Condono 2025, ci sarà la sanatoria fino al 2018?

Nadia Pascale

23/09/2024

Il condono 2025 previsto nel decreto Omnibus potrebbe saltare a causa dei rilievi dei tecnici. Maggioranza al lavoro per riscrivere la norma e superare gli elementi di incostituzionalità.

Condono 2025, ci sarà la sanatoria fino al 2018?

Dopo la proposta di un nuovo condono 2025 per le entrate non dichiarate, spuntano i primi dubbi di incostituzionalità e sono in molti a chiedersi se ci sarà la sanatoria retroattiva fino al 2018.

Mentre ancora si è alle prese con la rottamazione quater, nella fase di conversione del decreto Omnibus è spuntato l’emendamento per correggere le irregolarità fiscali fino al 2018, ma la strada sembra in salita, infatti, sono stati sollevati dubbi di incostituzionalità.

Ecco perché il condono fiscale 2025 rischia di morire ancora prima di nascere.

Condono 2025, ecco cosa dice l’emendamento proposto

La parola d’ordine di questi giorni è “far aderire il più elevato numero possibile di contribuenti al concordato preventivo biennale”. Per raggiungere questo obiettivo si tentano molteplici strade, tra queste la strada del condono per i redditi non dichiarati dal 2018 al 2023.
Per chi aderisce, vi sarebbe la possibilità di evitare i controlli su tali anni di imposta e pagare una piccolissima somma per sanare le “dimenticanze” cioè i redditi non dichiarati, le operazioni non fatturate.

In base all’emendamento al decreto Omnibus presentato, ai contribuenti che decidono di aderire al concordato preventivo biennale entro il 31 ottobre 2024 viene offerta la possibilità di evitare controlli fiscali per gli anni di imposta precedenti e sanare i debiti pregressi con il versamento di un’imposta sostitutiva sull’incremento del reddito dichiarato, parametrata al proprio livello di affidabilità fiscale.

L’emendamento è firmato da Fausto Orsomarso (FdI), Massimo Garavaglia (Lega) e Dario Damiani (FI).
Si ipotizza, su una percentuale del reddito non dichiarato negli anni dal 2018 al 2023, l’applicazione di una flat tax con aliquota dal 10% al 15%.

In base a quanto trapela, il meccanismo potrebbe basarsi su un calcolo della base imponibile costituita da una percentuale sulla differenza tra il reddito già dichiarato e l’incremento svelato ex post in base a quanto il contribuente avrebbe dovuto dichiarare per avere un punteggio Isa affidabile.
Per i soggetti che aderiscono al condono 2025, resta fermo l’obbligo di versare l’importo minimo di 1.000 euro per ogni annualità oggetto dell’opzione.

Gli importi, in base a quanto stabilito, possono essere versati in unica rata entro il 31 marzo 2025, oppure attraverso un piano rateale.

Perché il condono fiscale 2025 è incostituzionale?

Fin da subito le opposizioni hanno sollevato dubbi, infatti si ipotizza una differenza di trattamento eccessiva rispetto ai contribuenti non titolari di partita Iva, in particolare lavoratori dipendenti.

Le polemiche sono poi state trasformate in atti, infatti, i tecnici che analizzano le norme, hanno sottolineato che ci sono due diversi profili che ostacolano questa sanatoria.

Sotto un primo profilo si deve ricordare che la normativa dell’Unione Europea vieta sanatorie sull’Iva, imposta sul valore aggiunto, e questa è considerata un’imposta comunitaria.

Il secondo profilo è tutto interno, infatti si ritiene la norma incostituzionale in quanto si tratterebbe del primo caso in cui una sanatoria fiscale viene applicata solo a una parte dei contribuenti, cioè solo ai titolari di partita Iva. Si crea in questo modo disparità di trattamento.

Detto ciò, non tutte le speranze di un condono 2025 sono perse perché la maggioranza ha già dichiarato che è al lavoro per superare tali criticità.

L’emendamento, dopo le critiche sollevate, è stato modificato, in particolare sono stati ridotti i periodi di imposta per i quali è possibile avvalersi della sanatoria, definita un vero e proprio condono dall’opposizione.

Gli stessi vanno dal 2018 al 2022, escluso quindi il 2023, che potrà essere sottoposto a controlli. Questa modifica apportata non va però a incidere sui rilievi di incostituzionalità sollevati. Proprio per questo, per conoscere la sorte dell’emendamento, sarà necessario attendere almeno il vaglio in Commissione.

Le entrate fiscali di tale condono dovrebbero essere usate per il taglio dell’Irpef per i redditi compresi tra 30.000 e 60.000 euro.

Ricordiamo che il decreto deve essere convertito in legge entro l’8 ottobre 2024.

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