Ministro o ministra? Come si indica correttamente il ministro donna? Il parere dell’Accademia della Crusca.
Come deve essere chiamato il ministro donna?
È la domanda che ogni cittadino si pone nel momento in cui vuole riferirsi ad una donna che fa parte del Consiglio dei ministri.
La risposta al quesito è più complessa ed articolata di quanto possa sembrare perché, oltre alle regole della grammatica italiana, bisogna tener conto del sessismo diffuso.
Molto spesso, inoltre, sono le stesse ministre a preferire il genere maschile, creando non poca confusione.
Vediamo come l’Accademia della Crusca risolve la questione.
Ministro o ministra?
Le donne che rivestono il ruolo di ministro sanno bene quanto sia sentita la questione inerente la forma corretta del nome professionale: ministro o ministra?
La formazione femminile dei nomi professionali ha da sempre creato dei problemi, vuoi perché si tratta di forme a cui non siamo abitati, vuoi perché non si conosce la regola grammaticale o, nella maggior parte dei casi, perché ci si ostina ad usare anche per le donne il sostantivo al maschile.
Dunque, si tratta di una questione dove i principi grammaticali si intrecciano con ragioni extralinguistiche, soprattutto con il cambiamento culturale avvenuto negli ultimi anni, grazie al quale sempre più donne accedono a lavori e ad incarichi che prima erano appannaggio dei soli uomini.
Tuttavia, secondo l’autorevolissima Accademia della Crusca, la grammatica italiana parla chiaro: si deve usare il genere femminile, quindi il termine “ministra”.
La posizione dell’Accademia della Crusca
MInistro o ministra è un dubbio molto caro all’Accademia della Crusca la quale è stata investita della questione a più riprese.
La risposta definitiva è arrivata nel 2013, quando a capo dell’Accademia c’era Nicoletta Maraschio. In questa occasione la Crusca ha ribadito che è opportuno usare il genere grammaticale femminile per indicare tutti i ruoli istituzionali ricoperti dalle donne.
Quindi sono forme corrette la ministra, la presidente, l’assessora, la senatrice, la deputata e così via. Non solo, il genere femminile va usato anche per le professioni che, fino a qualche decennio fa, erano appannaggio dei soli uomini: la chirurga, l’avvocatessa, l’architetta, la magistrata, esattamente come i nomi professionali a cui siamo già abituati come l’infermiera, la maestra e la scrittrice.
Cosa dice la Treccani?
La parola “ministra” viene riconosciuta in maniera indiscussa anche dalla Treccani. L’autorevole enciclopedia ribadisce che in passato il termine “ministra” veniva usato in maniera scherzosa ma che oggi, invece, indica a pieno titolo una donna che è a capo di un dicastero, tuttavia la Treccani sostiene che la terminologia tecnica sia “ministro” a prescindere dal genere.
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