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di Jacopo Paoletti

Lo Stato delle startup in Italia. Dalla nuova Legge Centemero al DDL Concorrenza 2024

Jacopo Paoletti

29 novembre 2024

Negli ultimi decenni, le startup sono emerse come il motore dell’innovazione globale, capaci di ridefinire mercati e modelli di business.

Lo Stato delle startup in Italia. Dalla nuova Legge Centemero al DDL Concorrenza 2024

Nel 2024, l’Italia ha compiuto un passo significativo verso il rafforzamento del proprio ecosistema con due provvedimenti legislativi chiave: la Legge Centemero 2024 (in qualche modo una riedizione ridotta della PdL Centemero-Mor-Carabetta, bocciata nella scorsa legislatura, va detto per onestà) e l’emendamento al DDL Concorrenza 2024.

La portata delle riforme è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra attori pubblici, privati e istituzionali, con l’obiettivo di rendere l’Italia più competitiva in un contesto globale sempre più dinamico.

Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy del Governo di Giorgia Meloni, ha giocato un ruolo centrale nella promozione di entrambe le normative, collaborando con le commissioni parlamentari e coinvolgendo attivamente le parti sociali. Hanno partecipato a vario titolo, in verità con livelli diversi di coinvolgimento, anche InnovUp, associazione rappresentativa dell’ecosistema innovazione in Italia., AIFI che ha fornito contributi tecnici durante le audizioni parlamentari e Italian Tech Alliance che ha sostenuto la necessità di incentivi fiscali e agevolazioni agli investimenti, oltre chiaramente a Cassa Depositi e Prestiti, attiva nella gestione di fondi per l’innovazione con CDP Venture Capital SGR, che ha da sempre collaborato con ogni Governo per migliorare il supporto finanziario alle startup.

“La revisione del perimetro normativo prodotta dal maxiemendamento di Governo alla Legge sulla Concorrenza, approvata dal Parlamento, rappresenta un primo vero momento di rottura con l’impianto dello Startup Act del 2012 di Corrado Passera.”

Ha confermato Gianmarco Carnovale, Presidente Roma Startup e Associazione Tech Founders Italiani.

“Nel decennio passato si erano sovrapposte molte stratificazioni normative incoerenti e talvolta distorsive, che hanno veicolato messaggi confusi e scollegati dalle buone pratiche delle startup e del venture business globale, con effetti di disvalore sia nella tutela del risparmio che nella perdita di opportunità per la competitività industriale italiana. Questa revisione, voluta dal Ministro Urso, attua un forte correttivo che non fa che rimetterci in carreggiata rispetto ad un modello che molte nazioni hanno adottato e che lo stesso Rapporto Draghi ha caldeggiato verso l’Unione Europea. Si può dire che l’Italia, con questa iniziativa, in termini di policy pro-competitiva segnali di ambire ad un posto da prima della classe. A mio avviso saranno necessari alcuni ulteriori aggiustamenti e semplificazioni, ma il segnale è notevolissimo.”

Ad ogni modo questi interventi segnano un nuovo capitolo per il Paese, ma pongono inevitabilmente una domanda: possono davvero competere con le strategie di altre potenze occidentali globali come Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania?

Un nuovo corso normativo per l’Italia

Il nuovo quadro normativo ha introdotto un mix di misure pensate per rendere l’Italia un ambiente più favorevole alle startup. Tra le principali innovazioni:

  • Estensione dello status di startup innovativa: le imprese potranno mantenere tale qualifica fino a nove anni (potenzialmente, se si superano le verifiche intermedie, rispetto ai tre precedenti), a condizione di soddisfare criteri rigorosi, come un incremento delle spese in ricerca e sviluppo o l’ottenimento di brevetti.
  • Sgravi fiscali aumentati: le detrazioni per gli investitori in startup innovative possono raggiungere il 65% degli importi investiti, un dato competitivo nel contesto europeo.
  • Collaborazioni pubblico-private: si incentivano contratti di sperimentazione tra startup e Pubbliche Amministrazioni, con l’obiettivo di favorire l’adozione di soluzioni tecnologiche all’avanguardia.

Inoltre è stato introdotto un elemento che si potrebbe definire rivoluzionario per il nostro ecosistema: l’obbligo per i fondi pensione di destinare almeno il 5% del loro portafoglio a investimenti in startup e PMI innovative. Questo rappresenta una novità dirompente nel panorama europeo, sfruttando il risparmio previdenziale per alimentare l’innovazione.

