Con la riforma dell’Irpef 2024 addizionali comunali e regionali più salate

Patrizia Del Pidio

15 Novembre 2023 - 12:44

Il rischio che aumenti la pressione fiscale sulle tasse degli enti territoriali è abbastanza concreto se non si interviene sulle addizionali comunali e regionali nella riforma dell’Irpef.

Con la riforma dell’Irpef 2024 addizionali comunali e regionali più salate

Addizionali comunali e regionali più pesanti con la riforma dell’Irpef, questo è il rischio che evidenzia la Conferenza Unificata Stato regioni nel report dello scorso 9 novembre. Un rischio concreto che potrebbero correre i lavoratori dipendenti trovando balzelli più salati da versare ai Comuni e alle Regioni nelle buste paghe 2024.

La riforma dell’Irpef, come già sappiamo, accorperà primo e secondo scaglione di reddito, portando le attuali quattro aliquote (e relativi scaglioni) alle tre previste per il prossimo anno. La Legge di Bilancio 2024, infatti, in attuazione della Legge delega per la riforma fiscale, ha previsto la riforma dell’Irpef per allargare la platea dei lavoratori con reddito medio o basso, che possono fruire della prima aliquota di tassazione in busta paga. L’altra faccia della medaglia, però, è che in questo modo Regioni e Comuni potrebbero aumentare le addizionali vanificando i benefici in busta paga.

Cerchiamo di capire come il ritocco delle aliquote Irpef potrebbe portare ad un prelievo fiscale più alto da parte degli enti locali, rendendo quasi invisibili gli sgravi fiscali.

Riforma Irpef, come cambia la tassazione del reddito?

La rimodulazione delle aliquote e scaglioni Irpef è prevista solo per il 2024, ma solo in attesa che si arrivi all’obiettivo principale del Governo, ovvero laflat tax per tutti.

Come si abbassano le tasse? Il primo e secondo scaglione Irpef verranno unificati sotto un’unica aliquota, quella al 23%, mentre gli altri due, il terzo e il quarto, rimangono invariati.

Per i redditi tra 15.000 e i 28.000, per i quali oggi è prevista un’aliquota del 25%, si applicherà l’aliquota prevista per i redditi fino a 15.000 euro, ovvero al 23%. Si tratta di una novità che era stata resa nota già da qualche tempo e le nuove aliquote Irpef saranno le seguenti:

  • al 23% per redditi fino a 28.000 euro;
  • al 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro;
  • al 43% per redditi superiori ai 50.000 euro.

Si tratta, quindi, di un beneficio fiscale di cui potranno fruire tutti (tranne i redditi fino a 15.000 per i quali la tassazione resta invariata), visto che sui redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro si applicherà una tassazione più bassa del 2%.

Il rischio nascosto della riforma dell’Irpef

Quello che non era stato considerato nello studio della riforma dell’Irpef è l’impatto che avrà nelle entrate di Regioni e Comuni.
Secondo la Conferenza Unificata Stato Regioni, infatti, l’accorpamento del primo e secondo scaglione Irpef comporta per gli enti territoriali una perdita di entrate nettamente superiore a quanto quantificato. Questo, di conseguenza, potrebbe portare le addizionali comunali e regionali a essere ritoccate al rialzo, al fine di tamponare la perdita e salvaguardare gli equilibri di bilancio.

L’aumento in questione, sottolinea la Conferenza, è condizionato alla revisione delle regole delle addizionali Irpef che, in base a quanto chiarito dal Mef, potrebbero anche non essere interessate dalla riforma delle aliquote e degli scaglioni.

Addizionali comunali e regionali, perchè potrebbero aumentare?

L’attuale normativa prevede che gli scaglioni e le aliquote delle addizionali siano modellati su quelli previsti per l’Irpef a livello nazionale. Questo comporterebbe, quindi, anche un passaggio da quattro a tre aliquote e scaglioni per le addizionali comunali e regionali.

Modellandosi sulle aliquote nazionali, quindi, le addizionali comporterebbero una perdita di entrate per gli enti territoriali che, di conseguenza, per far quadrare i conti sarebbero costretti ad aumentare la pressione fiscale.

Da specificare che la Legge di Bilancio 2024, che prevede la riforma dell’Irpef, deve ancora superare l’approvazione da parte del Parlamento ed entro il 31 dicembre potrebbe ancora essere modificata. Di fatto, al momento, i sindaci avrebbero presentato la richiesta di lasciare invariati anche per il 2024 scaglioni e aliquote a livello locale e il Mef avrebbe accolto la richiesta.

Di fatto, se si verificasse questa ultima ipotesi si vedrebbe l’Irpef passare da quattro a tre aliquote, mentre le addizionali comunali e regionali resterebbero modulate su quattro aliquote e relativi scaglioni.

Argomenti

# IRPEF

Iscriviti a Money.it