Bond oggi – Venezuela, la ristrutturazione del debito (a forte sconto) la fanno i privati
Lorenzo Raffo
17 novembre 2023
Inizia un operatore estero specializzato in Opa al ribasso rispetto alle quotazioni in corso. Conviene aderire? Dipende dai singoli casi.
È già successo varie volte che obbligazioni in default diventassero strumenti per offerte pubbliche di acquisto da parte di operatori che solitamente anticipano successive ristrutturazioni del debito.
Una società nota in tal senso è la svizzera N+V Ag, la quale in passato si è messa in luce con quelle che possiamo definire Opa relative per esempio ai bond di Astaldi, Gaz Capital, SNS Bank e altri. Un’attività di solito molto remunerativa.
Negli ultimi giorni N+V è tornata all’assalto per un’offerta relativa alle obbligazioni Venezuela e Petroleos de Venezuela, anche scadute. In effetti da qualche settimana si è registrato movimento attorno ai bond del Paese sud americano, dopo la decisione del regolatore Usa di allentare i vincoli relativi alla quotazione sul secondario di emissioni appunto di Caracas.
Reazione in Borsa per i bond Venezuela
Immediato l’effetto sul mercato delle quotazioni. Il 7% Mar 2038 in Usd (Isin USP97475AJ95) in poche sedute ha raddoppiato di valore, passando da 10 a 20 Usd, con spread sugli 80-100 pb. Il 9,25% Mag 2028 sempre in Usd (Isin XS0536739617) ha fatto un balzo altrettanto significativo. La casistica potrebbe proseguire ma quanto interessa sta nel fatto che tutto questo è avvenuto sulle piattaforme degli operatori Otc nonché sulle attivissime Borse tedesche di Francoforte, Berlino e Monaco. Nel caso di Piazza Affari (Tlx) le contrattazioni erano state infatti bloccate nel lontano 2019, a seguito di speculazioni effettuate anche dal retail. Si decise così uno stop certamente condivisibile.
Opa al ribasso, anzi al netto ribasso
La lista dei titoli interessati, con i relativi Isin, è presente su alcuni siti attenti a questo tipo di attività, tutti esteri, come Eqs-news.com. Per le quotazioni d’Opa si va logicamente al ribasso e si torna di fatto a quelle pre-ritorno alle contrattazioni sul mercato secondario.
Ha senso aderire?
Non c’è una risposta che valga per tutti. Molto dipende infatti dai prezzi di carico da parte dei singoli investitori, dal peso delle perdite e soprattutto dalle implicazioni fiscali. È evidente inoltre che rispetto a una totale incertezza sulle evoluzioni della ristrutturazione da parte dell’emittente c’è chi potrebbe preferire sanare la ferita rispetto a tempi che si annunciano, almeno al momento, ancora lunghi. Solo chi abbia accesso alle Borse per esempio tedesche avrebbe la possibilità di mediare al ribasso i prezzi di carico, con rischi però elevati e come tale accettabili unicamente da chi abbia esperienza su situazioni di questo tipo.
JP Morgan mette sotto osservazione i Venezuela
Nella complessità del quadro in corso spicca la notizia che JP Morgan ha messo sotto esame i bond venezuelani in un’ottica definita “wait-and-watch” per un’eventuale loro reinserimento negli indici specifici delle obbligazioni emergenti. Gli EMBI di JP Morgan sono il principale punto di riferimento per i titoli di Stato in valuta forte emessi dai Paesi “emerging” e l’aumento del peso del Venezuela ne innescherebbe l’acquisto da parte di vari fondi indicizzati. Un’evoluzione quindi da seguire con attenzione da parte di chi abbia bond di Caracas in portafoglio.
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