“Il lavoro iniziato nel 2018 e portato avanti insieme alle Associazioni di categoria, ai vertici di CDP Venture Capital e a parlamentari di vari schieramenti sta portando a un rinnovamento necessario del quadro normativo relativo a startup e venture capital.”

Ha affermato l’On. Giulio Centemero, deputato della Lega e capogruppo in Commissione Finanze.

“Proprio pochi giorni fa è entrata in vigore la PdL Startup a mia prima firma (NdR: conosciuta appunto come nuova Legge Centemero 2024) che punta a rendere più efficienti gli incentivi fiscali, a semplificare la compliance per costituire fondi di VC e a costruire il primo fondo di fondi pubblico-privato in Italia per capitalizzare le PMI e vivacizzare il Mercato dei Capitali. Ieri inoltre è stato approvato un emendamento dei relatori al DDL Concorrenza che aggiunge altri pezzi al mosaico che stiamo componendo; di particolare importanza il fatto che con la modifica introdotta nel Ddl Concorrenza, i fondi pensione, per poter mantenere le esenzioni fiscali attualmente previste, dovranno investire in Fondi per il venture capital almeno il 5% degli investimenti qualificati dell’anno precedente, quota che dovrà salire al 10% a partire dal 2026. Dobbiamo continuare a perseguire ulteriori obiettivi ma stiamo cominciando a cogliere i frutti del lavoro svolto in questi anni che, in combinato disposto con misure quali la legge capitali e il fondo di fondi, mira a completare il ciclo dell’equity a servizio della crescita.”

Non mancano ovviamente le puntualizzazioni a livello politico:

“Faccio i complimenti al mio collega Centemero. A differenza del suo Governo - come abbiamo notato nel DDL Concorrenza, dove per distinguere tra startup ‘vere’ e quelle mai nate rischiavano di mietere tante vittime - Giulio capisce e apprezza il mondo delle startup e del venture capital. Spero che la sua PdL abbia l’effetto sperato perché l’Italia ne ha bisogno.”

Ha sottolineato l’On. Giulia Pastorella, candidata Segretario di Azione.

L’Ecosistema italiano a confronto con il resto del mondo

«La cosa più rilevante di questa manovra è quanto convintamente i nostri policy maker hanno voluto dimostrare come il settore del venture capital sia centrale per il nostro paese al pari degli altri ecosistemi più maturi come Francia e UK.»

Ha confermato anche Davide Fioranelli, Founder & GP di Lumen Ventures.

Italia: nel 2023, gli investimenti complessivi in startup italiane sono stati pari a 1,176 miliardi di euro, un calo significativo rispetto all’anno precedente (-37%). Nonostante un lieve rimbalzo nel primo trimestre del 2024, con 443 milioni raccolti in 108 round, il Paese rimane indietro rispetto ai suoi omologhi europei. Gli investimenti pubblici, sebbene in crescita, sono frammentati e spesso limitati da una burocrazia complessa.

Francia: con il programma ’La French Tech’, il governo francese ha mobilitato 5 miliardi di euro in cinque anni, combinando fondi pubblici e privati per sostenere l’innovazione. Nonostante una contrazione del mercato nel 2023 (-48%), la Francia continua a essere un hub cruciale, con 284 incubatori e acceleratori che rafforzano il tessuto imprenditoriale.

Germania: la Germania vanta il High-Tech Gründerfonds, un fondo di venture capital pubblico-privato che ha investito oltre 900 milioni di euro in più di 600 startup dal 2005. Nel 2023, il Paese ha registrato una contrazione degli investimenti in startup del 49%, ma rimane un punto di riferimento per la solidità delle sue politiche di sostegno. La Germania ha recentemente annunciato un piano da 12 miliardi di euro per sostenere le proprie startup entro il 2030.

Spagna: la nuova Legge per le Startup ha introdotto incentivi fiscali significativi, riduzioni burocratiche e agevolazioni per l’assunzione di talenti internazionali. Nel 2024, gli investimenti in startup spagnole hanno raggiunto 1,437 miliardi di dollari, facendo della Spagna un leader emergente nel Sud Europa.

