Sul Btp Più 2033, attenzione ai dettagli. Fanno la differenza

Lorenzo Raffo

20 gennaio 2025

Il titolo impone un’analisi sul vantaggio o meno del rimborso anticipato dopo 4 anni. Da notare l’assenza del premio fedeltà a scadenza.

Sul Btp Più 2033, attenzione ai dettagli. Fanno la differenza

La famiglia dei titoli di Stato italiani, già molto ricca di diverse tipologie di emissioni, si arricchisce del Btp Più. Non se ne sentiva la mancanza, data la già complessa compagine di tassi fissi, tassi variabili, indicizzati all’inflazione nonché “step up”, per riassumere le categorie più significative.

I media generalisti ed economici hanno subito dato ampio spazio al Btp Più, uno “step up” che di nuovo ha soltanto il possibile rimborso a metà vita, cioè dopo quattro anni degli otto per arrivare a scadenza finale.

Quanto giova questa caratteristica?

Btp Più andrà bene solo in un caso

Delle tre opzioni possibili di quello che sarà l’andamento delle quotazioni a inizio 2029 soltanto una si presterà al vantaggio del rimborso. Sarà evidentemente quella di un prezzo sotto la pari e tanto meglio se di molto sotto la pari. Ciò potrà avvenire se i tassi di interesse saliranno oltre i livelli in corso.

Le probabilità in tal senso al momento appaiono modeste ma non si può certo escludere che si concretizzino.

Superfluo sottolineare che nel caso le quotazioni si allineassero alla pari o salissero sopra 100 il vantaggio si azzererebbe.

L’argomento commerciale quindi del rimborso anticipato appare poco efficace, anche perché volendo puntare oggi su un 2033 appare più interessante il Btp 2,45% St33 (Isin IT0005240350), che quota sui 93 Eur e garantisce un rendimento lordo del 3,4%.

È quasi certamente inferiore allo yield medio a scadenza dei due gradini da step-up del nuovo Btp Più ma ha maggiori margini di risalita in presenza di tagli dei tassi che diventassero aggressivi nei prossimi anni. Inoltre la condizione di esercizio della “call” per il Btp Più nel 2029 è sottoposta al vincolo che si compri il titolo in emissione e lo si tenga appunto fino a quella data. Di qui ad allora di acqua sotto i ponti dei Btp ne passerà tanta e restare “bloccati” appare una scelta sconsigliabile.

Si dice: è un Btp da retail!

L’emittente ha insistito nel fatto che si tratta di un titolo destinato al retail. Non si capisce tuttavia in cosa si distingua dagli altri Btp da questo punto di vista. Forse gli unici titoli di Stato italiani che non si prestano ai piccoli investitori sono quelli in Usd, sia per il rischio di cambio sia per l’alto taglio che ne caratterizza la maggior parte delle emissioni.

Il ripetere così lo scopo di titolo da retail finisce per confondere il risparmiatore, tanto più considerando – come si diceva all’inizio – l’estrema diversificazione delle famiglie che compongono i bond del Tesoro italiano.

Niente premio a scadenza

Se di fatto il Btp Più è un Valore dalla scadenza più lunga, c’è da segnalare che nel suo caso non è stato previsto il premio fedeltà a scadenza. È probabile che ciò dipenda dalla scelta di cedole più generose in confronto alle previsioni che si fanno. Non regge invece la giustificazione di alcuni media di considerare il premio implicito nel meccanismo di step-up. Averlo infatti contemplato per il Valore, che adotta la stessa struttura, smentisce tale giustificazione.

Tutto dipenderà ora dall’annuncio venerdì 14 febbraio dei rendimenti per il primo e per il secondo quadriennio. Da oggi ad allora ci potrebbero essere delle novità sul fronte tassi e quindi meglio attendere. Bene invece la riconferma del pagamento trimestrale della cedola, una soluzione – questa sì – che si adatta alle necessità del piccolo investitore, il quale sempre più ha necessità di flussi continuativi di introiti.

In conclusione il Btp Più ha poco di innovativo e piacerà solo se più remunerativo rispetto ai tassi fissi su identica scadenza.

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