Riforma dell’unione doganale: come farsi trovare preparati al cambiamento
La Presidente della Commissione Ue ha individuato nella riforma dell’unione doganale una priorità politica. Come sfruttare il cambiamento al meglio?
Mentre riprendiamo le usuali e quotidiane attività, interrotte dalla rituale sosta estiva, lo sguardo preoccupato corre alle notizie che ingolfano mass media e social: le trasformazioni della catena del valore, lo spostamento a oriente del centro di potere, un multilateralismo che si declina in un regionalismo meno globalizzato, una connessione telematica che annulla le distanze geografiche e dematerializza i documenti in una logica di blockchain, una transizione sostenibile mai così sentita come oggi, scossa da una tempesta capace di trasformare una guerra europea in un assedio globale: fenomeni che incidono sulla governance e sulla sostenibilità economica della supply chain, la cui conoscenza non può sfuggire a una strategia equilibrata e seria.
Per tacere delle preoccupazioni sanitarie, mai sopite, figlie di un biennio devastante, capace di annullare vite e certezze con la semplicità del male, di disegnare equilibri personali e sociali su paradigmi fino a oggi sconosciuti, mettendo in discussione interessi condivisi e diritti quesiti.
La Commissione europea, fedele all’idea del suo Presidente, ha già approntato le linee guida “Dogana 2040”: «Stiamo affrontando una velocità, una portata e una diversità di cambiamento senza precedenti. Il commercio globale è un panorama in rapida evoluzione. Nuove tendenze, tecnologie, prodotti e modelli commerciali e flussi creano continuamente rischi e opportunità che sfidano l’ecosistema doganale dell’UE e le sue numerose parti interessate. Questi cambiamenti hanno molteplici impatti diretti su diversi settori politici (sicurezza, ambiente, commercio, giustizia, migrazione, ecc.)».
La dogana si prepara al cambiamento
Il progetto “Dogana 2040” si basa su una serie di cinque workshop partecipativi che coinvolgeranno tutte le principali parti sociali interessate; il processo su misura combinerà tecniche di previsione collaudate come Real Time Delphi, Horizon Scanning e creazione di scenari, e strumenti di progettazione, visualizzazione e coinvolgimento meno classici.
Sviluppando una serie di scenari e approcci di esplorazione degli scenari, il progetto consentirà ai partecipanti di immaginare come potrebbe essere l’ecosistema doganale dell’Ue nel 2040 e di impegnarsi in discussioni strategiche sulle future politiche doganali.
Un piano d’azione composto da quattro scenari chiave:
- Customs for Society, serve un mondo pacifico con uno sviluppo economico dinamico dell’Ue;
- un’Unione protetta opera in un mondo in conflitto con lo sviluppo economico dinamico dell’Ue;
- Customs Under Strain, opera in un mondo in conflitto con un lento sviluppo economico dell’Ue;
- No-Stop Shop si confronta con uno sviluppo economico dell’Ue in fase di stallo, ma con un mondo pacifico.
Un mondo lontano? Facciamo un passo indietro
Nel settembre 2021, il commissario Ue Paolo Gentiloni ha invitato un gruppo di saggi a proporre idee e suggerimenti sulle sfide che l’unione doganale dovrà affrontare nel breve/medio periodo e sugli strumenti necessari per vincerle. Questo nella considerazione che un’unione doganale ben funzionante sia il solo strumento a disposizione dell’Ue per proteggere i suoi cittadini contro prodotti nocivi e pericolosi, per mantenere l’integrità del mercato interno, per promuovere un’ambiziosa agenda commerciale con i partner di paesi terzi, per garantire condizioni di parità per le imprese. Una dogana resiliente, a prova di futuro, sostenibile, digitalizzazione e competitività delle imprese.
Dieci le soluzioni individuate. Tra queste:
- un quadro completo per la cooperazione tra le autorità, che consenta una migliore condivisione dei dati in tutta l’unione doganale;
- riformare e ampliare il regime dell’Operatore Economico Autorizzato (Aeo) per incoraggiare le imprese e i commercianti a collaborare con le dogane e migliorare i loro processi doganali;
- un nuovo quadro di responsabilità e fiducia, in cui le imprese cercherebbero lo status di Aeo per ottenere l’accesso commerciale al mercato unionale.
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Cosa fare per rimanere al passo con le novità?
Informarci, certo; studiare, ovviamente; introdurre una cultura doganale nelle aziende, così come una cultura aziendale dovrebbe fare breccia in dogana.
Ma, soprattutto, capire che già oggi, con l’attuale sistema normativo, un consapevole processo doganale può beneficiare di vantaggi decisivi in un panorama commerciale di estrema competizione.
Vediamo qualche esempio pratico.
I trasferimenti infragruppo sono sempre visti con sospetto dalle autorità fiscali e doganali. Il timore di una allocazione illegittima di profitti guida i controlli su tali operazioni; conoscere le regole di determinazione del valore in dogana, sapere quali metodi alternativi sono riconosciuti in assenza di un valore di transazione è essenziale per non incorrere in problemi, anche di natura penale. Ma non basta.
Corresponsione di royalties e politiche di transfer pricing sono all’ordine del giorno nella vita dei gruppi internazionali. Eppure l’attenzione dedicata ai riflessi fiscali delle operazioni straordinarie non trova egual misura alle conseguenze doganali. Peccato di presunzione dalle pericolose conseguenze, mai come in questo campo, infatti, i benefici possibili possono tramutarsi in sanzioni probabili.
A ogni operazione di importazione corrisponde la nascita dell’obbligazione doganale, ma non sempre i dazi devono essere pagati e nemmeno l’Iva. Conoscere quando e a quali condizioni facilita business plan sempre più attenti alla riduzione dei costi.
Gestire una corretta procedura di classificazione doganale, in passato erroneamente considerata operazione tecnica da utilizzare al bisogno: origine, made in, dual use, misure restrittive, contingenti, testimoniano del contrario. Serve altro per convincersi?
Lavorazioni, trasformazioni, riparazioni, manutenzioni, trasferimento di imballaggi, stoccaggio e spedizione all’estero: a ogni necessità il suo regime doganale speciale, perché speciali sono le agevolazioni che riconoscono.
Insomma, è necessario pianificare, studiare strategie, acquisire la governance del processo. Questo è l’humus nel quale piantare il seme della dogana del futuro e dell’impresa del futuro.
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