Sei d’accordo con la riforma della giustizia del governo Meloni? Il sondaggio

Alessandro Cipolla

16/06/2023

Il sondaggio di Money.it: sei d’accordo con la riforma della giustizia, dedicata a Silvio Berlusconi, voluta dal ministro Carlo Nordio e ora approvata dal governo Meloni?

Sei d’accordo con la riforma della giustizia del governo Meloni? Il sondaggio

Sei d’accordo con la riforma della giustizia del governo Meloni? Questo è stato il sondaggio che Money.it ha voluto proporre ai suoi lettori dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato il pacchetto di nuove misure - che sono state dedicate a Silvio Berlusconi - presentato dal ministro Carlo Nordio.
SONDAGGIO CHIUSO QUI I RISULTATI

Dopo tante anticipazioni, il governo Meloni ha approvato il ddl relativo al primo pacchetto di riforma della giustizia pensata dal centrodestra, che arriva pochi giorni dopo la morte di Silvio Berlusconi che da sempre aveva spinto per una svolta garantista nel nostro Paese.

Tra i diversi punti della prima parte della riforma della giustizia targata governo Meloni, quelli più importanti sono la cancellazione del reato di abuso d’ufficio, la stretta sulle intercettazioni e sul reato di traffico di influenze, i limiti di appello in caso di assoluzione in primo grado e le novità per quanto riguarda gli arresti.

Un pacchetto di misure che ha sollevato le proteste di parte dell’opposizione - Azione e Italia Viva invece si sono detti soddisfatti - oltre che dell’Ordine dei giornalisti e dell’Associazione nazionali magistratinon va nella direzione giusta”.

Lo scopo di questo sondaggio, che ricordiamo non ha un valore scientifico ma soltanto indicativo non essendo realizzato a campione, è stato capire quale sia l’opinione dei lettori in merito alla riforma della giustizia scritta dal ministro Carlo Nordio.

Il sondaggio sulla riforma della giustizia del governo Meloni

Il sondaggio di Money.it è arrivato proprio nel momento in cui sono roventi le polemiche sul primo atto della riforma della giustizia del governo Meloni, fresco di approvazione da parte del Consiglio dei ministri e poi illustrato in conferenza stampa dal Guardasigilli Carlo Nordio.

La riforma della giustizia prevede la cancellazione del reato di abuso d’ufficio e la “riduzione dell’ambito applicativo” del reato di traffico di influenze illecite; il pm inoltre non potrà più presentare appello contro le sentenze di assoluzionerelative a reati di contenuta gravità”.

Nel ddl è prevista anche una stretta sulle intercettazioni: potranno finire su giornali e siti solo quelle il cui contenuto sia riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento. In più sono previste anche diverse altre attenzioni da parte di pm e giudici.

Novità per quanto riguarda gli arresti. Il giudice dovrà sentire l’indagato prima di decidere se sottoporlo a una misura cautelare che verrà decisa da un giudice collegiale e non più da un solo magistrato, il tutto per “evitare l’effetto dirompente sulla vita delle persone di un intervento cautelare adottato senza possibilità di difesa preventiva”.

Per l’Anm le criticità più importanti sono l’eliminazione dell’abuso d’ufficio, il giudice collegiale per la custodia cautelare in carcere e la limitazione dei poteri di appello del pm contro le sentenza di proscioglimento; la limitazione alla pubblicazione di alcune conversazioni crea un’ulteriore tensione tra diritto dell’informazione e diritto dell’imputato”.

Per le intercettazioni infatti ha protestato anche l’Ordine dei giornalisti che parla di “un ostacolo al diritto dei cittadini di essere informati su eventi di rilevante interesse pubblico”. Il Movimento 5 Stelle invece in sostanza ha parlato di un colpo di spugna per i reati commessi dai colletti bianchi.

Per il ministro Carlo Nordio però “non c’è un bavaglio alla stampa”, mentre “ho sentito inesattezze sul vuoto di tutela che si realizzerebbe con l’abolizione dell’abuso d’ufficio che non c’è affatto”. Poi una stoccata all’Anm “un magistrato non può criticare le leggi, come secondo me politico non potrebbe criticare le sentenze, questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze”.

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