Regno Unito: con 9,9 miliardi di dollari raccolti nella prima metà del 2024, il Regno Unito è il leader europeo per investimenti in startup. Programmi come l’Enterprise Investment Scheme (EIS) e il Seed Enterprise Investment Scheme (SEIS) garantiscono incentivi fiscali ai privati, alimentando un ecosistema imprenditoriale tra i più dinamici al mondo.

Stati Uniti: con 160 miliardi di dollari investiti nel 2023, gli USA restano la culla dell’innovazione globale. L’ecosistema americano beneficia di un mercato dei capitali estremamente maturo, politiche fiscali favorevoli e un supporto governativo attraverso iniziative come l’SBIC Program. Massimiliano Magrini, Founder & Managing Partner di United Ventures, afferma:

“Le proposte sulle startup e sul venture capital contenute nella Legge sulla Concorrenza, in particolare quella che incentiva i fondi pensione italiani a destinare annualmente fino all’1% del loro attivo patrimoniale in venture capital, hanno un potenziale enorme. Queste misure possono sbloccare risorse cruciali per la creazione di nuove imprese tecnologiche. Il venture capital, infatti, non rappresenta solo un’opportunità di rendimento e diversificazione del portafoglio, ma è anche un motore fondamentale di sviluppo economico per il Paese. E grazie alla sua capacità di generare ritorni elevati nel lungo periodo, è una asset class strutturalmente efficiente, in grado di rispondere alle esigenze degli investitori istituzionali. Negli ultimi anni, il mercato del venture capital in Italia ha fatto progressi significativi, diventando più maturo, ma resta ancora relativamente piccolo rispetto ad altri paesi, con un grande bisogno di recuperare terreno. Siamo molto soddisfatti di vedere un intervento deciso per mobilitare capitale pubblico e privato da destinare agli investimenti in startup attraverso fondi di venture capital. Solo così potremo raggiungere la massa critica necessaria per costruire un ecosistema di innovazione competitivo e integrato a livello internazionale.”

Analisi Comparativa

“Accogliamo con favore l’emendamento presentato alla Camera, che ha portato a modifiche che vanno nella direzione di quanto da tempo richiesto e lungamente discusso."

Ha comunque commentato Francesco Cerruti, Direttore Generale di Italian Tech Alliance.

“Ci sono ancora margini per rendere le misure più incisive ed efficaci sia in questo che in altri provvedimenti: perciò continueremo a lavorare con l’obiettivo di contribuire alla crescita dell’ecosistema anche dal punto di vista normativo. Come ci insegna anche il percorso del decreto Concorrenza, le cose possono cambiare molto velocemente. Per questo, l’obiettivo è che vengano accolte le proposte di modifica relative alla Legge di Bilancio, in particolare su quanto previsto in materia di web tax e tetto alle detrazioni. Se confermati nel prosieguo dell’iter legislativo, i passi avanti di oggi possono essere un mattone importante nel percorso di crescita sempre più significativo dell’ecosistema italiano dell’innovazione.”

Il Contesto Europeo

A livello europeo, le startup hanno raccolto 45 miliardi di dollari nel 2024, in lieve calo rispetto ai 47 miliardi del 2023 e ben al di sotto del picco di 101 miliardi del 2021. Questo trend riflette una contrazione degli investimenti, ma segnala anche una potenziale ripresa, con oltre 100 aziende pronte per l’IPO, tra cui fintech britanniche come Revolut e Zopa. Anita Likmeta, Founder & CEO di Exegesis conferma:

“Sostenere le startup innovative attraverso l’impegno dei fondi pensione rappresenta un passo cruciale verso un paradigma economico più evoluto. In un’Europa dove l’innovazione è il motore primario di crescita e occupazione, questa proposta offre l’opportunità di creare un ecosistema proiettato verso il futuro, capace di valorizzare non solo il capitale finanziario, ma soprattutto quello umano e creativo.”

Le startup deeptech, specializzate in intelligenza artificiale, biotecnologie e robotica, hanno attratto il 33% dei finanziamenti totali in Europa nel 2024, evidenziando un focus crescente su tecnologie avanzate.

