EXchange - La dogana semplice

EXchange - La dogana semplice

di Paolo Massari e Lucia Iannuzzi

Brexit: Irlanda, facciamo chiarezza

Nello scenario Brexit, l’Irlanda del Nord rimane un punto controverso. Gli avvenimenti salienti fino ai giorni nostri, facendo chiarezza per chi opera con Gran Bretagna e Irlanda del Nord.

Brexit: Irlanda, facciamo chiarezza

Ci sono due racconti per ogni storia, recita un proverbio irlandese. Se la storia d’Irlanda è affascinante, i racconti che la descrivono sono avvincenti.Aggettivo che, forse, non si adatta altrettanto a quanto accaduto dalla Brexit in poi; in questo caso, potremmo dire avvicinandoci di più alla realtà, “grotteschi”. Al fine di comprendere meglio la situazione ad oggi, esaminiamo con chiarezza i punti salienti della querelle che ha visto protagonisti UK, Irlanda del Nord e Unione Europea, con uno sguardo particolare sulle conseguenze doganali della questione, a beneficio di chi fa scambi commerciali con questi Paesi, o più semplicemente si trova a far transitare merci per questi territori.

Facciamo un salto nel tempo e ricordiamo cosa ha stabilito il Protocollo sull’Irlanda/Irlanda del Nord, allegato all’Accordo di Recesso e voluto a tutela dell’Accordo del Venerdì Santo, siglato a Belfast il 10 aprile 1998:

  • l’Irlanda del Nord fa parte del Regno Unito;
  • l’Irlanda del Nord è parte del territorio doganale del Regno Unito;
  • i cittadini dell’Irlanda del Nord hanno lo status di cittadini unionali;
  • l’Irlanda del Nord applica la normativa doganale unionale;
  • nessun confine terrestre è stabilito tra EIRE e Irlanda del Nord;
  • non sono previsti dazi per gli spostamenti di merci tra il Regno Unito e l’Irlanda del Nord e tra la UE e l’Irlanda del Nord;
  • sono previsti dazi (applicabili nel Regno Unito) per gli spostamenti di merci tra un punto esterno al Regno Unito e alla UE e l’Irlanda del Nord, salvo che la merce sia successivamente destinata alla UE.

Ciò che convinse UK e UE alla sottoscrizione del Protocollo fu il punto che stabiliva che non esistesse alcun confine terrestre tra EIRE e Irlanda del Nord. Un provvedimento Inutile, dal momento che l’Irlanda del Nord continua ad applicare la normativa doganale unionale, considerando di fatto l’esistenza di un confine in mare tra Irlanda del Nord e UK, Paese terzo a tutti gli effetti. Controlli doganali nei porti e negli aeroporti e nessun segnale visibile di divisione sul territorio irlandese.

Ma agli inglesi, che quel Protocollo hanno proposto, questa soluzione non piace: “Northern Ireland Protocol: the way forward” è il titolo del documento che esplicita la nuova visione britannica del problema Irlanda del Nord: nessuna restrizione agli scambi UK-Irlanda del Nord, controlli solo sulle merci destinate al mercato unionale, esautoramento del potere della Corte di giustizia e revisione dei processi decisionali che coinvolgono l’isola.

UK decide di occuparsi “in proprio” della questione irlandese, ma l’Accordo di Recesso, il Protocollo Irlanda/Irlanda del Nord e il Trade and Cooperation Agreement parlano una lingua diversa; e anche la UE non è disposta a subire ricatti.

Minacce e ritorsioni

L’11 marzo 2021 Michael Gove, Ministro dell’Ufficio di Gabinetto di Boris Johnson, annuncia lo slittamento al 2022 dell’esecuzione dei controlli sanitari e fitosanitari e della soppressione di alcune formalità doganali agevolate, ideate per mitigare, in prima battuta, gli effetti della Brexit.

La risposta della UE non si fa attendere: “La Commissione europea ha inviato oggi (15 marzo) al Regno Unito una lettera di costituzione in mora per violazione delle disposizioni sostanziali del protocollo su Irlanda/Irlanda del Nord e dell’obbligo di buona fede previsto dall’accordo di recesso. In questo modo si avvia una procedura formale di infrazione nei confronti del Regno Unito…”.

