La quota di ragazzi che cercano un impiego senza trovarlo è ai minimi dal 2008, però sono ancora tanti quelli che non lavorano o studiano.
Non lavorano, non studiano e non sono inseriti in percorsi di formazione. Sono i Neet, (neither in employment or in education or training), i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni (oppure tra i 15 e i 34, secondo un’accezione più larga), di cui spesso si parla a proposito delle difficoltà dei giovani a inserirsi nel mondo del lavoro o a proseguire negli studi.
Considerando la fascia d’età più ampia (tra i 15 e i 34 anni) oggi in Neet in Italia sono circa 2,1 milioni, mentre nel 2018 superavano i tre milioni. Tuttavia, nonostante l’Italia abbia raggiunto nel 2024 il più basso livello di disoccupazione giovanile degli ultimi sedici anni, è ancora tra i Paesi europei con il più alto livello di ragazzi che rientrano nella categoria. Nell’Unione Europea fa peggio solo la Romania, mentre tutte le altri principali economie del Continente conoscono sì il fenomeno, ma in misura molto più limitata.
Secondo i dati Eurostat, nel 2023 i Neet italiani sono stati il 16,1% nella popolazione di età compresa tra i 15 e i 24 anni e il 18% in quella tra i 15 e i 34. Che si prenda la prima o l’altra fascia d’età, poco cambia: l’Italia risulta sempre seconda in Ue per numero di ragazzi che non lavorano, studiano o seguono percorsi di formazione (per il campione 15-34 anni a parimerito con la Grecia). A livello medio Ue la quota di Neet è dell’11,2% per i ragazzi tra i 15 e i 24 anni e del 12,4% per quelli tra i 15 e i 34. [...]
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