Risarcimento per danno esistenziale

Simone Micocci

5 Giugno 2017 - 11:28

Il risarcimento per danni esistenziali va riconosciuto? La giurisprudenza è divisa: ecco quali sono le motivazioni di chi spinge per il riconoscimento e di chi, invece, si oppone.

Risarcimento per danno esistenziale

Il risarcimento del danno esistenziale è lo strumento per la tutela della persona che, in seguito ad un evento lesivo non da essa provocato, subisce un peggioramento della qualità della vita.

Insieme al danno biologico e al danno morale, quello esistenziale rientra nelle forme di risarcimento non patrimoniale, poiché concerne un interesse giuridicamente rilevante ma non valutabile sulla base di parametri oggettivi.

Il danno esistenziale non è per forza legato ad un danno biologico: infatti sono inquadrabili sotto questa fattispecie tutti quegli eventi lesivi che impediscono ad un individuo di accedere alle attività tipiche, ad eccezione di quelle immorali o illecite, proprie alla persona umana.

È per questo che il danno esistenziale si definisce anche come “danno alle attività realizzatrici della persona umana” o come la “rinuncia forzata alle occasioni felici”.

Le prime forme di risarcimento per i danni esistenziali risalgono ai primi anni novanta, quando le varie Corti cominciarono ad aumentare la platea dei danni meritevoli di un rimborso economico per le vittime.

Da allora però la dottrina continua ad essere divisa: infatti, mentre alcuni sono favorevoli al riconoscimento del danno esistenziale e del suo risarcimento, altri ritengono che questo rappresenti una violazione dell’articolo 2059 del Codice Civile, il quale stabilisce che il risarcimento per danni non patrimoniali sia previsto solamente nei casi espressamente indicati dalla legge.

L’attuale normativa non riconosce espressamente il risarcimento per danni esistenziali; nella maggior parte dei casi, infatti, è stato il giudice a prevederlo.

Negli ultimi anni i danni esistenziali riconosciuti sono stati tantissimi e di diverse specie: di seguito vedremo alcuni esempi, ma prima approfondiamo quali sono le motivazioni di chi spinge per un riconoscimento del danno esistenziale e di chi invece non è assolutamente d’accordo.

Risarcimento per danni esistenziali: perché non deve essere riconosciuto

Nonostante negli ultimi anni la giurisprudenza abbia riconosciuto molti eventi come lesivi del diritto esistenziale di una persone, ci sono ancora molti detrattori che si oppongono a questo tipo di risarcimento.

Nel dettaglio, le critiche mosse a questa tipologia di danno sono le seguenti:

  • nessuna legge prevede espressamente una tale categoria di danno;
  • violazione dell’articolo 2059 del Codice Civile (“Il danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi determinati dalla legge”);
  • danno troppo soggettivo e per questo troppa discrezionalità del giudice;
  • disomogeneità tra i vari casi di danno esistenziale e di conseguenza è impossibile dedurne una normativa unica;

Infine, chi si oppone al riconoscimento del danno esistenziale ritiene che questo potrebbe indurre molte persone al rifiuto di intraprendere determinate attività per la paura di essere soggetti ad una mole incontenibile di richieste di risarcimento. Si pensi ad esempio ai medici: questi si potrebbero rifiutare di curare una persona così da evitare che da un loro errore ne nasca una richiesta di risarcimento danni da parte del paziente.

In realtà per quanto riguarda i medici la nuova Legge Gelli sembra metterli al riparo dalle richieste di risarcimento legati ad eventi lesivi per i quali non si è direttamente responsabili, ma non per tutti i professionisti è così. Ecco perché i detrattori preferiscono limitare il risarcimento per danni non patrimoniali a quelli biologici e morali.

Risarcimento per danni esistenziali: perché deve essere riconosciuto

Chi invece spinge per il riconoscimento dei danni esistenziali ritiene che è normale che questo non sia espressamente previsto dalla legge, poiché le norme costituzionali sono talmente larghe che è impossibile desumere una tassatività dei diritti tutelati.

Questi inoltre non sono d’accordo con il fatto che il danno esistenziale consista in una violazione dell’articolo 2059 del Codice Civile. Per loro, infatti, il danno esistenziale, a differenza del danno morale, è concreto e tangibile poiché consiste nell’impossibilità di svolgere per sempre una determinata attività e di godere di alcuni piaceri della vita.

Per quanto riguarda le critiche sulla sua disomogeneità e soggettività, chi è in favore del riconoscimento dichiara che le stesse critiche potrebbero essere mosse nei confronti degli altri danni non patrimoniali, come quello biologico. Ogni danno non patrimoniale, infatti, ha conseguenze ed effetti diversi a seconda del danneggiato, ecco perché questo non può essere un motivo per non riconoscere quello esistenziale.

Tutelare una persona per un evento lesivo che pur non provocando danni alla propria salute gli impedisce di vivere una vita “normale” è molto importante: lo stesso articolo 2059 del Codice Civile infatti stabilisce che il risarcimento è previsto per tutti “i casi previsti dalla legge” e con il termine “legge” non si può escludere la Costituzione.

Ecco perché è giusto riconoscere un risarcimento tutte le volte che viene leso un diritto protetto dalla Costituzione.

Risarcimento del danno esistenziale: esempi

Per capire meglio cosa si intende per danno esistenziale ecco alcuni esempi dei risarcimenti riconosciuti in questi anni dalla giurisprudenza.

Nel 1999 il Tribunale di Milano ha risarcito un gruppo di abitanti di una determinata zona per il danno scaturito dalla fuoriuscita di diossina da una fabbrica. Ciò non ha provocato un danno diretto alla loro salute, ma ha comunque causato un pregiudizio poiché queste persone hanno dovuto sottoporsi a continui controlli medici subendo un’alterazione delle loro normali condizioni di vita.

Qualche anno prima, nel 1997, lo stesso Tribunale di Milano ha risarcito una donna che nonostante si sia sottoposta ad un intervento di sterilizzazione è rimasta incinta.

Per il Tribunale anche se la gravidanza non va intesa come un danno alla salute e quindi non rientra tra i danni biologici, il fatto è comunque meritevole di un risarcimento poiché ha leso il diritto assoluto ad una procreazione cosciente e responsabile tutelato con l’articolo 13 della Costituzione.

In questi anni il risarcimento per danni esistenziali è stato riconosciuto anche ad alcuni lavoratori licenziati ingiustamente, in quanto questa ha comportato una “violazione della dignità umana”, ma anche ad una signora anziana alla quale è stato ucciso il gatto per l’angoscia provocata dalla sua morte.

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# Legge

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