Via libera del Consiglio europeo al Windsor Framework: facciamo il punto
La questione Irlanda del Nord sembra aver trovato una via d’uscita nel Windsor Framework, un accordo recentemente sottoscritto da Uk e UE e approvato in via definitiva anche dal Consiglio europeo.
Un territorio che politicamente appartiene a un Paese, ma applica la normativa di un altro, per di più appena divorziato dal primo, non è una questione semplice da gestire: se ne sono accorti subito i negoziatori unionali e britannici chiamati a redigere un accordo di recesso mai amato, forse sopportato, ora fonte di economici rimpianti.
L’intervento dell’allora premier inglese Johnson sembrava aver trovato l’uovo di Colombo, il mezzo sulla carta più efficace per soddisfare lealisti e sostenitori della UE.
Sulla carta, appunto, perché, benché approvato, alla prima verifica dei fatti ha mostrato tutti i suoi limiti.
Sia ben chiaro, non si possono dare tutte le colpe alla sola parte inglese: anche i nostri rappresentanti unionali non erano riusciti a escogitare nulla di accettabile.
Solo che la sete di autonomia (arroganza?) britannica ha portato ad affrontare il problema al di fuori degli schemi negoziati nel Withdrawal Agreement, sollevando le ire della UE. Nonostante ciò, le more formali non si sono mai tradotte in realtà.
“Il protocollo su Irlanda/Irlanda del Nord, parte integrante dell’accordo di recesso, è stato ratificato dall’UE e dal Regno Unito, è in vigore dal 1º febbraio 2020 e ha efficacia giuridica ai sensi del diritto internazionale. Si prefigge di mantenere pace e stabilità, di tutelare l’accordo del Venerdì Santo (accordo di Belfast), di evitare una frontiera fisica sull’isola d’Irlanda e di salvaguardare l’integrità del mercato unico dell’UE. Per raggiungere tali obiettivi, deve essere attuato integralmente. Il mancato rispetto di tale obbligo da parte del governo del Regno Unito compromette il conseguimento degli obiettivi”.
Così il 15 marzo 2021 si esprimevano i vertici UE, decisi a muoversi all’interno dei meccanismi di risoluzione delle controversie concordati nell’Accordo di Recesso.
Ma proprio pochi giorni fa, anche il Consiglio europeo ha dato il via libera al Windsor Framework, l’accordo sottoscritto il 27 febbraio tra Uk e UE, consegnando una via d’uscita a un problema non tanto politico, quanto sociale.
Per capire il presente, come la storia ci insegna, guardiamo il passato.
Agli albori della questione Irlanda del nord Un solo obiettivo avevano, parlando di Irlanda, i negoziatori di cui abbiamo parlato: garantire il rispetto di quanto concordato nell’Accordo del Venerdì Santo, siglato a Belfast il 10 aprile 1998 e che aveva riportato pace duratura nell’isola, ponendo fine a una lunga guerra religiosa. Ciò significava nessun confine terrestre tra EIRE e Irlanda del Nord, nessun muro che separasse le due anime (unionale e britannica) dell’isola.
La soluzione? In sintesi:
- l’Irlanda del Nord fa parte del Regno Unito;
- l’Irlanda del Nord è parte del territorio doganale del Regno Unito;
- i cittadini dell’Irlanda del Nord hanno lo status di cittadini unionali;
- l’Irlanda del Nord applica la normativa doganale unionale;
- nessun confine terrestre è stabilito tra EIRE e Irlanda del Nord;
- non sono previsti dazi per gli spostamenti di merci tra il Regno Unito e l’Irlanda del Nord e tra la UE e l’Irlanda del Nord.
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Possiamo sintetizzare La soluzione trovata dal premier inglese Johnson con una sola parola: backstop. Nessun confine terrestre tra EIRE e Irlanda del Nord: inutile, se quest’ultima continua ad applicare la normativa doganale unionale. Ma, proprio in ragione di ciò, essendo UK, dopo la Brexit, un Paese terzo a tutti gli effetti, una linea separatrice occorreva trovarla.
La soluzione storica: frontiere in mare
Ed è stata trovata in mare aperto: controlli doganali nei porti e negli aeroporti e nessun segnale visibile di divisione del popolo irlandese.
Ma le verifiche alla frontiera sui prodotti in arrivo da UK costano, sia in termini economici, sia in termini di tempo, le consegne ai punti vendita rallentano, le vendite online risentono del nuovo assetto, i lealisti protestanti sentono vacillare la loro identità britannica e le proteste crescono. Tanto, che UK inizia a manifestare una aperta insoddisfazione sull’applicazione del Protocollo e nel documento “Northern Ireland Protocol: the way forward” propone: nessuna restrizione agli scambi UK-Irlanda del Nord, controlli solo sulle merci destinate al mercato unionale, esautoramento del potere della Corte di giustizia e revisione dei processi decisionali che coinvolga maggiormente la politica dell’isola.
La UE recepisce il malcontento, concorda su una modifica del Protocollo, ma utilizzando il meccanismo di revisione previsto nello stesso, e offre al Regno Unito un accordo agroalimentare in stile svizzero, che eliminerebbe la maggior parte dei controlli sugli scambi tra UK e Irlanda del Nord.
