Bond oggi: quei brutti segnali che vengono dalla liquidità dei mercati
Lorenzo Raffo
3 ottobre 2022
Il funzionamento degli scambi si sta deteriorando, soprattutto negli Usa. Il perché di questa situazione, che deve consigliare prudenza ai piccoli e medi investitori.
Un senso di panico si è impossessato del mercato obbligazionario negli ultimi giorni. Certamente a rendere la situazione più complessa ci si è messa la Bank of England, annunciando riacquisti di debito pubblico a lungo termine su qualsiasi scala necessaria per «ripristinare il funzionamento ordinato degli scambi di titoli di Stato». Anche sul fronte dei Treasuries Usa si ravvisano inefficienze. Colpiscono soprattutto la parte lunga del debito di fronte a una curva che da piatta si sta trasformando in declinante. Il trentennale al 3,7% contro il semestrale al 3,9% non fa certo credere che il quadro economico sia solido come la Fed vuol far credere.
Attenzione all’indice
Uno specifico indice di Bloomberg ideato per valutare la liquidità o meglio l’illiquidità del settore obbligazionario è salito alle stelle negli ultimi giorni, a livelli poco inferiori rispetto a quelli raggiunti durante il picco della pandemia nel marzo 2020. Innegabilmente l’inasprimento monetario della Fed una parte di colpa ce l’ha, poiché avrebbe poco senso collocarsi oggi sui Treasuries di fronte a una Banca centrale che annuncia ulteriori rialzi dei tassi e a un’inflazione in netta tenuta. Il surriscaldamento degli indicatori di andamento dei prezzi non porta di certo a sperare in una loro veloce correzione, mentre le preoccupazioni geopolitiche vanno alle stelle.
Occasioni perse?
In questo contesto ci sono formidabili opportunità in termini di quotazioni ma l’incertezza convince perfino gli istituzionali a essere prudenti. Chi segue giorno per giorno l’evoluzione dei prezzi si sorprende per esempio a notare come l’indice Ice BofA Usd High Yield Index sia tornato a un rendimento del 9,5%, poco sotto i massimi del 2020, allora al culmine delle tensioni per l’entrata in scena del Covid. È su una resistenza molto importante, superata di brutto soltanto del 2008-2009. Proprio alla crisi Lehman si rifanno i timori di una sbandata, sebbene allora le Banche centrali avessero dimostrato inerzia nel reagire, al contrario di quanto avvenuto almeno in Gran Bretagna negli ultimi giorni.
Lo avvalora l’Etf iShares Core Uk Gilts Gbp (Isin IE00B1FZSB30), quotato anche su Borsa Italiana. Il movimento ribassista iniziato ad agosto è stato violento, benché nella fase iniziale attribuibile alle tensioni sui tassi. Negli ultimi giorni si è assistito invece a un vero e proprio “sell-off”, iniziato mercoledì 21 settembre, ma interrotto martedì 27 con un rimbalzo che anche oggi è proseguito nelle prime battute di seduta.
Meglio gli ETF
Negli Usa si parla di un mercato dei Treasuries disfunzionale, in altre parole anomalo. Molti analisti ritengono che la situazione sia effettivamente atipica ma non tale da bloccarsi. Avverrà anche oltre Oceano un intervento altrettanto veloce quanto quello della Bank of England per ripristinare le regole degli scambi? C’è che credi che la preoccupazione maggiore resti sempre l’inflazione e che quindi la Fed non interromperà le vendite di T-Notes avviate a inizio anno.
Era inevitabile che i mercati passassero in poco tempo da una situazione in cui la liquidità immessa dalla Banca centrale Usa abbondava (120 miliardi di acquisti di titoli al mese fino a ottobre) a una in cui si vendono Treasuries per ridurre l’enorme portafoglio (8,8 trilioni di dollari) costruito negli ultimi dieci anni. Tutti ne erano coscienti e quindi ciò che sta avvenendo preoccupa forse meno in confronto a quanto certi segnali giustificherebbero. Al piccolo e medio investitore in questo contesto non resta che scegliere la strada degli Etf se vuole centrare il bersaglio di prezzi allettanti. Anche loro potrebbero soffrire di minore liquidità ma se ciò avvenisse si manifesterebbe di nuovo realmente una situazione alla Lehman.
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