Il Metaverso è già qui, ma tutti guardano dal lato sbagliato
Pasquale Borriello
17 gennaio 2022
La parola Metaverso è senza dubbio una delle parole del 2021. Ma cosa c’è di così irresistibile nel concetto di un mondo alternativo completamente digitale? E soprattutto, perché ne parliamo tanto?
La parola Metaverso (quello con la M maiuscola) è ovunque – l’avrete sentita anche voi – tanto che secondo Wired è una delle parole del 2021 ed è finita perfino sui titoli dei giornali sportivi (La Gazzetta, 27 dicembre 2021). Ma cosa c’è di così irresistibile nel concetto di un mondo alternativo completamente digitale? E soprattutto, perché ne parliamo tanto che sembra una cosa già vecchia ma poi i nostri amici del liceo stanno ancora tutti su Facebook? Forse stiamo guardando dalla parte sbagliata?
Provo a fidarmi ciecamente dei guru della Rete e di Zio Zuckerberg: «the next big thing» sarà proprio il Metaverso. Ma intanto lasciatemi provare a dimostrare che siamo in preda ad una sorta di allucinazione collettiva: tutti cercano il Metaverso da qualche parte mentre ce l’hanno sotto il naso.
Non bisogna guardare troppo lontano per scoprire che una buona parte dei nostri giovani vive già in universi digitali paralleli, semplicemente noi Millennials – assieme ai Gen X e ai Baby Boomers – non ce ne stiamo accorgendo. Come spesso accade, quello che è davanti ai nostri occhi diventa invisibile.
Tutto questo ci ha portato ad avere una serie di convinzioni e pretese assurde su cosa possa essere questo ’Metaverso’. E allora cerchiamo di fugare un po’ di dubbi su cosa sarà davvero. Capirete allora cosa intendo quando dico che è già qui.
Perché devo essere me stesso se posso essere qualsiasi altra cosa?
Molti sembrano pensare che nel Metaverso vorremo creare degli avatar con fattezze iperrealistiche. Ma chi l’ha detto? Perché dovrei riprodurre ogni centimetro del mio naso troppo grosso se posso diventare un coniglio rosa? Il mio doppelgänger dovrà essere riconoscibile in base a ciò che voglio mostrare della mia personalità, non tanto del mio aspetto fisico. Tra l’altro tutto questo è molto più inclusivo, non trovate?
Nel Metaverso non vivremo una vita normale, ma faremo esperienze fuori dall’ordinario
La città di Seul sta riproducendo una serie di servizi pubblici su un mondo parallelo digitale (proverò a limitare l’uso di ’quella’ parola...) e sembra che possa essere pronta a offrire un’esperienza adeguata a cittadini e turisti entro il 2026. Spero proprio che non dovremo fare la fila virtuale per il visto d’ingresso, perché certe cose del mondo fisico sono semplicemente insopportabili. La fila è una di queste. E poi ci sono i ritardi, gli spazi contingentati, i tempi di spostamento e tutte quelle limitazioni tipiche del ’fisico’.
Se Metaverso deve essere, che almeno sia migliorativo rispetto a questo mondo che – diciamocelo – non è che sia sempre perfetto. Ho la netta sensazione che le persone non vogliamo sentirsi come un Tamagotchi o un personaggio di The Sims, quanto piuttosto saltare e volare come Superman.
Il realismo non è un prerequisito
Nulla di ciò che accade nel mondo virtuale dev’essere minimamente realistico. E perché mai dovrebbe, del resto? Il mondo di riferimento è la fantascienza o se preferite il mondo fantasy. Ci sposteremo con il teletrasporto, materializzeremo gli oggetti che ci servono e saremo dei mutaforma. Il realismo non aggiunge nulla al fascino del Metaverso, ma se questo vi sembra difficile da capire, passate direttamente al prossimo punto. A tutti gli altri chiedo: vi sembra interessante il mondo fumettoso di Oculus (vd. immagine sotto dell’app Horizon Worlds) che sta creando Facebook?
La realtà virtuale c’entra poco o nulla
I dispositivi VR sono stati la più grande delusione del 2020 – eppure il lockdown sembrava l’occasione perfetta per ritirarsi nei mondi virtuali – e per quanto mi riguarda anche del 2021. Eppure gli investimenti delle aziende crescono e per la prima volta sembra che perfino le vendite vadano benino. Scommetto che quando Apple presenterà i propri visori 3D il mercato accelererà ulteriormente, ma non è questo che conta.
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Ciò che conta è il punto di vista: secondo voi è più facile costruire un mondo virtuale davvero interessante dentro al visore oppure attaccare gli occhiali ad un computer? Ecco appunto: i mondi virtuali esistono già, non ha molto senso crearne di altri. Piuttosto chiediamoci quando sarà pronta una versione di Fortnite da giocare con gli occhiali VR.
Il Metaverso non è per gli anziani
Il Metaverso è l’ultima frontiera dell’entertainment e da che mondo e mondo, entertainment significa gioventù. Il target del cinema? 15-24 anni. Quello dei concerti? Idem. E le partite negli stadi? Non troppo distante. Anche perché a una certa età il freddo degli stadi d’inverno ti entra nelle ossa.
I virtuale sembra una grande opportunità per far vivere una nuova giovinezza a chi è avanti con l’età, ma non fatevi ingannare. Non è che Zuckerberg ha cambiato nome all’azienda e sta investendo miliardi di dollari per ritrovarsi in mano l’equivalente virtuale di una casa di riposo. Gli investimenti fatti oggi per sviluppare il Metaverso matureranno ricavi in un futuro un po’ lontano, e il futuro, si sa, è dei giovani.
In conclusione
Non vi sembra che esistano già dei mondi digitali alternativi compatibili con le caratteristiche di cui sopra? Si chiamano videogames. In particolare quelli sui quali passano il tempo la maggior parte dei nostri giovani come Minecraft (140 milioni), Roblox (200 milioni) o Fortnite (350 milioni). E con cui gli utenti stanno creando, tra l’altro, cose incredibili.
Neanche le criptovalute o la decentralizzazione abilitata dalla blockchain c’entrano nulla. Piuttosto quello che conta è l’interoperabilità tra i mondi, cioè il fatto che se mi compro un paio di sneakers da 150€ (reali!) per il mio avatar voglio poterle sfoggiare. E se questa interoporabilità sarà garantita delle tecnologie del Web3, che ben venga! L’utente comune non vorrà saperne di creare un wallet su Metamask ma si limiterà a sfruttare le tecnologie non appena saranno diventate accessibili, senza doversi ricordare password composte da 24 parole.
Mi permetto, in conclusione, di dare un consiglio a noi «vecchietti»: cominciate a spolverare i joypad e provate a craftare un beacon block su Minecraft, vi serviranno cose così per ritrovare la strada di casa sul Metaverso.
Pasquale Borriello
CEO di Arkage, tra le prime agenzie di comunicazione in Italia a credere negli esports come piattaforma di comunicazione e membro dell’Osservatorio Italiano Esports.
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