La mortalità del coronavirus potrebbe essere inferiore a quella dell’influenza, secondo uno studio giapponese che ha fornito conclusioni inaspettate. Ma gli esperti invitano alla cautela.
Il coronavirus è davvero più pericoloso della comune influenza? È l’interrogativo che ricorre da tempo e precede persino la pandemia stessa.
Il tasso di mortalità del nuovo virus è stato messo spesso in discussione e gli esperti sono apparsi divisi sulla questione. A fare da sfondo al dibattito le modalità di conteggio delle vittime, spesso tra i morti rientrano pazienti che presentavano svariate patologie pregresse.
Un recente studio giapponese sul sangue di alcuni pazienti però potrebbe fornire qualche spiegazione in più.
Mortalità coronavirus più bassa dell’influenza? Lo studio
Che il coronavirus sia molto più temibile dell’influenza lo abbiamo potuto osservare con i nostri occhi in questi mesi. Tanti i fattori che lo rendono una minaccia, dalla trasmissione da asintomatici alla rapidità con cui avviene il contagio, ma soprattutto l’assenza di un vaccino.
I ricercatori del Medical Central Hospital della città di Kobe, in Giappone, hanno condotto uno studio su 1000 campioni di sangue di pazienti arrivati in ospedale con sintomi diversi da quelli causati dal coronavirus tra fine marzo e inizio aprile. Solamente 33 campioni, quindi il 3,3%, ha prodotto anticorpi, e se i dati venissero confermati anche in altre Prefetture del Paese vorrebbe dire che solo lo 0,01% sarebbe deceduto per COVID-19.
Dallo studio è emerso quindi che l’influenza potrebbe avere un tasso di mortalità superiore a quello del coronavirus, ma significherebbe anche che in percentuale dell’intera popolazione nella città di Kobe, solamente 50mila persone si sarebbero infettate.
Risultati da prendere con le pinze
I medici che hanno condotto lo studio invitano a prendere i risultati con le pinze, visto che i test sono stati condotti solo su pazienti ambulatoriali. Kihara Yasuki, direttore dell’ospedale, ha spiegato come sia possibile che molte più persone abbiano contratto il virus e prodotto di conseguenza gli anticorpi.
Non solo, visto che nei numeri forniti dalle istituzioni non sono stati contemplati coloro che a gennaio avevano accusato sintomi influenzali insoliti. Le conclusioni dello studio probabilmente non influiranno sulle decisioni del Governo giapponese. Le misure restrittive e il distanziamento sociale sono ancora le uniche armi in nostro possesso contro la diffusione dei contagi.
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