Bond oggi: Us Treasuries, le occasioni post Fed. Btp Italia, meglio i Cct o i Futura?
Lorenzo Raffo
3 novembre 2022
Movimenti molto veloci ieri a Wall Street e altrettanto nervosismo oggi sul Mot. “Inflation” nazionali al limite nei rendimenti? Venderli? Le alternative possibili ma con moderazione.
Rapide oscillazioni ieri sera per i titoli di Stato Usa, naturalmente sulle Borse d’oltre Oceano. Il motivo è ovvio: le parole del presidente della Fed, Jerome Powell, hanno determinato rialzi e ribassi dei rendimenti, soprattutto sulla parte corta e su quella molto lunga dei Treasuries.
Il 2 anni è declinato subito dopo il prologo dello “statement”, con le asserzioni apparentemente colomba del Fomc, per rimbalzare al 4,63% in presenza delle dichiarazioni falco di un passo di marcia ancora veloce di rialzi dei tassi nei prossimi mesi espresse da Powell. Il 30 anni è schizzato invece all’insù sino al 4,17%, poco sotto i massimi di fine ottobre. Per chi investe ciò significa due cose: conferma di una volatilità ancora violenta (e non facile da gestire) nonché una curva che si mantiene discendente ma che potrebbe segnare a breve/medio termine un primo rialzo dei rendimenti degli extralunghi. Mai come ora il condizionale è però d’obbligo.
Una certezza allora per chi ci legge? Il 4,75% di yield della scadenza a 1 anno è un’occasione irripetibile. Su questa parte di curva si mette in evidenza sul Mot un titolo a vita residua leggermente più lunga, il T-Note 2% Fr25 (Isin US912828J272), che sotto i 95 Usd (chiusura ieri a 94,55 – ask oggi a 94,36) è un’occasione da cogliere. Appare altrettanto vero che le quotazioni dei trentennali rappresentano sull’altro fronte un’opportunità unica. Il T-Bond 2% 2050 (Isin US912810SL35) ha segnato di recente un minimo a 61,5 Usd contro i 64,5 dell’apertura di oggi sul Mot. Una nuova inversione ribassista sotto i 60, con volumi rilevanti, quasi sempre confermati negli ultimi mesi, rappresenterebbe un ottimo livello di entrata in una prospettiva probabilmente di due anni, quando le quotazioni potrebbero recuperare velocemente. In realtà c’è chi prevede che ciò possa perfino accadere prima.
Btp Italia, se si vendono cosa si compra?
È una domanda ricorrente da parte di piccoli e medi investitori alla ricerca di plusvalenze future: meglio vendere oggi i Btp Italia e comprare dei governativi a tasso fisso? Considerando che molti degli “inflation” indicizzati ai prezzi al consumo italiani sono tornati vicini a 100 e che ora appare probabile una fase recessiva già nel corso del 2023, l’ipotesi di ridurre quanto meno parte di investimenti su questi strumenti ha senso, dopo aver a ogni buon conto incassato le laute cedole in arrivo con il prossimo stacco. Il Btp Italia Ap24 (Isin IT0005174906) ha un rendimento stimato in corso sull’8,1% e quota poco sopra i 101.
Il Btp Italia Mg25 (Isin IT0005410912) si attesta invece al 9,6% con un prezzo sui 101,6. Il rischio che annunci di una politica monetaria aggressiva anche da parte della Bce facciano scendere ulteriormente i prezzi è rilevante. Di qui la scelta di vendere un’intera posizione e di passare immediatamente su dei tassi fissi appare comunque poco idonea, dato il notevole spread di rendimento. Meglio ipotizzare una strategia più progressiva e spalmata anche su altre alternative. Il che può avvenire alleggerendo solo parte di quanto detenuto sui Btp Italia, in presenza logicamente di plusvalenze, e trasferendosi in parte su dei tassi fissi molto lunghi e in parte su Cct e Btp Futura.
Nel caso dei tassi variabili si può ipotizzare uno spostamento sul Cct-Eu Tv Eur6m+0,75% Ot30 (Isin IT0005491250), tornato poco sotto i 97 euro dopo un minimo nell’anno a 93,4 euro. Nel caso degli “step-up” l’opzione preferibile è quella del Btp Futura Nv33 (Isin IT0005466351 – quotazione sui 73 euro) rispetto al più lungo Btp Futura Ap37 (Isin IT0005442097 – quotazione sui 67,5 euro), semplicemente per una “duration” meno elevata e non di poco. L’incertezza infatti sulle evoluzioni dei mercati è totale e gli “switch” sono nella fase in corso preferibili solo con disinvestimenti e successivi reinvestimenti scaglionati nel tempo, nonché in un’ottica di diversificazione degli strumenti in acquisto.
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