Bond oggi: nuovo Btp Italia, il successo dipenderà da un solo fattore
Lorenzo Raffo
21 ottobre 2022
Tasso minimo garantito al 2% o sopra o sotto? L’annuncio, previsto per l’11 novembre, sarà decisivo. In previsione della concorrenza con le emissioni già quotate sul secondario.
Era inevitabile, poiché a novembre (più precisamente il 26) andrà a rimborso il Btp Italia tasso base 1,45% 2022. Qualche giorno prima, dal 14 al 17, ne verrà collocata una nuova edizione con scadenza 2028, di cui si sa però ancora poco, se non che viene confermato il premio fedeltà dello 0,8% per chi lo porterà a scadenza. È quindi presto per valutarne la competitività in una situazione certamente complessa. Proviamo tuttavia a fare una prima analisi di mercato per questo nuovo “inflation linked”.
I punti forti
Esordisce in un momento di alta inflazione e quindi si candida a essere una risposta in merito. Inevitabile prevederne però una consistente riduzione nel corso dei prossimi anni, forse mesi. È indubbio che la struttura dei Btp Italia, con la corresponsione semestrale della cedola base più la rivalutazione del capitale per effetto dell’aumento del costo della vita in Italia nel periodo di riferimento, rappresenta una risposta alla ricerca di rendimento riscosso immediatamente da parte di molti investitori.
Al di là quindi dell’importo del tasso minimo garantito – decisivo nel successo dell’emissione – la somma fra quest’ultimo, premio a scadenza e valore dell’inflazione, pur in netta discesa che possa essere, si rivelerà nell’ottica di sei anni ancora una volta protettiva. Molto dipenderà però dal cosiddetto tasso minimo garantito o cedola base che dir si voglia. Visto che l’ultima emissione l’ha fissato sull’1,6% e che da allora i rendimenti dei Btp a tasso fisso sono saliti, si può supporre un 2% per la nuova versione. Se così fosse le potenzialità di successo salirebbero, poiché si supporrebbe un rendimento complessivo annuo fra il 4 e il 4,5%. Salvo in presenza di una crisi economica tale da far crollare l’inflazione. In tal caso la cedola base sarebbe comunque una protezione da impatti recessivi ovvero rischi deflattivi.
I punti deboli
Sono insiti nella concorrenza stessa dei Btp Italia già quotati da tempo. Il Gn2030 (Isin IT0005497000) è sceso sotto i 98 euro e ha toccato un minimo a 96,9. Ciò è avvenuto il 27 settembre, quando il decennale a tasso fisso superò di poco il 4,8%. Dato che nelle ultime ore questo valore è stato di nuovo raggiunto è probabile che il 2030 rivedrà la stessa quota a breve, il che ne incrementerebbe la competitività rispetto al nuovo 2028, pur non garantendo – poiché acquistato sul secondario – il premio fedeltà. Ancor più penalizzato in termini di quotazione l’Ot2027 (Isin IT0005388175), crollato sotto i 96 e con un minimo dell’anno a 95,35. Attualmente rende oltre il 10% considerando tasso reale annuo dello 0,65% e indicizzazione ai prezzi al consumo. Visto che verserà la seconda cedola annuale il 28/10, con un rateo che tornerà a zero, a quel punto si potrà determinare una competizione diretta con l’esordiente Nv2028, sebbene il primo sia avvantaggiato dalla scadenza più corta di un anno.
In attesa dell’11 novembre
Questa è una valutazione iniziale del nuovo Btp Italia ma logicamente il giudizio conclusivo si potrà trarre solo venerdì 11 novembre, con la comunicazione del tasso minimo garantito. Il 2% - come detto - è al momento il riferimento ipotizzabile. Se si scendesse sotto il mercato potrebbe rivolgersi ancora una volta alle emissioni già in circolazione, mentre se si salisse oltre tale scalino la reazione sarebbe certamente molto favorevole.
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