L’Europa come modello di sviluppo integrato

Secondo il rapporto ’The State of European Tech 2024’, l’Italia ha attratto 1,5 miliardi di euro in investimenti venture capital, mentre la Francia ha superato i 10 miliardi di euro. Nello stesso periodo, gli Stati Uniti hanno registrato investimenti per oltre 150 miliardi di dollari nel settore, sottolineando il divario con l’Europa. Per rafforzare il proprio ecosistema, l’Italia può guardare alle iniziative europee come modello di riferimento. L’Unione Europea, attraverso programmi come Horizon Europe e l’European Innovation Council (EIC), sta investendo in startup con l’obiettivo di creare un mercato unico dell’innovazione. Questi strumenti forniscono finanziamenti diretti, supporto tecnico e accesso a una rete di partner internazionali. Ad esempio:

  • Horizon Europe: questo programma ha destinato oltre 95,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, di cui una parte significativa è riservata a progetti guidati da startup e PMI innovative.
  • European Innovation Council (EIC): con un budget di 10 miliardi di euro, l’EIC supporta startup ad alto potenziale, specialmente nei settori deeptech e green tech, attraverso finanziamenti combinati (equity e grant).

L’Europa, inoltre, sta spingendo verso una maggiore armonizzazione delle regole fiscali e legali per le startup, con l’obiettivo di creare condizioni favorevoli per l’accesso ai capitali in tutti gli Stati membri. Tuttavia, come evidenziato da recenti report, solo lo 0,01% dei fondi pensione europei ha attualmente investito in venture capital, rappresentando una significativa opportunità non ancora sfruttata.

Sfide e opportunità italiane

Afferma Giorgio Ciron, Direttore di InnovUp:

“Con l’approvazione dell’emendamento presentato dal Governo al DDL Concorrenza si conclude il lungo percorso avviatosi durante il nostro evento per i 10 anni dello Startup Act con l’appello per un aggiornamento di quel framework normativo. Una revisione della norma del 2012 che oggi, finalmente, vede la luce grazie alla collaborazione tra le Associazioni e le Istituzioni e al lavoro dei tanti professionisti che hanno contributo a questo risultato. Siamo a un punto di svolta per il nostro Paese dato che queste modifiche pongono il nostro framework normativo più vicino alle best practices internazionali e possono contribuire a un’iniezione di fiducia per tutti coloro che fanno impresa innovativa in Italia. Tuttavia, si tratta di un punto di partenza, e non certo di arrivo, per la filiera italiana dell’innovazione, infatti, vigileremo sull’applicazione delle nuove misure e, soprattutto, sulle modifiche proposte alla Legge di Bilancio - web tax e tetto alle detrazioni - senza le quali alcune delle suddette misure si riveleranno inutili. E’ stato fatto un significativo passo avanti ma non ci accontentiamo dei passi, l’innovazione ha bisogno di correre per poter esprimere il proprio potenziale e contribuire alla crescita e sostenibilità del nostro Paese nel futuro.”

Nonostante i progressi normativi, l’Italia deve affrontare alcune sfide strutturali per competere a livello globale:

  • Accesso ai capitali: mentre l’emendamento al DDL Concorrenza mira a mobilitare i fondi pensione, resta il problema della scarsa attrattività per i grandi investitori internazionali. Politiche più aggressive, come quelle del Regno Unito (EIS e SEIS), potrebbero fare la differenza.
  • Semplificazione burocratica: la burocrazia continua a rappresentare un ostacolo per le startup italiane. Riforme radicali potrebbero accelerare il processo di registrazione, accesso ai fondi pubblici e rapporti con la Pubblica Amministrazione.
  • Infrastrutture di supporto: con solo 197 incubatori e acceleratori attivi, l’Italia è indietro rispetto a Paesi come Francia e Germania. Investire in nuove infrastrutture di innovazione, soprattutto nelle regioni del Sud, è cruciale per colmare questo divario.
  • Attrazione di talenti: le politiche italiane devono incentivare l’arrivo di talenti internazionali, riducendo le barriere all’ingresso per lavoratori altamente qualificati e imprenditori stranieri.

Una Visione Strategica per il Futuro

Guardando avanti, l’Italia ha l’opportunità di posizionarsi come leader nell’innovazione europea. Le riforme del 2024 rappresentano un punto di partenza, ma per massimizzare il loro impatto sarà necessario:

  • Integrare le politiche nazionali con i programmi europei, sfruttando appieno le risorse di Horizon Europe e dell’EIC.
  • Promuovere l’internazionalizzazione delle startup italiane, facilitando l’accesso ai mercati esteri.
  • Sviluppare una narrativa forte sull’Italia come destinazione per l’innovazione, rafforzando il brand Paese a livello globale.

