Gli eSports ci fanno sperare in un mondo migliore
Pasquale Borriello
1 marzo 2022
Gli eSports, rispetto ai videogiochi, introducono due aspetti rilevanti a livello sociale: la competizione e la cooperazione.
È un periodo in cui tutta l’umanità è messa a dura prova, ma forse qualche spiraglio di speranza arriva proprio dal mondo degli eSports.
Gli eSports hanno a che fare con il gaming ed è proprio il gioco una delle caratteristiche tipiche della specie umana. Non solo di quella – sappiamo che anche altri animali giocano – ma diciamo che noi siamo gli unici ad averci costruito sopra un’intera industria, per così dire.
Gli eSports come fenomeno sociale
Gli eSports, in più rispetto ai videogiochi, introducono due aspetti socialmente rilevanti: la competizione e la cooperazione.
Agli albori dei videogiochi la competizione era data semplicemente dalla classifica registrata dall’hardware delle sale giochi, un po’ come avveniva per i flipper, ma oggi la competizione è un concetto ben più ampio. La competizione negli eSports equivale alla competizione sportiva tradizionale, tanto che – per fare un esempio – esistono le olimpiadi degli eSports, le Olympic Virtual Series, volute dal Comitato Olimpico Internazionale in occasione di Tokyo 2020. Inoltre, molti giochi, proprio come gli sport di squadra, prevedono anche che i player cooperino verso la vittoria.
L’intrattenimento nasce come fenomeno sociale, pensiamo al teatro o al cinema, ma ben presto è diventato un fenomeno individuale o quanto meno domestico – con la TV ad esempio ma anche con i primi videogiochi. Gli eSports ribaltano il punto di vista: per la prima volta nella storia, la principale fonte d’intrattenimento delle nuove generazioni è basata su aspetti sociali. E tutto questo sta avvenendo nell’era del distanziamento sociale! Non è un caso che proprio eSports e videogame abbiano permesso a molti giovanissimi di superare i momenti di solitudine durante questa pandemia: addirittura l’US National Health Service ha suggerito che i videogame possano aiutare gli adolescenti a gestire lo stress psicologico.
Non solo socialità, ma anche inclusione
Sebbene neanche gli eSports siano immuni a episodi di razzismo o sessismo, le piattaforme digitali sono per loro natura agnostiche rispetto a qualunque caratteristica ’fisica’ dei giocatori. In linea teorica, negli eSports non dovrebbero esistere campionati maschili o femminili e quindi semplicemente ogni giocatore potrebbe avere la possibilità di scegliere ’chi essere’. Una bella differenza rispetto alle competizioni sportive nel mondo reale, non trovate?
Se aggiungete che buona parte dei videogame è giocabile in modo ’standard’ anche dalle persone che hanno alcune disabilità fisiche, capite quanto gli eSports abbiano il potenziale per essere le competizioni sportive più inclusive di tutte.
Una generazione di builders per costruire un mondo nuovo
Se è vero il mondo dev’essere rigenerato – o riscostruito – è anche vero che il mondo digitale sta educando milioni (miliardi?) di giovani alla ricostruzione.
Mi sento di scommettere che fenomeni come Minecraft e Roblox – mondi virtuali (che alcuni chiamano Metaverso) dove gli utenti costruiscono lo scenario e le interazioni di gioco assieme ad altri giocatori – stiano stimolando una modalità di pensiero basato sulla costruzione di nuovi paradigmi di società più inclusivi e adeguati alla nostra epoca.
Forse davvero possiamo guardare al futuro con più speranza, grazie agli eSports.
Pasquale Borriello
CEO di Arkage, tra le prime agenzie di comunicazione in Italia a credere negli esports come piattaforma di comunicazione e membro dell’Osservatorio Italiano Esports.
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