Bond oggi: meglio loro o le azioni? E se ci fosse un’altra strada?
Lorenzo Raffo
24 giugno 2022
Tutto scende, alimentando occasioni favolose. Da cogliere su entrambi i fronti, in attesa di evoluzioni imponderabili. Alcuni esempi concreti.
Con un rendimento del Btp decennale al 3,5% contro l’oltre 4% di metà giugno, del Treasury Usa al 3,1% di fronte a un massimo del 3,5% nei giorni scorsi e del Bund all’1,4% contro il recente 1,8% si apre un quadro molto contrastato nel contesto del posizionamento degli asset finanziari. Che si può sintetizzare così: bond o azioni? Il confronto sul tema è aspro e vediamo allora i vari aspetti che portano a favore degli uni oppure delle altre.
Potenzialità di lungo termine
Proiezioni discordanti sul tema. Scontati ulteriori rialzi dei tassi e quindi effetti depressivi per l’azionario (di quanto? Impossibile prevederlo) e per l’obbligazionario (di quanto? Presumibilmente di circa un 10-15% rispetto ai recenti rendimenti massimi) nell’ottica di medio e lungo periodo i bond garantiranno flussi di reddito più regolari, visto che sui dividendi azionari c’è incertezza.
Un’eventuale recessione inciderebbe certamente sulla marginalità delle aziende e quindi sulla capacità di distribuire utili. Inoltre, su quest’ultimo fronte, si teme un contrasto fra settori, con alcuni in crescita e altri in calo, senza però poter oggi identificarne le tipologie. È pur vero che le valutazioni riferite al passato dimostrano come il “total return” azionario sia sempre stato nettamente maggiore rispetto a quello obbligazionario. Le statistiche in merito si riferiscono tuttavia a uno storico di decenni caratterizzati da politiche monetarie non così furibonde quali quelle messe in atto negli ultimi dieci anni, con gli effetti che ciò ha determinato sulle quotazioni.
Strategie abbinate
Tutti gli investitori hanno però perso le visuali di lungo termine e guardano al massimo a un anno, il che può essere un errore se si considerano alcune scosse subite per esempio da obbligazioni societarie ad altissimo rating. Un’Apple 3,85% scadenza 2046 in $ (Isin US037833CD08 – taglio 2.000 Usd), trattabile sui 92 ma che potrebbe scendere sotto i 90, è un’occasione di hedge rispetto alla redditività della relativa azione, che oggi si attesta sullo 0,70%.
Associando l’una all’altra si costruisce un’abbinata che potrebbe comportare ottime performance nel medio termine. E di casi simili ce ne sono tantissimi. Occorre solo superare la logica del passato di investire unicamente sul credito o sul capitale di rischio. Meglio integrare i due asset, sfruttando le anomalie in corso su entrambi i fronti.
Un altro esempio
Ecco un secondo caso vicino a noi. È quello di Stellantis. L’azione si dimostra una delle più volatili del Ftse Mib e probabilmente lo resterà per tanto tempo. Cogliendo i suoi movimenti e incassando profitti - magari non nel brevissimo termine - questi ultimi possono essere destinati a un bond che indirettamente è collegato al gruppo.
Si tratta del Gie Psa Trésorerie 6% 19st33 in euro (Isin FR0010014845 – taglio 1.000): attualmente quota sui 110 euro, con un rendimento dal 4,5 al 5%, ma potrebbe scendere verso i 105-100 contro un massimo 2021 a 155 euro. Psa Trésorerie come finanziaria di Psa Peugeot/Citroën è entrata a far parte del mega gruppo italo-francese. L’accoppiata azione-bond coglierebbe sia l’apprezzamento della prima sia la redditività del secondo.
Sfruttare le debolezze
La soluzione quindi non sta nel contrapporre l’azionario all’obbligazionario ma nel cogliere le occasioni che il mercato offre su entrambi i fronti. La vecchia stereotipata competizione dei due asset principali del mondo finanziario non ha più senso. Meglio muoversi su percorsi paralleli, dato che l’esasperazione di un’inflazione fuori controllo comporta evoluzioni imprevedibili, destinate a durare ancora per non poco tempo.
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