Bond oggi: picco dei tassi Fed al 4,5%. È l’ipotesi di giornata
Lorenzo Raffo
11 novembre 2022
Le previsioni cambiano di settimana in settimana ma il calo dell’inflazione negli Usa porta a questa supposizione. Come cogliere così rendimenti dal fronte Usa.
È la domanda ossessiva che si pongono sia i gestori professionali sia i risparmiatori di tutto il mondo. Dove potrà arrivare la Fed nella politica di rialzo dei tassi? Fino alla scorsa settimana si ipotizzava una salita al 5% ma la frenata dell’inflazione, ufficializzati ieri, ha determinato nelle ultime ore una visione più prudente.
Già nella nottata vari esponenti dell’industria finanziaria e perfino rappresentanti di alcune delle dodici Federal Reserve regionali, che compongono la Fed nazionale, si sono lasciati andare ad anticipazioni meno accelerative per l’incremento dei tassi. Fissando un obiettivo al 4,5%, sebbene non definitivo. Lì infatti scatterebbe una pausa, per poi verificare le evoluzioni successive.
Corti e lunghi
Al momento un 4,5% viene garantito dalle scadenze dei titoli di Stato Usa a un anno (4,6%), mentre il decennale si attesta al 3,8%. Si conferma quindi ancora una volta la validità della strategia cosiddetta “Barbell”, di cui si è scritto in questo blog il 13 giugno scorso. Consiste nell’esporsi sui poli opposti delle scadenze e quindi delle “duration” (sensibilità ai tassi) di una curva obbligazionaria. In altre parole su quelle molto corte per la maggioranza del portafoglio specifico e su quelle molto lunghe per la parte restante, realizzando eventuali differite entrate nel secondo caso.
Con però una quota per queste ultime superiore adesso rispetto alle prospettive ipotizzate in estate. Resta logicamente inalterato il problema del cambio euro/dollaro, che potrebbe subire variazioni non marginali nei prossimi mesi, imponendo estrema cautela da parte di chi non disponesse da tempo di una posizione nella valuta Usa tramite un conto specifico. C’è chi ritiene che le probabili performance future dei Treasuries lunghi possano compensare l’eventuale debolezza della valuta ma perché perdere una parte dei profitti non proteggendosi sul cambio?
Questi i più opportuni
Vediamo allora i titoli preferibili. Per le scadenze corte si può scegliere un’abbinata fra il T-Note 1,375% Gn23 (Isin US912828S356), acquistabile sui 98,3 Usd con rendimento a scadenza del 4,1%, e il T-Note 2,5% Mg24 (Isin US912828WJ58), che quota sui 97,5% con yield attorno al 4,5%. Per gli extralunghi si ripropone ancora una volta l’alternativa di collocarsi o sul T-Bond 2,25% Ag49 (Isin US912810SJ88), con ask sui 69-70 Usd e rendimento 4,2%, oppure sul 2% Fb50 (Isin US912810SL35), con ask sui 65,5 Usd e yield al 4,2%.
I numeri dimostrano come la curva dei Treasuries sia del tutto anomala nella sua attuale orizzontalità, costituendo il motivo appunto della costruzione di un “Barbell”. Con quali obiettivi temporali? Al momento potrebbe corrispondere alle due scadenze dei T-Note, il che eviterebbe oneri per i corti di vendite anticipate. Naturalmente si pone il problema di cosa si farà appunto nel 2023-2024, in presenza del loro rimborso? Troppo presto per dirlo, poiché è probabile che la “yield curve” Usa subirà nette evoluzioni nel corso dei prossimi due anni. Per ora la situazione è evidente ma per il futuro ogni previsione sarebbe azzardata.
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