Note di Vino

Note di Vino

di Antonella Coppotelli

Come uccidere un’eccellenza enologica grazie all’intelligenza artificiale. Focus sullo spot Città del Vino 2025

I Castelli Romani sono stati investiti del titolo Città del Vino 2025. La testimonial è un’influencer nata dall’intelligenza artificiale. Abbiamo fallito completamente l’obiettivo.

Come uccidere un'eccellenza enologica grazie all'intelligenza artificiale. Focus sullo spot Città del Vino 2025

Il 2025 è un anno importante per la fascia dei Castelli Romani che, per chi non lo sapesse, rappresentano una delle zone di maggiore produzione vitivinicola della Capitale. A onor di cronaca, ricordiamo che la prima denominazione DOC fu attribuita insieme ad altre tre proprio alla Frascati DOC, comune tra i più importanti e rinomati all’interno del territorio designato. Digressioni storiche a parte, quest’anno vede i Castelli Romani essere insigniti del titolo Città del Vino 2025.

Un riconoscimento importantissimo per una zona di eccellenza che raggruppa sotto questo titolo 11 comuni e che, glorie storiche a parte, riabilita un territorio non apprezzato fino in fondo in termini di produzione. Sicuramente nel corso degli anni, è stato fatto poco in termini di marketing e di comunicazione e spesso il vino dei Castelli è stato associato allo «sfuso da osteria» di dubbia provenienza e qualità con tutte le conseguenze negative del caso. Eppure parliamo di un terrorir davvero eccezionale, di origine vulcanica che conferisce alle viti specifiche caratteristiche e custodisce una serie di vitigni autoctoni come, per esempio, la Malvasia di Candia, il Bellone, il Trebbiano Giallo e il Cesanese che ci regalano fantastiche sensazioni al palato.

Essere investiti del titolo Città del Vino 2025 per i Castelli Romani, è quindi, una grandissima occasione di riscatto e di riconoscenza per tutti quei piccoli e medi produttori che hanno messo mano alla terra e portano avanti tra mille difficoltà un’identità territoriale e una filosofia di vinificazione di qualità superiore e che meriterebbero la giusta riconoscibilità.

Qui, come nelle migliori tradizioni di marketing, dovrebbe intervenire un’accurata strategia di comunicazione che desse voce e corpo a chi giorno dopo giorno ci mette faccia e mani. Purtroppo non è andata così perché la promozione di Castelli Romani come Città del Vino 2025 è stata affidata alla procace, maliziosa e sexy Francesca Giubelli che tutto ha fatto nei due minuti scarsi di video tranne che evidenziare l’anima di questo territorio. In una parola ha completamente fallito il proprio ruolo di testimonial e di brand ambassador. Non solo lei che, in realtà, ha fatto il massimo di quanto le è stato commissionato ma tutto il sistema. Ricordo che siamo in odore di dazi Trump e che dovremmo puntare bene sul nostro mercato interno e, forse, adottare strategie più sensate.

Poco male, direte voi, in fondo Bacco, Tabacco (un po’ meno in questi ultimi tempi) e Venere sono sempre andati a braccetto e, se ben orchestrati, rappresentano un duo (se escludiamo il secondo) vincente in uno storytelling commerciale. E allora se strategia che vince, non si cambia, per fare il verso a un altro detto, perché prendersela tanto con la povera Francesca Giubelli?

Il motivo è presto detto: la bellissima ragazza che appare nel video è un’influencer creata dall’intelligenza artificiale che conta quasi 12.000 follower su Instagram con tanto di spunta blu autorizzata da Meta. Grande plauso a Emiliano Belmonte, Valeria Fossatelli e Francesco Giuliani, creatori di questa bellezza virtuale che ha visto la luce a inizio dello scorso anno e che in poco tempo ha fatto carriera nell’ambito enogastronomico e della moda, ma usare la sua immagine qui, mi spiace dirlo, è stato un completo buco nell’acqua.

Ora chi vi scrive sarebbe davvero una grandissima ipocrita se demonizzasse in toto la tecnologia e il suo avanzamento, ma per favore non confondiamo quest’ultimo con evoluzione e innovazione perché in questo specifico caso non c’è veramente niente di rivoluzionario, anzi! Usare un’influencer nata dall’AI per parlare di vino e di un territorio specifico come quello dei Castelli Romani che necessita di riabilitazione e di una seria promozione è quanto di più offensivo e fallimentare si potesse scegliere. Vi invito a guardare il video e a tentare di farvi trasportare dal punto di vista emozionale.

Sfido chiunque di voi a uscire da questa visione che, seppur breve, è lunga nell’economia di una fruizione online, con la curiosità di approfondire. Oltre a essere decisamente sessista come spot tanto che ci ricorda il “Sarò la tua bionda” della Peroni di qualche anno fa, non vi è il minimo accenno ai territori che compongono i comuni dei Castelli Romani prescelti. Tutta l’ambientazione è un asettico cliché senza anima di un’Italia vista da un occhio virtuale cui mancano solo la pizza e il mandolino.

Non viene fatto il minimo accenno alle specialità del territorio, alla bellezza di certe vigne, ai colori del vino, alle mani dei produttori. Le uniche che si vedono sono quelle della nostra Francesca che in più di un’occasione impugna anche male il bicchiere!

Francamente quando ho in mente il racconto del vino che, ricordiamolo, è un organismo vivente, a tutto penso tranne che affidarlo a un’intelligenza artificiale. Il titolo di Città del Vino è una grandissima occasione per qualsiasi territorio. Perché, allora, sprecare un’opportunità del genere così, alla ricerca della soluzione più facile e fintamente innovativa senza l’effetto finale desiderato? Perché non provare ad allargare le vedute puntando su di noi invece di remarci contro? Non potrebbe essere questa la vera rivoluzione?

Perché non mostrare realmente i luoghi, le cantine, gli avventori e non far percepire i profumi? Perché non metterci la faccia e creare finalmente un circuito di economia virtuosa che porterebbe beneficio a tutti? Sono arrabbiata, non lo nego, è una chance persa di fare bene con le persone giuste, vive, magari meno fascinose di Francesca Giubelli, ma decisamente più affascinanti e vere.

Ricordo ancora una volta che siamo in odore di dazi Trump su vini e alcolici europei, quindi Italia compresa e che tante piccole cantine si sostengono con il mercato a stelle e a strisce. Sarebbe un vero peccato perdere altre preziose occasioni.

Antonella Coppotelli

Responsabile Area Marketing & PR Money.it

Per maggiori informazioni su Note di Vino scrivere un'email a redazione@money.it

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