Bond oggi: per i Btp obiettivo i minimi di metà giugno
Lorenzo Raffo
24 agosto 2022
Il netto calo delle ultime sedute cancella le speranze di rimbalzo. Possibile un’ulteriore discesa verso i livelli di inizio estate. Tutto dipenderà dalle decisioni della Bce.
La pressione rialzista dei rendimenti dei titoli di Stato italiani è palese. Il decennale è passato infatti in pochi giorni dal 3 al 3,7%. Il trend evidenzia solo alcuni “spike” anomali dovuti a una situazione di liquidità non sempre ottimale. In questo quadro prevalgono più gli ordini in vendita che quelli in acquisto, poiché di segnali tecnici favorevoli non se ne avvertono. Tutti gli indicatori appaiono negativi e anche le medie mobili risultano inclinate all’ingiù.
Future ribassisti
Il “long term” (con vite residue fra 8,5 e 11 anni) sulla scadenza settembre ha aperto oggi a 122,32 per poi scendere. Sono ormai sei le sedute in rosso e il primo riferimento grafico da seguire è quello del supporto a 118,57, che lo riporterebbe sui livelli di metà giugno. In caso di rottura al ribasso potrebbe addirittura toccare i 114.
Il “short term” (con vite residue fra 2 e 3,25 anni) è spesso trascurato ma si rivela invece molto preciso in alcune condizioni di mercato, sebbene meno trattato rispetto al “long term”. Ha rotto all’ingiù la resistenza dei 108,43 e si è riallontanato dalla media mobile a 200 periodi, sovrastante dal dicembre 2021. Da segnalare lo strappo al ribasso di un triangolo in cui il derivato si è mosso da giugno. Appare così più netto nel suo trend negativo rispetto al “long term”, con però alcuni indicatori tecnici già in ipervenduto.
È tempo di stop loss?
La domanda vera è questa. Ci sono margini per proteggersi con degli stop alle perdite per chi sia posizionato sui Btp da lungo termine? Se la strategia è di un piano di breve e medio periodo il falso segnale rialzista di luglio può aver tradito, poiché il netto avvicinamento delle scadenze oltre il decennale alla media a 200, in particolare giovedì 4 e venerdì 5 agosto, ha fatto sperare in un’inversione destinata a proseguire.
Poteva essere una buona occasione di uscita, che forse pochi hanno colto. La situazione adesso si è complicata e solo chi costruisca piani di acquisto sulla debolezza nel tempo sta scrutando nuove occasioni. Mettere allora degli “stop loss”? Bisognava farlo mesi fa, quando la media a 200 si è inclinata negativamente per quasi tutte le scadenze lunghe. A questo punto è preferibile monitorare i minimi di metà giugno, però molto bassi. Uscire lì, se toccati, non avrebbe altrettanto senso. Il 2,15% 2072 (Isin IT0005441883) tornerebbe per esempio sotto di un 40%, con scarsi ulteriori margini di discesa. Stessa situazione, con numeri logicamente diversi, per i tanti altri Btp lunghi ed extra lunghi.
Nelle mani della Bce
I fattori depressivi dipendono in questa fase più dalla politica monetaria della Banca centrale europea che dalle tensioni elettorali italiane. Lo conferma l’andamento del Bund, che sta comportandosi quasi alla stessa maniera del Btp e addirittura con una volatilità maggiore in alcune sedute. L’incertezza sulle scelte di Eurotower condiziona tutti i governativi europei, con rendimenti in salita verso i massimi di giugno.
Da segnalare per esempio l’Oat francese a dieci anni oltre l’1,9% e il Bono spagnolo al 2,5%, con grafici simili al Btp. In questo contesto meritano particolare attenzione i bond Ue Next Generation, emessi da Bruxelles per coprire i piani comunitari di ripresa e resilienza. L’Eu Next Gen 0,7% Lg51 Eur (Isin EU000A3KTGW6 – Borsa Italiana) è per esempio tornato sui 70 euro, con rendimento lordo al 2,3%. Che per delle emissioni a rating tripla A è un risultato di tutto rilievo, considerando la totale assenza di rischi di cambio valutario.
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