Cresce la tendenza a pagare con le app nell’eurozona. Secondo la Bce, queste sono particolarmente usate nei pagamenti online e in quelli P2P.
I pagamenti digitali, realizzati con app per smartphone, smartwatch e dispositivi simili, stanno guadagnando lentamente popolarità, è questa la fotografia scattata dalla Banca centrale europea in uno dei suoi ultimi rapporti dal titolo “Study on the payment attitudes of consumers in the euro area (SPACE) – 2022”.
Crescono i pagamenti con le app, ma la strada è ancora lunga
Secondo l’analisi della Bce, rispetto al 2016, in cui praticamente nessuno pagava nei negozi utilizzando le app, nel 2019 si è iniziato a osservare un cambiamento. Il numero di persone che utilizzavano le app per pagare sono passate dallo 0% del 2016, all’1%, così come il valore del transato.
Successivamente queste percentuali sono aumentate ancora, le persone che nel 2022 hanno pagato con le app nei negozi sono passate dall’essere l’1% al 3%, mentre il valore delle transazioni è cresciuto dall’1% al 4%. Sebbene queste percentuali possano sembrare piccole, è importante metterle in relazione con il numero di persone che oggi utilizzano l’euro, vale a dire circa 337 milioni di persone.
Che cos’altro dicono questi dati? Con la nascita sempre più frequente di nuove realtà innovative nel settore del fintech, non è difficile prevedere che questo trend abbia una tendenza ascendente e non discendente.
In Europa inoltre possiamo contare su realtà decisamente interessanti come Satispay e Scalapay, che oggi sono già degli unicorni. Nei prossimi anni è possibile che in Europa ne nascano di nuove, favorendo l’ascesa di questa tendenza.
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Pagamenti con le app: la pandemia ha contribuito alla crescita
Analizzando le ragioni per cui i pagamenti tramite app mobile sono cresciuti nel periodo 2019-2022 è impossibile non prendere in considerazione l’impatto che ha avuto la pandemia di Covid-19 esplosa nel febbraio del 2020.
La Bce ha chiesto ad alcuni intervistati le ragioni per cui hanno iniziato a fare meno pagamenti in contanti da quando è iniziata la pandemia, preferendo metodi elettronici.
Come si può notare dal grafico, la risposta più quotata è forse anche quella più ovvia: i pagamenti digitali sono comodi. Emergono però anche altre tre risposte meno scontate che sono collegabili direttamente al fattore pandemia: il 42% delle persone ha affermato di aver ricevuto come consiglio quello di non pagare in contanti, probabilmente per il rischio di toccare delle banconote sporche o infette; il 29% delle persone, inoltre, ha affermato di aver ricevuto delle raccomandazioni provenienti dal Governo, probabilmente per cercare di limitare la diffusione del virus; mentre, il 26% delle persone, infine, ha affermato di avere paura del virus.
Pagamenti con le app: la situazione europea
In materia di pagamenti effettuati tramite app mobile, la Bce ha fornito i dati anche relativi ai singoli Paesi europei, come evidenziato già in un altro articolo pubblicato su Money.it, in cui l’obiettivo era quello di mettere a confronto i pagamenti in contanti e quelli cashless, nell’eurozona i Paesi più inclini a utilizzare i metodi più innovativi sono quasi sempre gli stessi: Paesi Bassi e Finlandia, che primeggiano sia per numero di transazioni (rispettivamente 10% e 6%) che per quantità di transato (10% e 6%).
L’Italia, secondo i dati, si dimostra ancora molto renitente nei confronti delle app mobile per pagare: il numero di transazioni si aggira attorno al 2,5%, mentre il transato è il 2%. Attualmente la media dei Paesi dell’eurozona si aggira intorno al 3,5%.
Pagamenti con le app più popolari tra i giovani
Chi utilizza le app per pagare? Se in alcuni Paesi dell’Asia, una su tutti la Cina, questo è ormai il metodo preferito della maggior parte della popolazione, in Europa fa ancora fatica a prendere piede, specialmente tra le persone più anziane. In generale, osservando il grafico, emerge che i più favorevoli a questo metodo di pagamento sono i giovani tra i 18 e i 24 anni: le transazioni fatte con le app valgono il 6% in questo segmento; troviamo poi le persone tra i 25-39 anni (4%) e così via, sempre meno.
