Btp oggi: media intontiti. Annunciato un Btp Italia che non c’è. Facciamo allora il punto sugli altri
Lorenzo Raffo
4 maggio 2022
Magari se ne potesse acquistare uno in emissione a 100! Un confronto fra gli otto quotati. La cui curva dei prezzi è molto piatta.
Capita anche questo ed è forse l’effetto indiretto di un’inflazione torrida. Nelle scorse settimane alcuni media hanno annunciato l’esordio di un nuovo Btp Italia, fornendone le caratteristiche. Peccato solo che non sia mai esistito! Il mercato altrimenti avrebbe partecipato alla grande a un’emissione che sarebbe stata azzeccatissima per il ministero dell’Economia e delle Finanze. In un contesto infatti di costo della vita alle stelle i piccoli e medi investitori si sarebbero fatti attrarre da un inedito Btp Italia proposto alla pari. Dato però che le prospettive inflattive per il 2023 scenderanno (e non di poco!) lo Stato avrebbe fatto il pieno con un costo medio dell’operazione a scadenza probabilmente inferiore rispetto a quello di alternativi tassi fissi.
Maledettamente subito
È indubbio che la struttura dei Btp Italia risulta più conveniente per chi abbia necessità immediate di cedole, visto che allo stacco di ciascuna viene riconosciuta la rivalutazione del capitale riferita al semestre precedente, consentendo di ottenere una remunerazione sempre allineata all’evoluzione del costo della vita. È l’unico “inflation linked” così strutturato, all’opposto di quelli indicizzati all’Eurozona – come i Btp€i – che reinvestono l’inflazione sul capitale e quindi non la versano con i coupon.
Attenzione però!
Degli otto Btp Italia quotati a Piazza Affari (escludendo il novembre 2022, ormai prossimo al rimborso) quello più lungo sta risentendo dell’effetto presumibile di rialzo tassi in area Bce. L’ottobre 2027 (Isin IT0005388175 – cedola annua 0,65%) ha infatti violentemente corretto da inizio marzo, scendendo da un massimo di 109,77 euro ai 105,25 dell’apertura della seduta odierna (4 maggio). Il rendimento lordo al 5,7% si scontra con una “duration” (sensibilità ai tassi) di 3,3, mentre il 2025 (Isin IT0005410912) ha un rendimento sul 5,1% con una “duration” ben più limitata di 1,9. È pur vero che quota sui 107,3 euro, il che deriva da una cedola base dell’1,4%.
Ah.. il prezzo giusto!
In realtà la curva delle quotazioni è molto piatta, visto che quasi tutte si muovono dai 104,5 ai 105,2 euro, con la sola eccezione del già citato 2025, situato sopra. Purtroppo si è lontani dai 100 di collocamento. Ciò fa sì che oggi non convenga vendere i Btp Italia se messi in portafoglio appunto all’esordio, considerando anche il premio fedeltà previsto alla scadenza, che in molti casi si avvicina. Eppure i Btp Italia sembravano fino all’anno scorso dei titoli di Stato poco remunerativi, superati alla grande dai Btp€i, indicizzati alla già allora più elevata inflazione europea. Nella fase in corso i primi si confermano un ottimo strumento difensivo anche per altri due fattori:
- proteggono pure in caso di deflazione
- con cedole attualmente elevate soddisfano sia chi abbia necessità di rendimenti da incassare sia di chi invece le accumuli in conto capitale.
Che fare?
Per i secondi la domanda più frequente sta proprio nel dove ricollocare quanto incassato. Una soluzione appare quella del Btp€i 0,15% 2051 (Isin IT0005436701), che in apertura odierna si trattava a 84,6 euro ma che si caratterizza per un’elevata volatilità. Scegliere l’inflazione europea rispetto all’italiana è ancora una volta preferibile, poiché nel lungo termine destinata – così come d’altra parte successo finora – a sovrastare quella di casa nostra, anche se il suo trend dovesse diventare ribassista, come è probabile.
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