Il Bel Paese come hub di innovazione?

Le riforme legislative del 2024 sono un passo nella giusta direzione, ma non bastano per trasformare l’Italia in un hub globale per le startup. Il confronto con gli altri Paesi europei e con gli Stati Uniti evidenzia la necessità di interventi più strutturali e ambiziosi. Tuttavia, con una visione strategica chiara e un impegno coordinato tra pubblico e privato, l’Italia può aspirare a diventare un leader nell’ecosistema delle startup. In un mondo sempre più competitivo, la chiave del successo sarà la capacità di innovare non solo nei prodotti, ma anche nelle politiche e nelle strategie.

“Si tratta di un cambiamento straordinario, da lungo atteso, che produrrà effetti rilevantissimi su tutto l’ecosistema dell’innovazione italiano, ponendolo finalmente nelle migliori condizioni per competere sui mercati internazionali. Si tratta di un cambio di passo netto, che creando le migliori condizioni per l’investimento da parte dei fondi pensioni nel venture capital ed allineando gli incentivi per investimenti in pre-seed e seed alle pratiche internazionali, avrà un più che significativo impatto sulla capacità di crescita dell’ecosistema dell’innovazione, con importanti effetti a cascata anche sulla competitività dell’economia italiana.”

Ha ribadito Ilaria Fava, Founder e MP di B-yond venture, Board Member di Pathfinder Investor e di Roma Startup

Lezioni per l’Italia

  • Semplificazione normativa: i modelli di Francia e Spagna dimostrano come una riduzione della burocrazia possa rendere il Paese più attrattivo per gli investitori.
  • Incremento dei fondi pubblici: la Germania e il Regno Unito evidenziano l’importanza di una solida partecipazione pubblica per catalizzare capitali privati.
  • Incentivi fiscali competitivi: sebbene l’Italia abbia aumentato le detrazioni fiscali, deve mantenere la stabilità normativa per consolidare la fiducia degli investitori.
  • Attrazione di talenti internazionali: misure come quelle introdotte in Spagna sono essenziali per colmare il gap di competenze.

Le riforme del 2024 segnano per l’Italia un cambio di passo necessario, ma non sufficiente. La Legge Centemero e l’emendamento al DDL Concorrenza rappresentano un’opportunità per posizionare il Paese come protagonista in un contesto globale che premia velocità, visione e scalabilità. Tuttavia, il successo di queste iniziative non dipenderà solo dalla normativa, ma dalla capacità dell’Italia di trasformare buone intenzioni in esecuzioni concrete.

Il vero banco di prova sarà la coesione tra i vari attori del sistema. Fondi pensione, private equity, venture capital, associazioni di categoria e policy maker dovranno abbandonare approcci frammentati e convergere verso una strategia integrata che consideri le startup non solo un settore di nicchia, ma il cuore pulsante della crescita economica del futuro. È essenziale che il mercato italiano del venture capital raggiunga quella massa critica che oggi ancora gli manca, non attraverso interventi estemporanei, ma con politiche strutturali che assicurino stabilità e attrattività a lungo termine.

L’Italia ha l’opportunità di ridefinire il suo ruolo nell’innovazione globale. Ma in un panorama in cui l’innovazione non aspetta nessuno, il rischio più grande non è fallire, ma rimanere indietro. Come ha dimostrato l’esperienza di Paesi come Francia e Germania, la competizione internazionale non si vince solo con nuove leggi, ma con un ecosistema che sappia valorizzare talenti, capitali e visioni imprenditoriali.

Non si tratta solo di aggiornare il framework normativo: si tratta di abbracciare una mentalità da startup nation, in cui il rischio è visto come opportunità, e la diversificazione, come risorsa strategica. Questo significa creare le condizioni per cui ogni euro investito non sia solo un sostegno all’imprenditoria, ma un moltiplicatore di competitività industriale e di benessere sociale.

Se l’Italia saprà cogliere questa sfida con determinazione e visione, il 2024 potrebbe essere ricordato non come un punto di arrivo, ma come l’inizio di un nuovo paradigma. Un’Italia in grado non solo di seguire, ma di guidare. Un’Italia che, per la prima volta, corre più veloce delle sue riforme.

Jacopo Paoletti

Marketer, Manager, Entrepreneur, Advisor.

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