Intelligenza artificiale scopre se hai il virus e ferma nuovi focolai

Martino Grassi

25 Maggio 2020 - 14:58

Grazie all’intelligenza artificiale si potrà diagnosticare il coronavirus. La scoperta italiana potrebbe essere lo strumento in grado di bloccare le seconde ondate, ecco perché.

Intelligenza artificiale scopre se hai il virus e ferma nuovi focolai

Grazie all’intelligenza artificiale sarà possibile diagnosticare il coronavirus in modo più rapido ed economico e, con l’aiuto congiunto del tampone, sarà possibile tracciare e spegnere i focolai sul nascere, evitando possibili seconde ondate. La rivoluzionaria scoperta arriva dagli studi condotti dai ricercatori del reparto di Medicina Nucleare di Massa Carrara.

In passato anche IBM aveva già progettato un software basato sull’intelligenza artificiale utile alla lotta contro il coronavirus, rendendolo disponibile gratuitamente per 90 giorni.

Diagnosi virus con intelligenza artificiale

Il team di ricerca ha dato il via a due studi che hanno come obiettivo quello di diagnosticare il coronavirus mediante l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Il primo si basa sull’analisi delle tac per le polmoniti da COVID-19 nel periodo compreso tra il 1 novembre 2019 e il 31 gennaio 2020, e servirà per capire se il virus circolava nel nostro Paese prima degli annunci ufficiali. Il secondo invece servirà soprattutto nel caso di una seconda ondata, e permetterà “di individuare le polmoniti da COVID in pochi secondi e direttamente a casa dei pazienti”.

Per farlo viene sfruttata una particolare rete neurale, chiamata RetinaNet, in grado di analizzare le immagini delle radiografie dei pazienti e riconoscere la malattia. Questo software sarà “istruito” dai medici e fisici che lavorano al progetto, inserendo nella rete le caratteristiche tipiche delle polmoniti da COVID-19 virali e con una serie di tratti distintivi dalle altre infezioni polmonari.

Grazie a questo sistema potremmo fornire a tutti gli ospedali d’Italia uno strumento chiaro e a basso costo per individuare i casi di polmonite da coronavirus”, ha spiegato al Fatto Quotidiano il dottor Pietro Bianchi, promotore dello studio insieme al fisico di Pisa Roberto Cappuccio.

Dopo questo processo il software sarà in grado di riconoscere i sintomi in pochissimi secondi con una precisione del 97%. Quello che rende particolarmente interessante questo progetto è che potrà essere svolto con l’ausilio di piccole macchine portatili, che potranno svolgere le radiografie anche a domicilio.

Progetto decisivo per prevenire una seconda ondata

Questo studio operativo potrà diventare concreto già nelle prossime settimane potrebbe essere decisivo per la prevenzione e per una possibile seconda ondata del virus”, spiega il fisico Cappuccio.

Inizialmente si intendeva applicare l’intelligenza artificiale allo studio delle immagini in ambito medico, mediante quello che viene chiamato “immaging diagnostico”. Il progetto era stato presentato per riconoscere i sintomi del morbo di Parkinson, ma l’emergenza dovuta al coronavirus ha portato a un altro sviluppo.

“L’idea è nata all’inizio della pandemia, parlando con alcuni colleghi che lavorano a Bergamo. Arrivavano fino a 70 pazienti a notte e fare le Tac per individuare l’interessamento polmonare da COVID-19 richiedeva troppo tempo

Lo ha affermato il dottor Bianchi, aggiunge che, proprio da questa necessità è nata l’idea di sviluppare un nuovo metodo diagnostico più rapido ed efficiente.

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