EXchange - La dogana semplice

EXchange - La dogana semplice

di Paolo Massari e Lucia Iannuzzi

Esportazione: un nuovo modello aziendale

Esportare è diventata una necessità per le aziende, che merita consapevolezza. Sfatiamo insieme i falsi miti più comuni e cerchiamo di capirne più.

Esportazione: un nuovo modello aziendale

Il mercato è un luogo appartato dove gli uomini possono ingannarsi l’un l’altro”. Sarà stato cinico Diogene, ma le sue parole sfidano il tempo.

E gli uomini continuano a ingannarsi sui mercati, ora globali, ora regionali, ora nazionali. Esportando, ad esempio.Da dati Istat, nel primo trimestre 2022, rispetto al trimestre precedente, l’export è cresciuto del 7,5%; l’aumento, generalizzato, è stato più sostenuto per i beni intermedi (+8,9%), i beni di consumo non durevoli (+8,2%) e i beni strumentali (+6,8%).

A marzo 2022, l’export è cresciuto su base annua del 22,1%, con un aumento esteso a tutti i settori e particolarmente accentuato per energia (+47,9%) e beni di consumo non durevoli (+28,0%).

Ma verso quali Paesi? Sempre a marzo, sono stati rilevati aumenti su base annua verso quasi tutti i principali Paesi partner extra Ue27, in particolare Stati Uniti (+40,1%), Giappone (+40,0%) e Paesi Opec (+38,9%). Le vendite verso la Russia, ovviamente, sono risultate in forte calo (-50,9%).

Se l’esportazione, fino a qualche decennio fa era un privilegio delle aziende in grado di poter godere di organizzazione, contatti e capitali, si è trasformata in una scelta (opportunità, investimenti, diversificazione del mercato), fino a diventare, oggi, indispensabile per stare sul mercato. L’asfissia delle vendite nazionali ha portato anche i più piccoli a vendere i propri prodotti all’estero, ma con grande improvvisazione.

Internazionalizzare è un dovere?

Internazionalizzare, nella forma più elementare, vuol dire non avere alcuna unità produttiva nei nuovi mercati. Si tratta del semplice trasferimento del prodotto da commercializzare nel nuovo mondo. L’internazionalizzazione, in realtà, è altro, è un processo di investimento con l’obiettivo di conquistare progressivamente quote di mercato.

Sovente, il concetto di internazionalizzazione viene confuso con quello di delocalizzazione, dimenticando le differenze, in termini di obiettivi e di risorse, che i due processi presentano.

La delocalizzazione presuppone il trasferimento di unità produttive verso mercati emergenti caratterizzati da bassi costi di produzione, con l’obiettivo di ridurre proprio tali costi (sensibilmente maggiori nel mercato del lavoro nazionale) per offrire prodotti a prezzi più concorrenziali sul mercato nazionale, che continua a essere il punto di riferimento.

Come abbiamo visto, invece, l’internazionalizzazione prefigura la conquista di mercati esteri, ampliando il proprio orizzonte dalla sede nazionale a quella internazionale, non con il fine di ridurre i costi di produzione, ma di offrire i propri prodotti a una platea maggiore di potenziali acquirenti.

Bisogna quindi sapere cosa significa esportare prima di improvvisarsi, perché, come si sa: l’improvvisazione genera confusione, la consapevolezza vantaggi duraturi. E la crescita delle esportazioni determina una maggiore consapevolezza.

Export: cos’è e come funziona

A livello doganale, inviare beni comunitari al di fuori del territorio doganale dell’Unione europea; intuitiva la definizione (assai meno problematica di quella parallela di importazione o, nella definizione del legislatore comunitario, di immissione in libera pratica), più complessa e articolata la realizzazione.

La normativa comunitaria, nel corso dell’ultimo decennio, ha sensibilmente innovato le procedure legate al regime dell’esportazione: telematizzazione delle dichiarazioni doganali, dematerializzazione dei documenti, scambio elettronico dei dati tra gli uffici doganali e tra questi ultimi e gli operatori commerciali, rendono la vita assai più semplice agli esportatori e a tutti coloro che operano nel variegato mondo della logistica e della dogana al servizio dell’export nazionale.

Semplificazione, telematizzazione, partnership, tre concetti declinati dal legislatore dell’Unione nel nuovo Codice doganale principi immanenti e fondatori di ogni conseguente applicazione operativa: la dematerializzazione delle dichiarazioni doganali semplifica i rapporti tra e con l’autorità doganale, la partnership dogana/operatori economici aiuta a gestire i flussi di merci in ingresso e in uscita secondo criteri maggiormente razionali e a tutela dei soggetti rispettosi delle regole del commercio internazionale, il tutto semplifica i rapporti e le attività di controllo, riduce l’invasività del momento doganale nella vita delle aziende.

Così (apparentemente) semplice, da determinare in numerose imprese la convinzione di poter gestire direttamente l’attività, internalizzando le procedure non più solo contabili e amministrative, bensì anche dichiarative.

Benefici dell’insourcing dell’attività di export: sono per tutti?

I benefici diretti conseguenti all’insourcing dell’attività di export sono innegabili: ownership del processo doganale, riduzione dei costi - diretta conseguenza della contrazione del numero dei rappresentanti doganali - eliminazione dei rischi Iva legati alla mancata disponibilità delle prove delle avvenute esportazioni: ma non è così per tutti.

Organizzazione delle procedure e disponibilità di risorse non sono beni disponibili per ogni soggetto economico; chi per ultimo si è seduto al tavolo dell’internazionalizzazione ancora fatica a gestire in proprio i processi logistici e doganali.
Chi si trova in questa situazione, a oggi, il più delle volte devolvere in toto l’attività al trasportatore o al rappresentante doganale (spedizioniere doganale) di fiducia. A un costo variabile, maggiormente controllabile e meno impattante sull’economia aziendale non sempre corrisponde una correlata e corretta gestione del rischio doganale. Esternalizzare comporta necessariamente delle scelte; anche nella selezione dei partners.

Le quali, se consapevoli, rientrano nell’ambito di una sana gestione d’impresa; è la scarsa o assente consapevolezza, al contrario, a generare mostri.

Il ruolo del legislatore

Le aziende continuano a essere oggetto delle attenzioni del legislatore dell’Unione: lo sono nel Codice doganale, che le eleva al rango di interlocutore privilegiato dell’autorità doganale, destinatarie di benefici e agevolazioni quali mai in precedenza, in cambio di una compliance sempre più necessaria nell’agone internazionale.

E lo sono anche nella legislazione sui beni a duplice uso, chiamate a vergare nei programmi interni di conformità un impegno programmatico e ufficiale di definizione delle politiche di controllo delle proprie operazioni di esportazione: la consacrazione dell’export control.

L’export compliance non è una materia da sottovalutare, ma da conoscere bene per fare in modo che diventi motore di crescita per l’azienda.

Ne parliamo in modo più approfondito nella 2° puntata di Oltre i confini, il primo podcast che spiega la dogana in modo semplice. Insieme alla reporter di SkyTg24 e podcaster Mariangela Pira, esperta in affari internazionali e geopolitica, parliamo di internazionalizzazione delle imprese, entrando più addentro alle questioni procedurali e logistiche. Puoi ascoltarlo cliccando su play nella barra qui in basso.

Paolo Massari

Customs & International Trade Advisor | Co-fondatore C-TRADE e Overy

Lucia Iannuzzi

Customs & International Trade Advisor | Co-fondatrice C-TRADE e Overy

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