Titoli di Stato italiani: tassazione interessi e plusvalenze. La guida completa

Claudia Cervi

19 Agosto 2023 - 08:21

Come funziona la tassazione dei titoli di Stato italiani? Guida completa sul regime fiscale degli interessi e delle plusvalenze maturati su BTP, BTp Italia, BOT, CCTeu e CTZ.

Titoli di Stato italiani: tassazione interessi e plusvalenze. La guida completa

Come funziona la tassazione dei Titoli di Stato italiani? Quante tasse si pagano sui BTP, BOT, CTZ e i CCTeu?

BTP, BTp Italia, BOT, CCTeu e CTZ sono Titoli di Stato italiani, strumenti finanziari molto apprezzati da chi è alla ricerca di investimenti sicuri.

Le tasse sui Titoli di Stato italiani variano in base al reddito generato (interessi o plusvalenze) e al titolare (persona fisica o impresa), come stabilito dal Decreto Legislativo numero 239/96 (e successive modifiche ed integrazioni) e dal d.p.r. 917/1986-Testo Unico delle Imposte sui Redditi. In pratica:

  • Per le persone fisiche il calcolo è molto semplice e prevede un’imposta sostitutiva del 12,5% applicata con ritenuta alla fonte sugli interessi maturati.
  • Per le aziende commerciali, invece, il regime fiscale è un po’ diverso e gli interessi maturati entrano nella base imponibile su cui si calcolano le imposte sui redditi d’impresa.

Ecco una guida completa sulla tassazione dei Titoli di Stato con tutti i riferimenti normativi, il regime fiscale e l’aliquota di tassazione prevista.

Tasse sui Titoli di Stato italiani: persone fisiche

Quante tasse si pagano sui Titoli di Stato italiani? Com’è noto i Titoli di Stato italiani rappresentano una fonte importante del risparmio delle famiglie italiane.
Proprio per questo motivo, il legislatore fiscale ha previsto un trattamento fiscale agevolato per tale forma di investimento finanziario.

Attualmente le persone fisiche sono soggette ad un’imposta sostitutiva con aliquota del 12,50% che si applica sui seguenti redditi:

  • interessi cedolari;
  • plusvalenza, data dalla differenza tra prezzo di emissione sotto la pari (100) e valore di rimborso.

Le tasse sui Titoli di Stato italiani che gravano sul contribuente colpiscono quindi gli interessi maturati nel periodo di possesso (holding period) dei titoli medesimi.

Proviamo a chiarire con un esempio pratico. Nel caso di acquisto di un Titolo di Stato per 1.000 euro, venduto in seguito per 1.400 euro, la base su cui calcolare l’imposta sostitutiva è calcolata sulla differenza tra questi due prezzi: 1.400 - 1.000 = 400 euro. Questo importo viene ridotto del 48,08%, che è il tasso di detrazione fiscale, ottenendo 400 x 48,08% = 192,32 euro. L’imposta sostitutiva, che è il 26% di questa base calcolata, corrisponde a 192,32 x 26% = 50 euro.

In sostanza, questa tassa rappresenta il 12,5% della differenza di prezzo tra l’acquisto e la vendita del titolo. Quindi, nel caso di questo esempio ipotetico, la tassa sul profitto realizzato sarebbe di 50 euro.

Per i Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) e per i Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ) privi di cedola, gli interessi sono rappresentati dalla differenza positiva tra il valore di acquisto ed il valore di rimborso. Su tale valore si applica l’imposta sostitutiva con aliquota del 12,50%.

Come si pagano le tasse sui Titoli di Stato italiani detenuti da persone fisiche?

A questo punto vediamo come si pagano le tasse sui Titoli di Stato italiani detenuti da persone fisiche al di fuori dell’esercizio di un’attività d’impresa.

L’imposta sostitutiva viene applicata direttamente dall’intermediario finanziario/banca mediante il sistema della ritenuta alla fonte a titolo di imposta definitiva.

Al contribuente non è richiesto alcun altro onere, né di carattere sostanziale né di carattere formale (in questo caso il contribuente non deve indicare nulla in dichiarazione dei redditi).

La normativa fiscale e quella finanziaria (TUB) prevedono che l’intermediario/banca debba risiedere fiscalmente in Italia ed intervenire nelle due fasi di gestione dei Titoli di Stato italiani che possono determinare un reddito per il contribuente ovvero:

  • riscossione degli interessi cedolari;
  • trasferimenti di Titoli di Stato.

In merito al secondo punto, in particolare, la normativa di riferimento definisce “trasferimento dei titoli” le seguenti fattispecie:

  • le cessioni;
  • qualunque altro atto, a titolo oneroso o gratuito, che comporta il mutamento della titolarità giuridica dei titoli;
  • i trasferimenti ad altro deposito o conto intrattenuto presso lo stesso od altro intermediario;
  • i prelievi dai depositi costituiti presso altri intermediari.

Tasse sui titoli di Stato per le persone fisiche non residenti

Le tasse sui Titoli di Stato italiani non si applicano se percepiti da soggetti residenti all’estero nei Paesi c.d. “white list” (vedi D.M. 4 settembre 1996).

Di conseguenza, i soggetti non residenti ma residenti nei Paesi White List non sono soggetti ad imposizione sostitutiva sui Titoli di Stato italiani.

In generale, per i contribuenti residenti nei Paesi che assicurano lo scambio d’informazioni con l’Amministrazione finanziaria, individuati dal D.M. 4 settembre 1996 e successive modificazioni ed integrazioni (consultabile nel sito Internet
www.agenziaentrate.gov.it), è previsto l’esonero dalle imposte italiane, in relazione ad alcuni redditi di capitale e redditi diversi di natura finanziaria (plusvalenze).
Nello specifico l’esonero è previsto per:

  • interessi, premi e altri frutti derivanti da:
    • obbligazioni e titoli similari emessi da banche e società per azioni quotate;
    • titoli di Stato e titoli obbligazionari emessi da enti pubblici ed enti territoriali
  • interessi derivanti da depositi e conti correnti diversi da quelli bancari e postali
  • plusvalenze su cessioni di partecipazioni non qualificate in società residenti in Italia e plusvalenze su titoli diversi da partecipazioni sociali
  • Agevolazioni relative ad investimenti in fondi comuni italiani

Qualora le persone fisiche non residenti non siano titolari dei requisiti previsti dalla normativa fiscale, i redditi derivanti dai Titoli di Stato italiani posseduti saranno soggetti a tassazione con l’imposta sostitutiva al 12,50%.

Gli interessi o le plusvalenza sui Titoli di Stato italiani percepiti da una stabile organizzazione non sono soggetti al regime fiscale della ritenuta alla fonte a titolo definitivo.
Al contrario, tali redditi sono considerati componenti positive del Conto Economico (articolo 2425 codice civile) e come tali entreranno a far parte della base imponibile da assoggettare ad imposte.

Tasse sui titoli di Stato italiani: imprese commerciali

Non tutti gli investitori in titoli di Stato sono soggetti all’aliquota del 12,50%:

  • i contribuenti titolari di reddito di impresa sono tassati con l’aliquota Irpef in base al reddito complessivo dell’attività commerciale in cui confluiscono gli interessi sui titoli di Stato.
  • per le società di capitali e gli enti pubblici e privati diversi dalle società, gli interessi sui titoli di Stato contribuiscono al profitto societario, tassato con aliquota Ires, attualmente pari al 24%.

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