5 in condotta: ecco come e in quali casi si può perdere l’anno a causa del voto sul comportamento.
Si avvicinano le pagelle di fine anno per gli studenti e le studentesse di ogni ordine e grado e, in alcuni casi, possono sorgere da parte delle famiglie e dei ragazzi dubbi sull’ammissione all’anno successivo. Nella maggior parte dei casi si tratta di voti bassi e troppi debiti oppure del superamento del limite di assenze cumulabili.
Ci sono però rari casi in cui si può incorrere in una bocciatura per motivazioni legate al comportamento: è il caso 5 in condotta.
Questa valutazione è da considerarsi un caso pressoché eccezionale viste le condizioni limitate in cui può essere attribuita ma è un tema sul quale vale la pena riflettere.
I dati sul fenomeno non sono molto aggiornati ma, secondo le statistiche pubblicate dal Miur riferite all’anno scolastico 2016-17, su 1,9 milioni studenti iscritti dal primo al quarto anno delle superiori 1.835 sono stati sanzionati con una bocciatura dovuta al voto insufficiente condotta. Stiamo parlando dello 0,1 per cento degli studenti italiani.
Bocciati con 5 in condotta: cosa dice la legge
La bocciatura per condotta è una misura disciplinare che viene adottata quando uno studente ha un comportamento reiterato particolarmente inadeguato o indisciplinato. Questa fattispecie è regolamentata dalla legge del 30 ottobre 2008 voluta dall’allora ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Mariastella Gelmini, in carica durante nel governo Berlusconi IV.
Al tempo si decise infatti che una valutazione del comportamento inferiore alla sufficienza, ovvero a 6 su 10, riportata in sede di scrutinio finale comportasse la non ammissione automatica al successivo anno di corso o all’esame conclusivo del ciclo di studi. Ma quali sono i casi in cui questo può accadere?
Quando si boccia per condotta: iter e motivazioni
Per assegnare il 5 tuttavia devono esserci determinati presupposti.
Nello specifico devono essere stati commessi “reati che violino la dignità e il rispetto della persona umana” (es. violenza privata, percosse, reati di natura sessuale etc.), oppure deve esservi una concreta situazione di pericolo per l’incolumità delle persone (es. incendio o allagamento) e il fatto commesso deve essere di tale gravità da richiedere una deroga al limite dell’allontanamento fino a 15 giorni deciso dal Consiglio d’Istituto.
La bocciatura infatti può essere decisa solo in caso di recidività e impossibilità di reinserimento durante l’anno. Non si parla insomma di un avvenimento isolato anzi, come si legge nel decreto:
“La valutazione espressa in sede di scrutinio intermedio o finale non può riferirsi ad un singolo episodio, ma deve scaturire da un giudizio complessivo di maturazione e di crescita civile e culturale dello studente in ordine all’intero anno scolastico”.
La bocciatura per condotta richiede quindi prove documentate e deve essere svolta un’indagine o un processo di valutazione dando allo studente la possibilità di testimoniare rispetto agli eventi.
Regioni a rischio e conseguenze psicologiche
Aspetto preoccupante, già presente nelle rilevazioni MIUR dell’a.a. 2016-2017, sono le enormi differenze regionali connesse a questo fenomeno con il record negativo della Campania con 683 studenti insufficienti (lo 0,3%). Puglia e Abruzzo seguono con percentuali che oscillano tra lo 0,3% e lo 0,2% del totale degli alunni iscritti. Rispettivamente 265 studenti in Puglia (0,2%) e 70 studenti in Abruzzo (0,2%).
Questa pratica inoltre desta da sempre numerose perplessità. Tra i punti più critici resta l’assenza totale di scrutinio. Tempo fa Mario Rusconi, presidente dell’Anp-Lazio, rilasciò alla stampa una dichiarazioni di peso su questo tema:
«Noi riteniamo che nei casi più gravi sia più efficace un’esperienza in strutture esterne, alla Caritas, in ospedali, o per associazioni che mettano a contatto i ragazzi con aspetti difficili o dolorosi della vita. Così la sanzione ha davvero un valore educativo e di restituzione».
A seguito di una bocciatura per condotta dovrebbero infatti essere richiesti programmi formativi speciali per aiutare lo studente a migliorare il proprio comportamento. Questi interventi educativi potrebbero includere consulenza, supporto psicologico o partecipazione a corsi specifici sulla gestione emotiva cercando quindi di limitare fenomeni di recidiva e conseguente dispersione scolastica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA