Due professori dell’Università di Stanford lavorano ad un progetto per realizzare una batteria ad acqua salata.
L’energia scarseggia. Nella società odierna in cui continuamente abbiamo bisogno di alimentare strumenti e dispositivi elettronici (pc, tablet, elettrodomestici) uno dei maggiori problemi è far fronte alle risorse di energia. Si aggiunge alla annosa questione anche il problema del reperimento delle fonti, che da anni ormai su segnalazione di esperti, è ben noto, sono in via di esaurimento.
Da molto tempo infatti sono in molti ad occuparsi di sollecitare il problema, tentare di ideare e pensare a soluzioni per un risparmio o una migliore gestione dell’energia. Ma soprattutto si cerca di rintracciare tutte le potenziali fonti di energia rinnovabile e di studiarne tutti i possibili utilizzi nelle attività quotidiane più comuni.
Negli stati Uniti una start-up ha dato avvio alla sperimentazione di fonti alternative di energia come la Aquion, con sede a Pittisburg e con fondi per 55 milioni di dollari, tra gli investitori anche Bill Gates. Da una parte le start-up, dall’altra le strutture universitarie che finanziano progetti, come quello di una particolare batteria, che potrebbe essere alimentata attraverso elementi presenti in natura, e la cui quantità non è a rischio esaurimento, si tratta di una batteria ad acqua salata.
A dedicarsi al perfezionamento di questa tipologia di energia rinnovabile sono i professori Steven Chu, fisico, nonché premio Nobel ed ex segretario di Energia degli Stati Uniti e il professore Yi Cui che nei corridoi del dipartimento di fisica all’università di Stanford, cercano di investire la propria professionalità in progetti in grado di migliorare la salute del pianeta.
La batteria si chiama Hybrid Ion (AHI ™) si basa su un processo chimico brevettato, che sfrutta energie rinnovabili, tecniche di produzione low-cost dagli efficienti risultati e dalle potenzialità elevate, tale da poter essere utilizzata come fonte di energia per intere realtà cittadine oppure per il funzionamento di un’abitazione.
Steven Chu intervistato dal The Atlantic spiega che: «esistono già vari esempi di potenziali usi di tali batterie, fra cui le macchine elettriche. Tali tecnologie permetterebbero di guidare con una maggiore, quasi doppia, densità di energia a prezzo ridotto 200 dollari a kilowatt.
Ciò é possibile grazie ai materiali che vengono impiegati nella creazione di tali strumenti, fra cui elettrodi di silicio. Secondo l’esperto il silicio può immagazzinare 10 volte più litio del carbonio, utilizzato nella tecnologia esistente. Il problema del silicio è l’espansione: il silicio ha una notevole espansione fisica e pertanto rischia di rompersi». Pertanto i due scienziati stanno rivolgendo la loro attenzione all’uso di nanotecnologie.
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