EXchange - La dogana semplice

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di Paolo Massari e Lucia Iannuzzi

Gestione del rischio doganale: come la partnership customs-business può aiutare

Tra i rischi per un’azienda c’è anche quello doganale, ecco come la partnership tra dogana e azienda può aiutare a prevenire i rischi e fare saving.

Gestione del rischio doganale: come la partnership customs-business può aiutare

Le aziende sono chiamate a gestire innumerevoli rischi, tra cui anche quello doganale. Ecco perché gestire correttamente il rischio doganale è importante e in che modo la partnership tra dogana e aziende può aiutare a prevenire i rischi e a fare saving.

Un rischio aziendale d’impresa può essere definito come l’insieme dei possibili effetti positivi (opportunità - upside risk) e negativi (minacce - downside risk) di un evento inaspettato sulla situazione economica, finanziaria, patrimoniale e sull’immagine dell’impresa.

Quindi, il rischio aziendale non contempla solo aspetti negativi, ma anche positivi. Valutare un rischio significa individuare le probabilità delle sue possibili manifestazioni e gli effetti sull’impresa. Tali effetti possono essere, per esempio, classificati in: effetti economico-finanziari, effetti sull’immagine ed effetti relativi a sanzioni penali, civili e amministrative.

Per valutare i rischi possono essere utilizzate tre tipologie di tecniche: qualitative, semi-quantitative e quantitative. Anche le modalità di gestione del rischio possono assumere forme diverse:

  • non assunzione: rinuncia ad assumere un determinato rischio;
  • prevenzione: influenza sulla probabilità degli scenari sfavorevoli (riduzione) e favorevoli (incremento);
  • protezione: riduzione delle perdite negli scenari più sfavorevoli;
  • assicurazione: assunzione di una copertura assicurativa che trasferisca il rischio ad altri soggetti;
  • ritenzione: assunzione di un rischio senza adottare alcuna esplicita misura di gestione dello stesso.

Gestire correttamente i rischi, in alcuni casi anche prevenendoli, favorisce il raggiungimento degli scopi aziendali, il miglioramento delle performance, l’ottimizzazione dei costi di gestione del rischio e l’acquisizione di un vantaggio competitivo.

Come l’Agenzia delle Dogane identifica il rischio

Anche l’Agenzia ADM, similmente a qualsiasi realtà aziendale, è chiamata a gestire il rischio. Il rischio è definito dal Codice doganale dell’Unione come “la probabilità che si verifichi un evento, e il suo eventuale impatto, in relazione all’entrata, all’uscita, al transito, alla circolazione o all’uso finale di merci circolanti tra il territorio doganale dell’Unione e Paesi o territori non facenti parte di tale territorio o in relazione alla presenza nel territorio doganale dell’Unione di merci non unionali”.

Per l’ADM dunque rischio è tutto ciò che impedisca la corretta applicazione di misure unionali o nazionali; comprometta gli interessi finanziari dell’Unione e dei suoi Stati membri; costituisca una minaccia per la sicurezza dell’Unione e dei suoi residenti, per la salute umana, animale o vegetale, per l’ambiente o per i consumatori.

E se per gestione intendiamo la sistematica identificazione del rischio, anche attraverso controlli casuali, e l’attuazione di tutte le misure necessarie per limitare l’esposizione ai rischi, dobbiamo desumere che all’amministrazione non sia consentito rinunciare ad assumere un rischio, anzi.

I controlli costituiscono la misura scelta dall’autorità doganale per rispondere all’individuazione del rischio: controlli definiti dal Codice come “atti specifici espletati dall’autorità doganale ai fini della corretta applicazione della legislazione doganale e delle altre legislazioni che disciplinano l’entrata, l’uscita, il transito, la circolazione, il deposito e l’uso finale di merci in circolazione tra il territorio doganale dell’Unione e i Paesi o territori non facenti parte di tale territorio, nonché la presenza e la circolazione nel territorio doganale dell’Unione delle merci non unionali e delle merci in regime di uso finale”.

