Bond oggi: i Btp fanno una tazza con manica. E ora si va ancora long?
Lorenzo Raffo
22 novembre 2022
Segnale tecnico inequivocabile. Restano però delle incertezze di fondo, legate alle prossime decisioni della Bce. Meglio cogliere allora i frutti di una curva che si appiattisce sempre più.
Sembra quasi una figura perfetta: capita poche volte di vedere nell’analisi grafica, soprattutto delle obbligazioni, una esemplare conformazione a “tazza con manico” quale quella formatasi nelle ultime settimane per i Btp extralunghi.
A chi non conosca questo pattern grafico fra i più vecchi e affidabili ricordiamo che si tratta di un indicatore in cui il movimento di prezzo di uno strumento finanziario assomiglia proprio a una tazza, seguita da una successiva discesa. Quando questa è terminata si determina un’occasione per andare “long”.
Un caso concreto
Il Btp 2,25% 2072 (Isin IT0005441883) – riferimento importante trattandosi dell’extralungo d’eccellenza – conferma il tutto: minimo a 53,57 euro il 12 ottobre, con conseguente tazza che lo porta a un massimo di 61,45 euro il 27 ottobre e l’ineluttabile discesa a 57,34 dell’8 novembre, per poi ripartire all’assalto di nuovi massimi di periodo.
Si trova ora ad affrontare l’area di congestione di settembre, corrispondente ai livelli della chiusura di ieri (63,8 euro). Naturalmente una precisazione è d’obbligo: la fase attuale dei Btp è ancora sensibile a molte vicende parallele di politica interna, di andamento dell’inflazione e di annunci da parte della Bce. Quindi qualcosa potrebbe andare storto ma l’analisi grafica il segnale “long” lo dà e lo conferma anche per altre scadenze lunghe.
La verifica
Un caso quello del 2072? La domanda è in realtà inutile, perché la stessa conformazione grafica si nota su tutti gli altri Btp molto lunghi, con in più dei riferimenti di resistenze future che per il 2072 appaiono meno significative. Il 2,8% 2067 (Isin IT0005217390) ha uno storico molto lungo e rispetto alla chiusura ieri a 76,2 conferma non solo una “tazza con manico”, ma fornisce pure indicazioni di possibili resistenze nell’immediata vicinanza dei 77,4 e poi degli 81,1 euro.
Il movimento rialzista degli ultimi giorni lascia intendere che il target oltre 80 è possibile, così come lo sarebbe per altri Btp, naturalmente con differenti riferimenti delle quotazioni.
Una mina certamente c’è
I mercati sembrano davvero aver cambiato atteggiamento nei confronti dei nostri titoli di Stato, ma non si può ignorare un rischio doppio: la voglia della Bce di rialzare i tassi e soprattutto di normalizzare gli strumenti di politica monetaria, con l’inizio di quel “Quantitative Tightening” (stretta sugli acquisti di titoli di Stato da parte di Eurotower) di cui si parla da tempo e che a dicembre potrebbe trovare una prima conferma.
Se non ci saranno parole al vento, nel frattempo l’onda lunga dei Btp è destinata a proseguire almeno fino ad allora, il che d’altra parte si verifica su tutti gli altri governativi europei. È il caso così di rifare il punto su resistenze e supporti del rendimento del decennale (inverso logicamente all’andamento delle quotazioni): al 3,9% della chiusura di ieri si registrano livelli di attacco all’eventuale superamento del 3,76% e di difesa in presenza di un ritorno sopra il 4,12%, inevitabilmente in chiusura di seduta e soprattutto se il trend si estendesse su tutta la curva, che nel frattempo si è appiattita molto più di quanto ci si attendesse solo qualche settimana fa. Con un verdetto definitivo non tanto tranquillizzante.
Oggi conviene collocarsi sui 4/5 anni piuttosto che sugli extralunghi. Il loro 3,4-3,5% di yield appare più che soddisfacente, soprattutto se l’inflazione dovesse dare primi segnali di stanchezza alla prossima rilevazione.
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