Prima prova di italiano della maturità 2024: la tipologia A comprende Giuseppe Ungaretti, con il brano “Pellegrinaggio” presente in “Vita d’un uomo”. Ecco l’analisi del testo e cosa sapere.
Giuseppe Ungaretti è l’autore uscito alla prima prova della Maturità 2024. Un nome molto conosciuto e apprezzato dagli studenti, perché ricade tra gli autori che meglio rappresentano il travagliato momento storico che percorre nella sua vita.
Ecco qual è il pensiero di Ungaretti, scoperto attraverso l’analisi del testo del brano uscito per la prima prova (tipologia A) della Maturità 2024, ovvero Pellegrinaggio in “Vita d’un uomo”.
Chi è Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti (1888-1970) è uno dei più influenti poeti italiani del XX secolo. Nato ad Alessandria d’Egitto da genitori italiani, Ungaretti si trasferì in Italia per proseguire gli studi.
La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale, combattendo sul fronte italiano, influenzò profondamente la sua poesia. Va detto che Ungaretti era un interventista, voleva la guerra e partecipare a essa. Solo vivendola ha visto sfumare l’idea che aveva della guerra. Ha iniziato a scrivere in questo frangente, mentre viveva il conflitto sulla sua stessa pelle.
Oggi consideriamo l’autore come uno dei principali esponenti dell’Ermetismo, un movimento letterario che voleva promuovere un linguaggio poetico essenziale e simbolico, caratterizzato da brevità ed intensità espressiva.
Qual è il pensiero di Ungaretti
Il pensiero di Giuseppe Ungaretti è fortemente segnato dalle esperienze traumatiche della guerra. Nei suoi versi esplora temi come la sofferenza, la solitudine, la mortalità e la ricerca di un senso nell’esistenza.
La sua poesia è un tentativo di dare voce all’ineffabile, di esprimere con poche parole le emozioni e le sensazioni più intime.. Ungaretti, a questo scopo, utilizza un linguaggio frammentato e molto simbolico e ogni parola è scelta con cura proprio per il suo potere evocativo.
“Pellegrinaggio”: testo e parafrasi
Il testo della poesia “Pellegrinaggio”:
In agguato
in queste budella
di macerie
ore e ore
ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
come una suola
o come un seme
di spinalbaUngaretti
uomo di pena
ti basta un’illusione
per farti coraggioUn riflettore
di là
mette un mare
nella nebbiaValloncello dell’Albero Isolato agosto 1916
Parafrasi del brano:
Nascosto in agguato tra questi cunicoli come budella (“budella di macerie” – metafora) per tante ore ho trascinato (“ho strascicato” – trascinato come se fosse un morto) il mio corpo (carcassa - metonimia) logoro (usata – francesismo da usèe – usato, consumato) dal fango come una suola o come un seme di biancospino (seme di spinalba – similitudine - riferimento all’Egitto).Ungaretti (Ungaretti: auto-apostrofe) uomo di pena (“uomo di pena” – uomo che sopporta la fatica di vivere) ti basta un’illusione (per sopravvivere l’uomo si attacca a delle illusioni) per trovare il coraggio (coraggio di vivere, di affrontare questo viaggio di pena, questo pellegrinaggio)
Un faro (riflettore) dal fronte nemico (di là) illumina la nebbia trasformandola in un mare (“mette un mare nella nebbia” – la luce fa sembrare la nebbia un tratto mare – metafora).
Riassunto del testo
“Pellegrinaggio” è una poesia inclusa nella raccolta “L’Allegria” del 1921, scritta durante il periodo della Prima Guerra Mondiale. La poesia rappresenta un viaggio nell’animo del poeta, ovvero ricerca interiore.
La poesia descrive Ungaretti che, rimasto per ore tra le macerie e il fango, riflette sulla propria esistenza. Rivolgendosi a sé stesso, il poeta riconosce come, per un uomo di pena abituato alla sofferenza, basti un’illusione per trovare il coraggio di continuare a vivere. Questa illusione è rappresentata dalla visione della nebbia illuminata da un riflettore che si trasforma in un mare.
Analisi del brano
“Pellegrinaggio” è un esempio perfetto della linguistica di Ungaretti, che fa uso del frammentismo: poesie brevi, scritte con un linguaggio analogico e senza punteggiatura, attraverso versicoli composti a volte anche da una sola parola. Questo stile amplifica il significato delle parole, rendendole più incisive e cariche di significato. La disposizione grafica delle parole sul foglio bianco sottolinea la loro importanza, evidenziata dalle pause e dagli spazi vuoti.
La poesia è composta da tre strofe che rappresentano tre momenti distinti e tre immagini separate, creando un effetto di analogia senza un legame logico apparente. Questa struttura frammentaria è tipica dello stile ermetico di Ungaretti.
Ungaretti indica il luogo e la data di composizione a margine della poesia: Valloncello dell’Albero Isolato, vicino a San Martino del Carso, agosto 1916. Lo scopo è dare immediatezza e autenticità alla sua esperienza bellica, come se fossero state trascritte in quello stesso momento.
Spunti sul titolo: cosa significa
Il titolo “Pellegrinaggio” evoca il viaggio. Questo pellegrinaggio è il cammino dell’uomo nella sofferenza, che porta alla consapevolezza della propria fragilità. Gli elementi figurativi che evocano il pellegrinaggio sono il tempo, il trascinarsi e lo stesso fango, tipico di un pellegrino e non di un turista.
Analisi tecnica: la metrica e le figure retoriche
L’analisi metrica ci aiuta a comprendere come con versi liberi e molto brevi, la poesia vuole esaltare al massimo il significato delle parole, rendendole più incisive. I versi 1 e 5 rimano tra loro (in ato). Vi è assenza di punteggiatura, caratteristica di tutte le poesie della prima raccolta dell’autore.
Figure retoriche:
- Budella di macerie: metafora per indicare i passaggi stretti come budella che si sono formati per il crollo delle case;
- Carcassa: metonimia per suggerire un’immagine del suo stesso corpo nella condizione della trincea;
- Seme di spinalba: similitudine positiva, in quanto il seme è simbolo di vita e rappresenta un nuovo inizio, una rinascita in un ambiente devastato dalla guerra e dalla morte;
- Ungaretti: apostrofe per cognome, come si veniva chiamati nell’esercito, per richiamare l’esperienza della guerra che lo ha portato a una perdita di identità;
- Riflettore…mette un mare nella nebbia: metafora per descrive l’illusione di avere sempre una speranza, ma che è anche l’unico stimolo per avere coraggio in una situazione di simile disperazione come la trincea.
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