Dei criteri che presiedono l’analisi dei rischi dell’amministrazione doganale; delle forme assunte dalla gestione del rischio; delle tipologie di controlli, specifici per ciascun profilo di rischio attualizzato riscontrato in sede di analisi; di tutto questo parliamo ampiamente nella quinta puntata del podcast “Oltre i confini” che si intitola «Import: rischi, sanzioni e come evitarle» e che potete ascoltare sempre cliccando su Play nel box in fondo a questa pagina. Nella puntata del podcast, tra gli altri modi per scongiurare i rischi doganali abbiamo fatto cenno alla partnership dogana e aziende, di cui davvero in pochi sono a conoscenza. Ma di cosa si tratta più nello specifico?

L’importanza della Customs-business partnership per la prevenzione dei rischi

Il coinvolgimento dogana-impresa è un elemento fondamentale di un sistema di buona governance, che aiuta a garantire che la legislazione, i regolamenti e le politiche siano informate da una diversità di punti di vista e rispondano, nella massima misura possibile, alle esigenze condivise.

La consultazione e la discussione regolari tra le dogane e le imprese contribuisce a ridurre contrasti e avversioni e offre agli operatori e ai funzionari l’opportunità di discutere gli approcci più efficienti ed efficaci per raggiungere gli obiettivi normativi.
L’instaurazione di un regolare processo di dialogo e consultazione è, di solito, il primo passo e un prerequisito per stabilire una partnership tangibile tra le amministrazioni doganali e le imprese.

Nella costruzione della WCO lo sviluppo di una partnership tra dogana e imprese attraverso un meccanismo formale di consultazione e impegno regolari, sostiene la coerenza, l’armonizzazione, la trasparenza, la prevedibilità, l’equità, l’automazione e l’efficienza nei processi doganali e aziendali; distribuisce le responsabilità e rappresenta un’opportunità per entrambe le parti di tenere uno scambio aperto, discutere idee in modo collaborativo, fornire feedback, superare le sfide delle nuove politiche commerciali e individuare possibili carenze.

Un meccanismo di collaborazione formale, infatti, porta a una semplificazione dei controlli più appropriati, contribuendo a raggiungere obiettivi condivisi di spedizioni sicure, gestite in modo coerente, prevedibile, rapido, efficiente ed economico.
Utopia? Forse no.

Certo, prima occorre creare una cultura doganale nelle imprese e una cultura aziendale nelle dogane; promuovere un senso di appartenenza; sviluppare un approccio alla risoluzione dei problemi attraverso un feedback dinamico; assicurare una rappresentanza diversificata ed efficace, in particolare delle PMI; apportare capacità, competenze e risorse e sviluppare metriche di misurazione dei progressi e del miglioramento.

Come abbiamo già detto nel primo articolo di questo blog e non ci stancheremo mai di ripetere, ciò che può fare un’azienda sopra ogni cosa per ridurre i rischi al minimo e ottenere la più proficua collaborazione dalla dogana è Pianificare.

Intendendo l’attività di pianificazione doganale quale esame dell’asset esistente della catena di approvvigionamento dell’impresa insieme a consulenti specializzati, comprese le esigenze di natura logistica e la ricerca di possibili soluzioni, di natura sia logistica, sia doganale, le quali, nel rispetto della normativa e delle regole internazionali che disciplinano tali attività, possano garantire un saving sia in termini economici, sia in relazione alle tempistiche e alle modalità di approvvigionamento.
Approfondisci ascoltando la 5° puntata del podcast Oltre i confini e non esitare a scriverci se vuoi entrare più addentro a questo argomento.

Paolo Massari

Customs & International Trade Advisor | Co-fondatore C-TRADE e Overy

Lucia Iannuzzi

Customs & International Trade Advisor | Co-fondatrice C-TRADE e Overy

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