Pensioni d’invalidità, stop ai pagamenti: ecco chi la perde e quando

Simone Micocci

14 Giugno 2023 - 17:30

In quali casi si perde la pensione d’invalidità? Ecco tutte le situazioni che possono comportare lo stop dell’assegno riconosciuto agli invalidi civili.

Pensioni d’invalidità, stop ai pagamenti: ecco chi la perde e quando

La pensione d’invalidità non è per sempre: ci sono casi, infatti, in cui l’assegno che l’Inps riconosce a coloro che hanno una capacità lavorativa ridotta e si trovano in uno stato di bisogno economico si perde.

Sono diverse le circostanze che comportano lo stop della pensione d’invalidità, di recente oggetto della sentenza n. 3011/2023 della Corte di Cassazione con la quale è stato ricordato che il diritto a tale strumento di sostegno al reddito non può andare oltre al compimento dell’età prevista per l’accesso alla pensione di vecchiaia (oggi pari a 67 anni).

Ma la pensione d’invalidità non si perde solamente al compimento dei 67 anni - quando, come vedremo di seguito, si trasforma in un’altra prestazione - ma anche laddove ne vengano meno i requisiti - sia fisici che economici - oppure quando non si rispetta l’obbligo di dichiarare annualmente la propria situazione economica.

A tal proposito, ecco tutte le informazioni su quando si perde la pensione d’invalidità e su chi deve temere uno stop improvviso dei pagamenti.

Pensione d’invalidità dopo i 67 anni

Come anticipato, gli invalidi civili titolari di assegno mensile smettono di percepirlo al compimento dei 67 anni. Questo perché al raggiungimento del limite di età previsto per l’accesso alla pensione di vecchiaia - che ricordiamo essere soggetto ad adeguamento biennale con le speranze di vita - l’assegno per invalidi civili si trasforma automaticamente in assegno sociale. Lo stesso vale per la pensione d’invalidità totale nonché per l’assegno riservato ai sordi: diverso il caso della pensione percepita da ciechi parziali e assoluti, l’unica a essere erogata anche dopo i 67 anni di età.

Stop pensione d’invalidità in caso di attività lavorativa

Nel 2021, recependo quanto stabilito in diverse sentenze della Cassazione, l’Inps con il messaggio n. 3495/2021 ha affermato il principio per cui il mancato svolgimento dell’attività lavorativa integra - al pari del requisito sanitario - un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale.

La giurisprudenza, a cui l’Inps si è adeguata, ha ritenuto che lo svolgimento dell’attività lavorativa, a prescindere dalla misura del guadagno percepito, preclude il diritto al beneficio. Quindi, chi intraprende qualsiasi attività lavorativa, indipendentemente dal reddito, dovrà quindi mettere in conto che verrà meno il diritto alla pensione d’invalidità.

Stop pensione di invalidità per mancanza dei requisiti fisici

Ovviamente perdono il diritto alla pensione coloro che, a seguito di un nuovo accertamento Inps, perdono lo stato d’invalidità, come pure coloro che vedono la loro percentuale scendere al di sotto del minimo previsto per aver diritto all’assegno (74%).

Anche non presentarsi a una visita medica di revisione dell’invalidità - laddove prevista - può comportare la perdita dell’assegno. Nel dettaglio, in caso di prima assenza alla visita l’Inps sospende l’assegno e invita il titolare dell’assegno a presentare, entro 90 giorni, un’idonea giustificazione.

Laddove la giustificazione non dovesse arrivare, o comunque qualora venga ritenuta infondata, l’Inps provvederà alla revoca dell’assegno. In caso contrario, l’Istituto fisserà la data per una seconda visita medica e nel caso in cui l’interessato risultasse nuovamente assente si provvederà alla revoca del beneficio economico con decorrenza dalla data di sospensione.

Stop pensione d’invalidità per mancanza del requisito economico

Anche la perdita del requisito economico può comportare la revoca della pensione d’invalidità. Nel dettaglio, il limite da non superare nel 2023 è pari a:

  • 5.391,88 euro per l’assegno spettante agli invalidi con percentuale tra il 74% e il 99%;
  • 17.920,00 euro per l’assegno spettante agli invalidi al 100%.

Superando questo limite, quindi, il diritto alla pensione si perde. Vale lo stesso per chi non presenta dichiarazione dei redditi - con modello 730 o modello Redditi Pf - o comunque non si avvale del modello Red.

Sarà l’Inps a richiedere le informazioni necessarie inviando agli interessati un preavviso di sospensione (per mezzo di raccomandata A/R) con il quale si invitano a presentare domanda di ricostituzione reddituale entro i successivi 60 giorni. In caso contrario la pensione d’invalidità verrà prima sospesa, dopodiché - decorsi 120 giorni dalla sospensione - la prestazione viene proprio revocata.

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