Uno studio ha dimostrato come il lavoro rimodelli il nostro cervello. Ecco con quale professione alcune aree celebrali lavorano di più.
I sommelier sono “più intelligenti”, o meglio riescono a far lavorare in sinergia due aree specifiche del cervello rispetto a persone non esperte di vino.
Lo dimostra uno studio che ha indagato la risposta cerebrale alla degustazione di vino, scoprendo che la formazione dei sommelier non solo affina il palato, ma “rimodella il cervello stesso”.
Lo studio, Sniffing out meaning: Chemosensory and semantical neural changes in sommeliers, ha lo scopo di studiare se e come i sommelier sono capaci di individuare sottili differenze tra i vini e se sono in grado di verbalizzare tali sensazioni.
Per poter condurre tale studio, gli scienziati hanno deciso di testare le papille gustative degli enologi, amanti del vino e persone che bevono la bevanda solo occasionalmente. Lo studio ha portato a dei dati sorprendenti. Ecco perché chi fa il sommelier è “più intelligente” e come è stato condotto lo studio.
Quale lavoro rende “più intelligenti”: lo studio sui sommelier
Gli scienziati hanno deciso di utilizzare l’analisi della risonanza magnetica funzionale per comprendere le differenze tra il modo in cui i sommelier e le persone che solo occasionalmente bevono vino adoperano alcune aree cerebrali durante una degustazione.
Lo studio è alquanto interessante, ma dovrà essere reiterato più volte e ripetuto su vasta scala per poter essere realmente confermato. In ambito scientifico, infatti, è necessario che alla ripetizione dell’esperimento si ottenga lo stesso risultato.
Lo studio è stato condotto su un gruppo tutto sommato ristretto, composto da 28 adulti sani, divisi tra sommelier qualificati e bevitori occasionali di vino.
A entrambe le parti sono stati dati 4 diversi vini spagnoli da degustare mentre i loro cervelli erano collegati a una macchina per la risonanza magnetica e gli è stato chiesto di valutare la complessità di ciascun vino. I vini somministrati sono stati:
- Penedès Chenin Blanc;
- Godello di Valdeorras;
- Ribera del Duero Tinta del país 100% Tempranillo;
- un blend rosso Priorat di Garnacha, Cabernet Sauvignon, Syrah e Cariñena.
La capacità di valutare la complessità di un vino è stata poi giudicata anche dopo la risonanza magnetica, dove è stata data loro la stessa attività da svolgere per misurare come i sommelier potessero cogliere le sottili differenze nel sapore e nell’aroma del vino.
Come spiegato da Manuel Carreiras, direttore scientifico del Basque Center on Cognition, Brain and Language: “l’attuale studio rappresenta uno dei pochi esperimenti che hanno esaminato la struttura e la funzione del cervello dei sommelier durante le degustazioni”.
Perché chi fa il sommelier è “più intelligente”?
Come dimostrato dalla ricerca alcune professioni attivano simultaneamente più aree cerebrali, come nel caso dei sommelier. I risultati dello studio hanno anche rivelato che i sommelier e i bevitori occasionali hanno coinvolto diverse regioni del cervello durante la degustazione del vino.
Sono state riscontrate delle differenze sostanziali. Nei sommelier è stato attivata l’area dedicata ai sensi, ma anche le regioni coinvolte nelle operazioni semantiche. Come spiegato dai ricercatori, infatti:
I risultati indicano che l’esperienza nella degustazione del vino probabilmente modula sia i circuiti di degustazione che quelli linguistici per produrre capacità di riconoscimento del sapore superiori.
La prima area menzionata riflette la capacità di elaborazione sensoriale differenziale, mentre ila seconda area riflette la capacità dei sommelier di prestare attenzione agli input sensoriali rilevanti e di tradurli in descrizioni verbali complesse, dimostrando una maggiore sincronizzazione tra queste due aree cerebrali apparentemente indipendenti.
Ciò significa che i sommelier sono riusciti a integrare questi due “circuiti” per ottimizzare la loro capacità di distinguere sottili differenze nel carattere qualitativo del vino. Una capacità che con altri lavori non è stata integrata.
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