Licenziamenti bloccati per sempre dal Decreto Agosto: colpa di un errore che (forse) verrà corretto

Antonio Cosenza

20/08/2020

Il Decreto Agosto vieta i licenziamenti per quelle aziende che beneficiano dello sgravio contributivo riconosciuto a chi rinuncia alla cassa integrazione. Ma si tratta di un chiaro errore di chi ha scritto il provvedimento.

Licenziamenti bloccati per sempre dal Decreto Agosto: colpa di un errore che (forse) verrà corretto

Il Decreto Agosto blocca per sempre i licenziamenti per quelle aziende che rinunciano alle settimane di cassa integrazione beneficiando dello sgravio contributivo a loro riservato. Un errore lapalissiano che molto probabilmente verrà corretto nella fase di conversione in legge del dl 104/2020 ma che comunque è sintomo di poca accortezza.

Ma spieghiamo bene cosa è successo e perché il Decreto Agosto vieta per sempre i licenziamenti. Come noto con questo provvedimento è stata data la possibilità per i datori di lavoro di fruire di altre 18 settimane di cassa integrazione.

Allo stesso tempo, per coloro che hanno fruito nei mesi di maggio e giugno della cassa integrazione ma non intendono fare richiesta delle altre 18 settimane riconosciute dal Decreto Agosto, viene introdotto uno sgravio totale, da fruire per massimo quattro mesi e comunque entro il 31 dicembre, dei contributi previdenziali a loro carico, ma comunque nei limiti delle ore di CIG fruite a maggio e giugno.

Ebbene, da una lettura del testo ne risulta che per chi approfitta di questo sgravio il divieto di licenziamenti non ha scadenza: un chiaro errore di chi ha scritto il provvedimento, in quanto contrasta con quanto previsto dall’articolo 14 dello stesso Decreto Agosto nel quale vengono disciplinati i casi in cui il divieto di licenziamento non si applica più. E tra questi c’è quello per cui questo divieto viene meno solo una volta esaurita la fruizione dell’esonero contributivo.

Ci si attende, quindi, che con la conversione in testo del provvedimento questo errore venga corretto; al momento, però, esiste e va a bloccare per sempre i licenziamenti da parte di quelle aziende che beneficiano dello sgravio contributivo al posto della cassa integrazione.

Perché il Decreto Agosto blocca per sempre i licenziamenti

L’articolo 3 del decreto 104/2020 stabilisce che ai datori di lavoro che non faranno richiesta della nuova CIG COVID-19 - di qualunque tipologia si tratti - e che hanno beneficiato dello sgravio suddetto si applica il divieto di licenziamento.

Un divieto che non ha scadenza: sembra come che queste aziende non potranno più licenziare. E per chi non rispetta quest’obbligo scatta la revoca dello sgravio con efficacia retroattiva, oltre all’impossibilità di fare domanda di cassa integrazione.

Va detto che una tale disposizione è frutto di un chiaro errore e non solo perché vietare per sempre i licenziamenti sembra essere una decisione poco sensata. Questo articolo, infatti, va anche a contrastare chiaramente con quanto stabilito dall’articolo 14 dello stesso Decreto Agosto, con il quale vengono indicati i casi in cui è possibile licenziare un proprio dipendente.

Il blocco dei licenziamenti è un errore che dovrà essere corretto

Nell’articolo 14 vengono indicati tutti i casi in cui è possibile licenziare. Ad esempio, qui si legge che il divieto finirà di applicarsi una volta che il datore di lavoro ha esaurito di fruire delle 18 settimane di CIG.

Inoltre, si legge che il divieto resta identico e continua ad applicarsi ai datori di lavoro che “non hanno integralmente fruito dell’esonero del versamento dei contributi previdenziali”.

Ed è su questa disposizione che bisogna basarsi per capire fino a quanto effettivamente si applica il divieto di licenziamento per coloro che non usufruiscono delle altre settimane di cassa integrazione, ma approfittano dello sgravio contributivo. Nel dettaglio, questo non vale ovviamente per sempre, ma solo fino a quando non viene integralmente fruito l’esonero e comunque al massimo fino al 31 dicembre.

Dal 1° gennaio 2021, quindi, si potrà in ogni caso tornare a licenziare, almeno secondo quanto previsto dall’articolo 14 del Decreto Agosto. L’articolo 3 dice altro e per questo motivo sta generando non poca confusione tra i datori di lavoro: confidiamo comunque che questo errore venga corretto al più presto.

Iscriviti a Money.it