Meno tasse per il Coronavirus è una delle proposte al vaglio dell’Europa per provare a fronteggiare l’emergenza sanitaria dal punto di vista economico. Ma è possibile anche in Italia?
Meno tasse per provare a fronteggiare l’emergenza Coronavirus, è questa l’idea a cui l’Europa sta pensando. Ma è possibile in Italia?
In ambito comunitario si sta infatti provando a trovare una soluzione all’impatto economico provocato dell’emergenza sanitaria di queste ultime settimane.
In verità, la proposta di ridurre le tasse o aumentare la spesa pubblica era già stata avanzata da Mario Draghi, ex Presidente della Banca Centrale Europea, per sostenere imprese e consumatori.
All’epoca la proposta di Draghi era stata scartata, poi è tornata in auge vista la situazione sanitaria attuale.
Ma in quali Paesi è possibile favorire una politica fiscale espansiva?
Meno tasse per il Coronavirus: è possibile in Italia?
Per fronteggiare l’emergenza Coronavirus l’Italia continua a emanare decreti, l’ultimo del 4 marzo con le misure sanitarie preventive per scongiurare l’aumento dei contagi.
Ma gli effetti del Coronavirus si vedono anche dal punto di vista economico, e anche se l’impatto sulla Comunità Europea ancora non è visibile, è solo questione di tempo.
Per far fronte all’impatto economico e finanziario, l’Europa sta pensando a varie soluzioni, tra cui una proposta avanzata in tempi non sospetti dall’ex direttore della BCE Mario Draghi, ovvero ridurre le tasse o aumentare la spesa pubblica.
Con l’emergenza sanitaria in atto, la proposta di Draghi assume una certa importanza: aumentare la leva fiscale potrebbe portare benefici a catena per tutti gli Stati membri.
Una politica monetaria espensiva, insomma, in modo da sostenere aziende e consumatori, ma tutto dipende dallo spazio di manovra fiscale dei singoli Stati.
Ad oggi, infatti, non si è realizzato un bilancio comune europeo perché gli Stati del Nord Europa, che hanno un PIL maggiore, hanno dubbi sugli “sprechi” degli Stati del Sud.
Ma la situazione attuale è diversa, con l’emergenza sanitaria che rischia di mettere in ginocchio l’economia, a partire da quella italiana: la possibilità di una politica fiscale espansiva e coordinata a livello europeo potrebbe essere una (o l’unica) soluzione.
Meno tasse per il Coronavirus? La proposta al vaglio dell’Europa
Sembra dunque che la Commissione Europea sia più disponibile nei confronti della possibilità di concedere maggiore spazio di manovra sui limiti di bilancio imposti dall’Unione Europea.
Anche i Ministri delle Finanze del G7, che si sono incontrati il 3 marzo, hanno dichiarato di voler intraprendere misure fiscali a sostegno dell’economia per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
Ma quali sono i Paesi che possono reagire in modo più deciso a livello economico? Gli Stati membri col debito pubblico più basso sono ovviamente quelli che hanno uno spazio fiscale maggiore per agire.
Si tratta quindi dei Paesi del Nord Europa, tra cui la Germania, che ha un debito pubblico pari al 59% del suo PIL, secondo i dati pubblicati da Risparmiamocelo.it.
I Paesi con un debito pubblico più elevato, e quindi con un minor spazio fiscale di manovra, si trovano nella parte meridionale dell’Europa, quindi:
- Grecia (175%);
- Italia (136%);
- Portogallo (119%);
- Spagna (97%).
Questo che significa? Che il cambiamento fiscale deve partire dai Paesi del Nord Europa, e in questo modo anche gli Stati meridionali verrebbero coinvolti dai benefici.
Ad esempio, se la Germania assumesse investimenti pubblici pari al’1% del suo PIL, immetterebbe nell’economia 35 miliardi di euro.
Secondo uno studio della Commissione Europea, questa leva fiscale produrrebbe un incremento sul PIL tedesco, ma non solo: si verificherebbe un effetto a cascata positivo anche per tutti i partner europei della Germania, quindi anche per l’Italia.
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