E poi c’è il problema medicinali: il protocollo prevedeva che alcune funzioni di conformità normativa dei medicinali fossero eseguite proprio nell’isola o nella UE, piuttosto che in Gran Bretagna; ma l’Irlanda del Nord acquista la maggior parte dei suoi medicinali dai distributori localizzati in Gran Bretagna e l’approvvigionamento è divenuto più complicato e costoso. E’ un aspetto da rivedere, dice la Commissione europea.
La Gran Bretagna agisce in piena autonomia, la UE minaccia, ma non traduce in vere sanzioni la propria irritazione, l’ex Primo Ministro Truss arriva a ipotizzare un’uscita di UK dall’Accordo di Recesso per presunte violazioni unionali al Protocollo sull’Irlanda.
E così, arriviamo ai giorni nostri.
Windsor Framework: due nuove vie per le merci
Due decisioni approvate il 21 marzo stabiliscono la posizione unionale in seno al Comitato Misto e al Gruppo di Lavoro consultivo congiunto istituito dall’accordo di recesso UE-Regno Unito e consentono all’Unione europea di accettare i principali elementi del Windsor Framework all’interno di questi due organi, traducendoli in documenti giuridicamente vincolanti.
La prima dà il via libera a un provvedimento del Comitato Misto che recepisca la maggior parte degli aspetti del Windsor Framework nei settori delle dogane, degli aiuti di Stato, dell’Iva e delle accise, nonché della governance e del coinvolgimento delle parti interessate, approvando modifiche mirate al protocollo su Irlanda/Irlanda del Nord. Arrivati a questo punto, si delineano due corsie: i beni provenienti da UK e destinati alla UE o a rischio di entrare nella UE, vengono sottoposti a controlli e regole doganali, sanitarie e fitosanitarie come al solito ; i beni provenienti da UK e destinati a rimanere in Irlanda del Nord, vengono requisiti e con processi drasticamente più semplici, richiesti un numero ridotto di dati e informazioni per lo spostamento, applicate le regole sanitarie e fitosanitarie UK, nessuna regola di origine richiesta, applicate procedure semplificate per il settore agri-food. La UE mantiene la possibilità di controllare il rispetto delle disposizioni e, eventualmente, di sospenderne l’applicazione in presenza di rischi o abusi.
Solo per i medicinali è prevista la medesima disciplina, anche autorizzativa, applicabile in UK, compresi i requisiti di etichettatura “UK only”. La seconda decisione autorizza la UE ad approvare il predetto documento.
Le misure unionali comprendono anche tre proposte legislative presentate dalla Commissione UE in materia di misure sanitarie e fitosanitarie, medicinali per uso umano e contingenti tariffari, che dovranno essere adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio secondo la procedura legislativa ordinaria.
In questo modo, è scongiurato il pericolo che l’Irlanda del Nord potesse trasformarsi in una sorta di “finestra” dalla quale far entrare nell’Unione tutti i prodotti che non sono riusciti a passare dalla porta principale. Contingenti, divieti, misure di salvaguardia, applicazione di dazi antidumping o dazi convenzionali sono un problema? Importazione, senza controllo, in Gran Bretagna; trasferimento, sempre in assenza di controllo, in Irlanda del Nord; da quest’ultimo Paese, parte dell’Unione europea, immissione sul mercato unionale, ovviamente priva di controllo.Paolo Massari2023-03-28T15:17:50No, per le ragioni espresse prima
Come dovranno comportarsi le aziende?
Dunque, green light per i beni oggetto di consumo o vendita finale in Irlanda del Nord; per godere di tale beneficio, le aziende dovranno registrarsi nella nuova versione del programma “trusted traders” che il governo del Regno Unito rilascerà fino a settembre di quest’anno, innovando l’attuale versione, già in vigore per il tragitto UK-Irlanda del Nord.Potranno registrarsi le imprese britanniche, anche non fisicamente presenti in Irlanda del Nord, che lavorano merci in quel Paese con un fatturato fino a due milioni di sterline e anche oltre, se operanti nei settori dell’alimentazione animale, della sanità, dell’edilizia e del non profit.
Sia il Regno Unito che la UE avranno accesso in tempo reale ai dati inviati a Trader Support Service (TSS) e potranno richiedere controlli sulla merce in transito, controlli che per le merci destinate a rimanere in Irlanda del Nord saranno ridotti e selezionati in base a un sistema di analisi dei rischi. Le autorità del Regno Unito svolgeranno inoltre attività di sorveglianza del mercato per monitorare l’utilizzo del programma “trusted traders”.
Le merci che si spostano dalla Gran Bretagna alla UE attraverso l’Irlanda del Nord saranno soggette a procedure e controlli doganali ordinari; verrà istituito un sistema di rimborso dei diritti pagati per le merci che sono rimaste nell’Irlanda del Nord, senza arrivare nel territorio doganale unionale.
La strada verso la soluzione del “problema Irlanda del Nord” appare ancora lunga, anche se i principi cardine sembrano ormai delineati.
Se vuoi fare chiarezza sul destino dei tuoi scambi commerciali con Uk e/o Irlanda del Nord, non esitare a contattarci.
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