eSports in Italia: il punto con Luigi Caputo di OIES
Pasquale Borriello
23 marzo 2021
Intervista a Luigi Caputo, co-founder di OIES (Osservatorio Italiano eSports) per capire insieme a lui le prospettive di questo nuovo settore.
Ho avuto il piacere di conoscere Luigi Caputo, co-founder di OIES e di Sport Digital House (società di marketing sportivo) assieme a Enrico Gelfi, nell’estate del 2020.
L’Osservatorio Italiano ESports (OIES) era appena nato e decisi di salire a bordo (come Arkage) per contribuire a fare sistema in questo nuovo “mercato”, balzato agli onori delle cronache durante il primo lockdown. A quasi un anno di distanza, ho intervistato Luigi per parlare dello stato degli eSports in Italia oggi, di cosa è cambiato nell’ultimo anno e nelle prospettive del futuro.
Ciao Luigi, vuoi raccontare ai lettori di Money.it cos’è l’OIES?
Certo! L’Osservatorio Italiano ESports nasce come progetto B2B all’interno del nuovo mercato degli esports: il nostro obiettivo è posizionarci come un ente super partes. Siamo nati nell’Aprile 2020 e ad oggi contiamo più di 80 membri. Vogliamo innanzitutto portare al mercato dati, ricerche e attività di monitoraggio degli eSports in Italia che prima del nostro arrivo non esistevano. Oggi diffondiamo almeno una ricerca ogni 3 mesi su temi di business molto specifici. E poi non vogliamo proporci come consulenti ma fornire un luogo d’incontro per tutti team eSports, agenzie, aziende, club di calcio che si muovono in questo scenario.
Come è nata l’idea di un Osservatorio? Vuoi ripercorrere le tappe che vi hanno portato fin qui?
Con il primo lockdown tutto lo sport in Italia si è fermato e noi che lavoriamo nel mondo dello sport ci siamo trovati bloccati e impossibilitati a lavorare con i nostri clienti (atleti, professionisti del mondo dello sport, società sportive). A quel punto abbiamo cercato di immaginare il futuro dopo la pandemia ed abbiamo tirato fuori dal cassetto quest’idea dell’Osservatorio. Lavorando infatti con il team Exeed (uno dei principali team di esports in Italia N.d.R.) ci eravamo già accorti che in Italia il mondo eSports era un terreno vergine senza entità di riferimento per quanto riguarda il business e il marketing. Infatti la grande esigenza delle aziende era quella di conoscere meglio il mondo esports per valutare potenziali investimenti e orientarsi tra tutti i protagonisti del mercato a loro ancora quasi sconosciuto.
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Qual è la mission dell’Osservatorio?
Fin dal primo è stata quella di portare professionalizzazione e competenze di business e marketing all’interno dei questo mondo. In Italia abbiamo tante eccellenze, soprattutto player e team, ma non siamo particolarmente organizzati né propositivi nei confronti delle aziende. Da subito volevamo diventare un catalizzatore di attenzione per attirare investimenti sugli eSports.
Cosa avete in serbo per il futuro?
I risultati sono ben al di sopra delle aspettative. Nell’OIES ci sono già tutti i player principali a livello italiano e ci stiamo dotando di nuovi asset proprietari: innanzitutto la formazione, con un percorso di Masterclass (Advanced eSports Program) che vuole «creare» le nuove professionalità dell’eSport. E poi l’aspetto consulenziale: abbiamo creato OIES Consulting che fa tesoro sia delle competenze interne sia del network che abbiamo creato, per dare alle aziende un valore a 360°.
Questo approccio a rete non ti ricorda un po’ quello dei grandi consorzi del Made in Italy? Non pensi possa essere la peculiarità e la forza del mondo eSports in Italia?
L’ispirazione nasce proprio da lì: l’universo eSport italiano è super frammentato con tanti piccoli player che fanno fatica a collaborare. Secondo noi continuando in questo modo non si produrrebbero grandi risultati e quindi il nostro ruolo è proprio quello di fare sistema. Non abbiamo ancora visto in altri Paesi europei un’entità simile alla nostra, infatti all’estero ci stanno «studiando» con attenzione e cercano collaborazioni perché hanno intuito la potenzialità di questo approccio.
Dall’alto dalla tua posizione privilegiata, che consiglio daresti ad un’azienda che sta guardando al mondo eSports?
In una fase iniziale le aziende hanno considerato gli eSports dal punto di vista strettamente competitivo, magari organizzando o sponsorizzando tornei. Ora però possiamo affermare che gli eSports siano un fenomeno culturale che porta ad una nuova socialità. La maggior parte delle persone invece gioca per incontrare persone con gli stessi interessi, con le stesse passioni. Guardando in questo modo al gaming, le aziende possono raggiungere un’audience enorme. Dalla nostra ultima ricerca con YouGov parliamo di almeno 6 milioni di persone in Italia, di tutte le generazioni.
Grazie Luigi, ci hai fornito davvero un punto di vista unico e prezioso che sono sicuro i nostri lettori apprezzeranno. Ci vediamo ai prossimi appuntamenti dell’Osservatorio!
Certamente! Grazie a te e a Money.it.
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CEO di Arkage, tra le prime agenzie di comunicazione in Italia a credere negli esports come piattaforma di comunicazione e membro dell’Osservatorio Italiano Esports.
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