Anche per quanto riguarda il valore delle transazioni nei vari segmenti di età la situazione rimane pressoché invariata: nei giovani con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni le transazioni con le app valgono il 6% della spesa totale, mentre nella fascia 25-39 valgono il 5%.
Pagamenti P2P, la riscossa delle mobile app
Se fino ad adesso le percentuali di uso o di transato con le app per i pagamenti sono rimaste sempre intorno al 5%, grazie ai pagamenti P2P è possibile osservare un’impennata nell’utilizzo, specialmente in alcuni Paesi. È innanzitutto necessario definire i pagamenti P2P (person to person): sono scambi di denaro tra persone non connesse a prodotti o servizi. Un esempio di questo tipo di pagamento può essere un padre o una madre che danno la paghetta al proprio figlio ogni settimana.
Com’è possibile immaginare, se negli altri tipi di transazione la maggior parte sono fatte tramite contanti o carte, in questo caso queste ultime non hanno molto spazio, poiché generalmente un privato che riceve dei soldi non dispone delle tecnologie per accettare pagamenti con le carte (come i POS).
È più probabile che una persona che riceve una somma con queste modalità accetti dei contanti o, in alternativa, utilizzi un’app. I dati della Bce non soltanto confermano questa teoria ma, guardando il grafico, si evince che negli ultimi anni gli scambi di denaro tra persone tramite contanti sono diminuiti a favore dei pagamenti tramite app.
In particolare, nel 2019 gli scambi P2P venivano fatti nell’86% dei casi in contanti, mentre quelli con le app erano pressoché irrilevanti; nel 2022 gli scambi in contanti sono scesi al 73%, mentre quelli con le app sono saliti al 10%.
Anche le somme scambiate tra persone sono cambiate: se nel 2019 il 65% del transato era scambiato in contanti, mentre quello con le app era quasi inesistente; nel 2022 il transato in contanti è sceso al 59%, e quello con le app è salito all’11%.
Ma com’è possibile tutto ciò? La risposta è semplice: non grazie all’Italia. Nel nostro Paese gli scambi di denaro tra persone avvengono ancora nella maggior parte dei casi tramite contanti (85%). I Paesi che invece usano più volte le app per scambiarsi denaro tra privati sono l’Estonia (25%), Finlandia (26%) e Paesi Bassi (43%). Il discorso è molto simile anche per quanto riguarda le percentuali di denaro transato: a primeggiare sono i Paesi Bassi (52%) e a seguire Lussemburgo (34%) e Finlandia (26%).
Pagamenti online: il mercato è molto diversificato
Per i pagamenti online, e cioè dove i contanti non possono essere usati, il mercato è molto diversificato: nel 2019 la maggior parte delle transazioni erano effettuate attraverso le carte (54%), mentre il 29% utilizzava app per i pagamenti. Nel 2022 la situazione è rimasta abbastanza simile: carte (51%), applicazioni (26%); entrambe le percentuali sono diminuite poiché sono nati nuovi metodi alternativi per pagare online, com’è possibile vedere sul grafico, infatti “altri”, ossia gli altri tipi di pagamenti utilizzati (crypto, voucher, ecc), valgono addirittura il 17%.
È analoga la situazione del denaro transato per i pagamenti online: nel 2022 la maggior parte del denaro è stato speso attraverso le carte, mentre un quarto con le applicazioni.
Nell’eurozona, ad aver fatto più pagamenti online con le app nel 2022 sono stati i Paesi Bassi (83%), si trovano poi la Danimarca (48%) e il Portogallo (28%). Buona prestazione dell’Italia, la cui percentuale di pagamenti online con app si attesta al 27% contro una media del 26%.
Per quanto riguarda il denaro transato nei pagamenti online usando le app il primato spetta sempre ai Paesi Bassi (83%), si trova poi la Slovenia (45%) e infine la Danimarca (32%). La percentuale di denaro transato in questa categoria è del 21% per l’Italia, a fronte di una media nell’eurozona del 24%.
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