I diamanti coltivati hanno conquistato le nuove generazioni grazie alla loro sostenibilità, ma è davvero così? Non tutte le aziende rispettano le norme. Ecco cosa sono e il loro valore sul mercato.
Regalare un anello di fidanzamento con un diamante ecosostenibile oggi è possibile grazie ai diamanti sintetici, la nuova frontiera delle giovani generazioni che prestano la massima attenzione alle sorti del nostro Pianeta.
Il termine più corretto da utilizzare sarebbe lab-grown diamonds, ossia diamanti coltivati in laboratorio. Queste pietre preziose sono da un punto di vista chimico identiche da quelle naturali che vengono estratti dalle miniere.
Pietre che sembrano essere uguali anche nelle caratteristiche di purezza (cut, color, carat, clarity) ottenendo certificazioni a livello internazionale. Solo in una cosa sono molto differenti: quelli lab sono sostenibili. Il loro impatto ambientale e sociale, infatti, non nuoce all’ambiente e alle persone.
Ed è per questo che nel 2023 le vendite di diamanti coltivati in laboratorio sono aumentate del 16% rispetto al 2022. Eppure, in alcuni casi la sostenibilità è ben lungi dall’essere raggiunta. Non tutte le aziende producono diamanti sintetici in maniera sostenibile.
È quindi opportuno approfondire la questione, spiegando cosa sono, qual è il loro valore sul mercato e la verità sulla loro ecosostenibilità.
Diamanti sintetici: cosa sono i diamanti coltivati e come si formano
Ma esattamente cosa sono i lab-grown diamonds? I diamanti coltivati sono gemme preziose che nascono in laboratorio secondo il principio della circolarità. I diamanti sintetici sono chimicamente identici e interamente realizzati in carbonio, benché gli esperti possano individuare e riconoscere un diamante naturale da uno prodotto in laboratorio.
Come spiegato dagli scienziati, sono sufficienti pochissime schegge - di elevata purezza - per iniziare la produzione. Queste piccole parti di diamante diventano dei semi che vengono sottoposti a elevate temperature, poste in incubazione per almeno quattro settimane.
Il processo prevede di sottoporre il carbonio ad alta pressione e alta temperatura, imitando le condizioni naturali che formano i diamanti sotto la superficie terrestre nel corso di milioni se non miliardi di anni. Dopo un mese in questo speciale forno i diamanti sono quindi pronti per venire lavorati, tagliati e lucidati esattamente come accade con quelli estratti.
I diamanti da laboratorio sono stati progettati per la prima volta negli anni ’50, ma sono stati utilizzati principalmente nelle industrie per il taglio della pietra, l’estrazione mineraria e gli strumenti di odontoiatria. Ma nel corso del tempo, grazie al progresso scientifico, oggi è possibile coltivare pietre con difetti minimi
Ciò significa che è possibile coltivare e creare un diamante in laboratorio assecondando dimensioni e qualità desiderate, abbattendo i costi di produzione e quindi causando un rapido calo dei prezzi.
Diamanti coltivati in laboratorio: qual è il loro vero valore sul mercato
Grazie all’abbattimento dei prezzi di produzione, i diamanti creati in laboratorio costano di meno. Una caratteristica che ha conquistato sempre più giovani.
I nuovi diamanti si sono ritagliati una porzione di mercato delle pietre naturali. A livello globale, infatti, i diamanti coltivati in laboratorio rappresentano ormai il 5-6% del mercato, dando via a una vera battaglia di marketing
Stando ad alcuni analisti, però, i diamanti coltivati non conservano nel tempo il proprio valore, Come spiegato dall’esperto dell’industria dei diamanti, Paul Zimnisky: pagare migliaia di dollari per qualcosa che perde la maggior parte del proprio valore in pochi anni potrebbe non essere la scelta migliore per alcuni acquirenti.
Tra cinque o dieci anni, penso che saranno pochissimi i clienti disposti a spendere migliaia di dollari per un diamante da laboratorio. Penso che quasi tutti i diamanti coltivati verranno venduti al prezzo di 100 dollari o anche meno.
Diamanti coltivati, sono veramente sostenibili?
È vero i diamanti creati in laboratorio sono un’ottima soluzione sostenibile per evitare lo sfruttamento del pianeta per l’estrazione di pietre preziose. Infatti, se durante l’estrazione dei diamanti non si seguono rigidissime norme, si rischia di nuocere alla Terra, mettendo a repentaglio la biodiversità.
Eppure, purtroppo, dal punto di vista ecologico, non tutti i diamanti coltivati in laboratorio sono ecosostenibili, poiché molte aziende non impiegano fonti rinnovabili per la coltivazione e creazione dei diamanti. Diverse aziende, infatti, pur dichiarandosi “green” non pubblicano i loro rapporti sull’impatto ambientale e non sono in possesso di certificazioni da parte di enti terzi che possano garantire una produzione nel pieno rispetto dell’ambiente.
La rivista economica statunitense Fortune, ad esempio, mette in guardia i lettori dal “green washing”, riportando il caso di alcune aziende in India che producevano diamanti coltivati tramite l’energia elettrica prodotta dalla combustione del carbone.
È bene quindi che giovani e meno giovani, prima di comprare un diamante, si informino sull’azienda di provenienza e sulla certificazione della produzione dei lab-grown diamonds. E in ogni caso, se si vogliono compiere scelte nel rispetto del Pianeta, è bene ricordare che il diamante più ecosostenibile è un diamante riciclato poiché non richiede energie, senza contare il messaggio d’amore e il legame affettivo che un anello di fidanzamento di famiglia porta con sé, unendo all’eleganza la propria storia e le proprie origini.
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