne accorgono

Tutto questo è avvenuto in una fase che avrebbe dovuto evidenziare un ribasso dei rendimenti e quindi un rialzo delle quotazioni, visto che la Bce ha avviato – come arcinoto - il suo primo taglio dei tassi. Il perché di questa divergenza dipende certamente da molti motivi, sebbene a leggere mass media e report gli stessi motivi abbiano raccolto scarsa attenzione.

Si tratta invece di un avvertimento importante, dovuto a cinque precise origini, che analizziamo.

Le elezioni europee – L’esito non è stato certamente tranquillizzante per la stabilità futura dell’Unione. Lo dimostra il fatto che l’inversione ribassista delle quotazioni abbia interessato tutti i governativi in euro, che potrebbero addirittura subire un taglio delle valutazioni di credito da parte delle maggiori agenzie mondiali. S&P ha declassato la Francia da AA a AA-, mentre qualcuno sostiene che anche la AAA tedesca rischia di essere messa in discussione nel corso dei prossimi dodici mesi. Le obbligazioni dell’Unione europea godono attualmente del rating AAA, sebbene gli analisti individuino tre fattori di rischio: la tenuta politica dell’istituzione, la solidità del debito dei Paesi cardine che ne fanno parte e, strettamente legata a quest’ultima, la stabilità economica dell’area.

Il caso Francia – Eccolo il Paese più a rischio politicamente ed economicamente. Il debito transalpino nel 2024 sarà del 112,4% del Pil ed è previsto in crescita nel 2025, mentre il deficit l’anno prossimo sarà ancora del 5% contro il 4,1% stimato dall’attuale Governo. I numeri appaiono meno pesanti rispetto a quelli di altre nazioni europee ma occorre tenere conto che, nel confronto, i parametri relativi al Pil sono alterati da un valore di quest’ultimo nettamente più alto. I titoli di Stato di Parigi ne hanno risentito pesantemente e lo dimostra il più lungo di tutti – l’Oat 0,5% 2072 – che ha stornato non poco negli ultimi giorni, sebbene stia tentando un piccolo rimbalzo.

Le incertezze sull’inflazione – Scende o non scende effettivamente al livello del 2%? Ci sono ancora troppi segnali contraddittori per dare una risposta definitiva e la presenza di un leggero surriscaldamento a maggio con un +2,6% rispetto al +2,4% di aprile ha preoccupato il mondo degli investitori istituzionali, ancora incerti sull’analisi di una componente che allarma, soprattutto se – come si dice – il prezzo del petrolio dovesse tornare a risalire in autunno, complici complesse vicende geopolitiche.

Bce disorientata – Ne consegue che l’azione della Banca centrale si manifesta sempre più scompigliata. Nessuno l’ha palesato ma la conferenza stampa della Lagarde – la settimana scorsa – non è piaciuta, con l’effetto che le vendite hanno avuto il sopravvento nel contesto dei titoli di Stato all’opposto di quanto avrebbe dovuto avvenire. Molti segnali contraddittori e certe reticenze hanno dato l’impressione che la strada da percorrere da parte della Bce sarà tortuosa e piena di ostacoli, sebbene ci sia da augurarsi che l’esito delle elezioni europee possa indurre a maggiore pragmatismo nelle scelte della seconda parte del 2024.

La legge di bilancio italiana – La domanda che ci si pone sempre più è chi la farà? Le indiscrezioni che vorrebbero il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, promosso alla Commissione Ue rendono legittimo l’interrogativo su chi lo potrebbe sostituire nell’ambito del Governo italiano. Niente è certo in merito. È certo invece che saranno necessari oltre 20 miliardi di euro per finanziare gli impegni. Anche minime tensioni su questo fronte non aiuteranno certamente i nostri titoli di Stato a riprendere quota.

Questi i livelli del Btp decennale da seguire

Inevitabilmente il 4% è il primo target da monitorare in un’ottica di rafforzamento del 10 anni italiano. Se lo rompesse al ribasso ci sarebbero poi il 3,8% e il 3,6% (valori arrotondati) come ulteriori target. Di sicuro una discesa verso il 3% - che si ipotizzava in presenza di una Bce più attiva sul fronte del taglio dei tassi – oggi appare poco probabile. I mercati però ci hanno già sorpresi più volte negli ultimi mesi. Succederà anche di qui a fine anno? Il punto interrogativo è d’obbligo.