Mentre tutti si concentrano sul mercato azionario e sul valutario, si fa silenzio su un asset molto interessante: l’oro.
I mercati finanziari battono nuovi minimi, sul valutario c’è tensione per un dollaro molto forte mentre sul mercato delle materie prime vediamo dei ribassi molto interessanti in ottica di lungo periodo, soprattutto se andiamo a considerare il fatto che proprio il dollaro sta giocando un ruolo fondamentale nell’andamento di alcuni mercati come quello delle materie prime, essenzialmente quotato in dollari su scala globale. L’analisi tecnica, o meglio grafica, ci può aiutare molto nello stabilire cosa potrebbe succedere, mentre l’analisi macro può darci un’indicazione nel lungo periodo per quanto riguarda questo asset che è molto legato all’inflazione. Stiamo ovviamente parlando dell’oro.
Oro, il dollaro e l’inflazione
L’oro è l’asset primordiale, prima del denaro era proprio l’oro quel bene che era visto come riserva di valore, trasportabile in lingotti o monete, perfetto per gli scambi commerciali e fonte di ricchezza e potere, soprattutto nell’era coloniale dove si finanziavano spedizioni (vedi Compagnia delle Indie Orientali) alla scoperta di nuove terre per alimentare il commercio e l’appropriazione (molte volte per mezzo della violenza) delle materie prime.
Anche se la funzione dell’oro è stata nel corso del tempo rimpiazzata quasi totalmente dal denaro, la sua riserva di valore a livello storico rimane, come un imprinting, nel sistema capitalistico e consumistico. Il suo possesso è stato sempre uno status symbol e la sua valenza come riserva di valore è riconosciuta tutt’oggi, oltre a essere un componente fondamentale anche nell’uso industriale nel settore tecnologico. A oggi l’oro è considerato finanziariamente come un asset a difesa dell’inflazione, eppure il rialzo dell’inflazione non ha visto un apprezzamento del metallo giallo negli ultimi mesi.
Come mai questa anomala mancanza di reazione al forte aumento dell’inflazione? La spiegazione più semplice vede il dollaro come protagonista di questo deprezzamento dai massimi di marzo 2021, un deprezzamento di circa il 20% dai massimi assoluti, una discesa che oggettivamente fa paura soprattutto dal punto di vista tecnico. Inoltre, il brusco innalzamento dell’inflazione non ha influito sull’andamento dell’oro, o meglio, non ha influito nel breve.
Molto probabilmente l’oro è stato l’unico asset a scontare un aumento dell’inflazione dovuto alla massiva ondata di liquidità sul mercato che ha investito i mercati dal 2009 in poi, liquidità che ha portato l’oro dai minimi in area 1050$/oz (“Oz” sta per Oncia Troy, 33,3 grammi) del 2016 fino ai massimi in area 2075$/oz di agosto 2020 e marzo 2022, una salita prossima al 100% in poco più di 4 anni. Potremmo tranquillamente affermare che l’oro ha pienamente scontato l’inflazione che abbiamo visto nel corso di questi ultimi mesi già prima che questa si manifestasse inevitabilmente sui mercati. Vediamo a livello tecnico cosa sta succedendo.
Oro, i livelli tecnici
L’oro si trova ora in un’area di prezzo compresa tra 1615 e 1680, livelli che sono da considerarsi assolutamente fondamentali in un ottica di reazione rialzista. La dinamica su base mensile, come vediamo nel grafico in allegato, è assolutamente discendente ma allo stesso tempo si configura come una dinamica ribassista anomala. L’anomalia sta nella dinamica stessa, ossia ben 6 mesi consecutivi di ribasso all’interno di un range di prezzo relativamente corto, un segno che i prezzi potrebbero invertire la loro tendenza nel corso delle prossime settimane.
Questo non vuol dire che ritorneremo a breve intorno ai 2000$, ma possiamo tranquillamente ipotizzare un’inversione di tendenza nel corso delle prossime sedute. Questo scenario è giustificabile dal fatto che un ribasso continuo in un range di prezzo corto, è un’anomalia che, quando si è presentata sul grafico come tra aprile e settembre 2018, abbiamo visto una reazione del prezzo importante. In tal merito passiamo brevemente all’analisi macro per vedere cosa potrebbe succedere nel corso dei prossimi mesi.
Il contesto macroeconomico
Il contesto macro vede una forte riduzione della liquidità e la ricerca della sicurezza, ossia si abbandonano gli asset considerati di rischio per la sicurezza. L’oro rappresenta una sicurezza ma allo stesso tempo è afflitto dal problema delle previsioni sull’inflazione. L’inflazione al momento rimane elevata ma allo stesso tempo è vista comunque in discesa, anche forte, nel corso dei prossimi mesi. Significa che l’incremento dei prezzi sarà relativamente debole rispetto a quelli attuali e di base, la carenza di liquidità, potrebbe portare a una diminuzione dei prezzi su scala globale su tutti gli asset.
Se ci facciamo caso, i prezzi di azioni e obbligazioni scendono simultaneamente, una correlazione che negli anni pre-crisi dei subprime era quasi impossibile da vedere sui mercati. Per il momento i mercati sono cambiati e stanno cambiando, perciò in questo momento dare più peso all’analisi dei prezzi potrebbe essere una delle strategie operative più efficaci da attuare in merito a decisioni di investimento, sia nel breve che nel lungo periodo.
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