Il timore unionale è evidente: che l’Irlanda del Nord si trasformi in una sorta di “finestra”, dalla quale far entrare nell’Unione tutti i prodotti che non è vantaggioso far transitare dalla porta principale (per la presenza di contingenti, divieti, misure di salvaguardia, applicazione di dazi antidumping o dazi convenzionali, etc.). Rinviando questi controlli, Uk vuole ottenere che la merce importata senza controllo in Gran Bretagna possa essere trasferita in Irlanda sempre senza controllo, per poi essere immessa sul mercato dell’Unione Europea, di cui l’EIRE fa parte a tutti gli effetti.

Il 14 settembre 2021 il governo inglese pubblica uno Statement, con il quale, ancora una volta in assoluta autonomia e in spregio alle disposizioni del Trade and Cooperation Agreement, rinvia di alcuni mesi, fino a luglio 2022, l’esecuzione dei controlli sulle merci in entrata in UK, con esclusione dei movimenti tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord: “il governo ha deciso che sia cosa giusta che le merci che si spostano dall’isola d’Irlanda direttamente alla Gran Bretagna continuino a farlo sulla base delle disposizioni attualmente in vigore, fino a nuovo avviso; e non saranno, per ora, influenzate dalle modifiche introdotte il 1° gennaio per tutte le altre merci in entrata in UK…”.

Altro strappo, altra reazione “politica” della UE, che si ferma alle minacce.

L’ultima provocazione: nessun controllo tra UK e Irlanda

E veniamo ai giorni nostri. La Camera dei Comuni UK, con 295 voti a favore e 221 contrari, approva un progetto di legge che, di fatto, modifica il Protocollo allegato all’Accordo di Recesso; per il governo inglese si tratta di un provvedimento “sia necessario che legale e non esiste altra opzione per riparare i problemi che l’accordo ha creato”.

Un disegno di legge che consente, in sostanza, di modificare l’architettura dei controlli post-Brexit sui beni inviati dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord, controlli spostati in mare (cioè nei porti e negli aeroporti) per volere di Londra, ma invisi agli unionisti filo-britannici.

Del resto, è di due mesi fa la notizia che vedeva il Ministro degli Esteri Liz Truss quale strenuo sostenitore di un testo di legge che eliminasse la necessità dei controlli tra UK e Irlanda del Nord e sottraesse quest’ultima al rispetto della normativa UE; non in violazione dell’Accordo di Recesso o del Trade and Cooperation Agreement, ma semplicemente quale anticipodelle conclusioni dei negoziati in corso, la cui conclusione però non è all’orizzonte.

L’Unione Europea parla di un progetto illegale, contro il diritto internazionale, ma attende l’approvazione definitiva, prima di intervenire a tutela del mercato unico. Qualora la legge dovesse entrare in vigore, ci si aspettano ancora lettere di messa in mora da parte dell’UE a riprendere un circolo vizioso che di fatto si conclude sempre in un nulla di fatto., Perchè, in fondo, non conviene a nessuno disapplicare il Trade and Cooperation Agreement.

L’Irlanda del Nord assiste, impotente, a una situazione che l’ha trasformata, di fatto, in una “terra di mezzo”, posizione alquanto scomoda e che certo non si merita.

Nel frattempo, tutti gli operatori che operano in Gran Bretagna e in Irlanda del Nord vivono nell’incertezza, spettatori di una partita che non si gioca a Belfast, ma a Londra e Bruxelles. Seguiranno certamente nuovi capitoli di questa storia, che non giova né al mercato né al lavoro di chi si trova tutti i giorni alle prese con import e export da e per quei Paesi. Noi saremo sempre qui, a tentare di fare chiarezza là dove chiarezza non c’è.

Paolo Massari

Customs & International Trade Advisor | Co-fondatore C-TRADE e Overy

Lucia Iannuzzi

Customs & International Trade Advisor | Co-fondatrice C-TRADE e Overy

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