Case green, l’Italia insiste ma l’Ue non cede: l’obbligo di ristrutturazione non cambia (per ora)

Stefano Rizzuti

08/02/2023

Il governo Meloni continua a sperare in una modifica della direttiva Ue sulle case green, ma per ora l’obbligo di ristrutturazione non cambia.

Case green, l’Italia insiste ma l’Ue non cede: l’obbligo di ristrutturazione non cambia (per ora)

Sulle case green le posizioni restano distanti. Lo scontro tra l’Europarlamento e il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, prosegue e anche le ultime versioni dell’accordo comunitario non piacciono a Roma. Raggiungere gli obiettivi sulle ristrutturazioni e l’efficientamento energetico entro la fine del decennio sembra molto complicato, soprattutto per alcuni Paesi come l’Italia.

E non bastano le rassicurazioni dall’Ue sulla massima flessibilità sulla direttiva in discussione proprio in questi giorni a Bruxelles. Per l’Italia, infatti, il progetto è irrealizzabile, stando a quanto riporta l’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili.

I costruttori trovano il sostegno del governo, come confermano le parole del ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, secondo il quale la situazione italiana è diversa e bisogna tenere conto della “peculiarità” del nostro Paese, a partire dal differente patrimonio immobiliare per il “suo valore architettonico, storico e culturale”.

La direttiva Ue sulle case green

Qualche modifica alla direttiva è arrivata la scorsa settimana, con un compromesso raggiunto dai principali gruppi politici dell’Europarlamento. Il testo è ancora provvisorio e arriverà il 9 febbraio in commissione per poi venire discusso in plenaria a marzo. Nell’ultima versione la classe energetica da raggiungere per gli edifici residenziali è la E nel 2030 e la D nel 2033. Ma altre norme prevedono più flessibilità.

Flessibilità rivendicata anche dal relatore all’Europarlamento, il verde Ciaran Cuffe, secondo cui viene lasciato ampio margine agli Stati membri e in Italia ci sarebbe molta disinformazione su questa direttiva. Il provvedimento conferma le eccezioni già previste dalla prima versione, riguardanti gli edificio di pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporanei e anche le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi l’anno.

Per i Paesi membri c’è anche la possibilità di richiedere, con specifiche motivazioni, alla Commissione di modificare gli obiettivi per alcune categorie di edifici: lo si può fare in caso di ragioni legate alla fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni. In più si prevedono agevolazioni per i privati: gli Stati membri devono garantire un supporto finanziario adeguato per il raggiungimento degli obiettivi energetici.

La classe delle abitazioni in Italia

Il primo problema per l’Italia viene sottolineato dal presidente di Enea, Gilberto Dialuce: per raggiungere gli obiettivi della direttiva Ue servirebbero interventi notevoli, possibili solo con imprese capaci di “intervenire su larga scala”. Le stime Enea dicono che ci sono 11 milioni di abitazioni da ristrutturare, pari al 74% del totale: tutti questi immobili, infatti, sarebbero in una classe energetica inferiore alla D. Prendendo come riferimento quanto avvenuto con il Superbonus, in Italia è possibile riqualificare meno di 300mila unità abitative in un anno, secondo Enea. Se non cambiano le scadenze della direttiva, quindi, rispettare i tempi sembra difficile.

La protesta del governo contro la ristrutturazione obbligatoria

Non c’è solo Fitto a contestare la direttiva europea per conto del governo. La sua posizione viene condivisa anche dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: a suo giudizio il provvedimento deve essere modificato per adattarlo ai diversi contesti, a partire da quello italiano. Il ministro sottolinea che “il patrimonio immobiliare del nostro Paese è antico, prezioso e fragile e dobbiamo conservarlo al meglio per le future generazioni”. Il governo non vuole, quindi, che vengano imposti lavori di ristrutturazioni ai privati, ritenuti onerosi.

Chi e come dovrà applicare la direttiva Ue sulle case green

Come verrà applicata la direttiva Ue? Uno dei punti fondamentali, anche nella logica dello scontro tra Italia e Ue, è che l’applicazione delle nuove regole per l’efficientamento energetico spetta agli Stati membri. Quindi sarà il governo a decidere come attuarla con un piano nazionale delle ristrutturazioni.

In sostanza sarà Palazzo Chigi a decidere per quali edifici prevedere un’esenzione e su questo punto sembra venga lasciata molta discrezionalità agli Stati membri. L’importante è che vengano raggiunti gli obiettivi, ma le modalità le stabiliscono gli Stati membri. Per il recepimento della direttiva, inoltre, i tempi non sono brevissimi: il governo dovrebbe avere a disposizione due anni dal momento della sua approvazione in sede comunitaria.

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