Pensioni: le differenze tra l’Italia e il resto d’Europa

Antonio Cosenza

26 Novembre 2019 - 17:30

L’Italia è tra i Paesi d’Europa con l’età pensionabile più alta: da noi, però, si lavora per meno anni prima di accedere alla pensione.

Pensioni: le differenze tra l’Italia e il resto d’Europa

Pensioni: da anni in Italia si chiede un abbassamento dell’età pensionabile, ritenuta troppo alta da lavoratori e parti sociali. Tant’è che misure come Quota 100 e Opzione Donna (che sarà confermata per il 2020) si muovono proprio in questa direzione.

E la riforma non sembra fermarsi qui, visto che proprio in questi giorni il Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha svelato che il Governo sta lavorando per superare la Legge Fornero del 2011, così da abbassare ulteriormente l’età richiesta per l’accesso alla pensione.

Ma la domanda che ci poniamo è: quanta differenza c’è tra l’Italia e il resto d’Europa? Capire se sul fronte pensioni i nostri lavoratori sono più o meno penalizzati rispetto al resto d’Europa è molto importante, specialmente alla luce delle indicazioni dell’UE che ha chiesto al nostro Paese di rivedere le ultime politiche pensionistiche così da abbassare la spesa previdenziale.

A tal proposito ecco un confronto sugli anni di lavoro previsti per l’accesso alla pensione in Italia e nel resto d’Europa, così da farci un’idea di quali sono i Paesi in cui si lavora per più anni.

Pensioni, Italia e UE: quanti anni bisogna lavorare per andarci

A rispondere a questa domanda è l’Eurostat che ha calcolato la media degli anni di lavoro necessari per andare in pensione in Italia e in Europa. Nel 2018 la media si è attestata a 36 anni di lavoro e - vi anticipiamo - l’Italia è sotto a questa soglia.

Si tratta di un dato in crescita rispetto all’anno precedente, in linea con il trend degli ultimi anni: basti pensare che nel 2000 per l’accesso alla pensione erano sufficienti tre anni in meno di lavoro. Ma d’altronde non è un segreto che l’età per l’accesso alla pensione stia progressivamente salendo, anche perché nei prossimi anni sarà sempre più legata all’aumento delle speranze di vita.

Come è normale che sia, l’Eurostat ha anche rilevato delle differenze tra lavoratori e lavoratrici: sono le donne ad andare in pensione prima, precisamente dopo 33 anni e 7 mesi di lavoro. Per gli uomini, invece, sono necessari 38 anni e 6 mesi.

L’Italia, come già anticipato, è tra i Paesi dove sono richiesti meno anni di lavoro, con una media di 31 anni e 8 mesi. Meglio di noi, pensate, va solamente ai lavoratori turchi, dove per l’accesso alla pensione vi è una media di 29 anni e 4 mesi.

Anche per altri Paesi che si affacciano sul mediterraneo la media degli anni di lavoro per l’accesso alla pensione è piuttosto bassa: in Macedonia, ad esempio, è pari a 32 anni, mentre in Grecia si aggiungono altri 9 mesi.

In Spagna la media è pari a 35 anni e 2 mesi, poco meno della Francia dove in media si accede alla pensione dopo 35 anni e 4 mesi di lavoro. In Germania questo dato è più elevato, come per tutti i Paesi del Nord: i lavoratori tedeschi, infatti, devono lavorare in media per 38 anni e 7 mesi prima della pensione, mentre in Gran Bretagna persino per 39 anni e 2 mesi.

Peggio di tutti, però, vai lavoratori d’Islanda, dove la media degli anni di lavoro necessari per l’accesso alla pensione è pari a 46 anni e 3 mesi. Sul podio si collocano anche Svizzera (con 42 anni e 7 mesi) e Svezia (41 anni e 9 mesi).

Quindi, anche se l’Italia è tra i Paesi con l’età pensionabile più alta (67 anni) non è tra quelli dove si lavora di più prima di accedere alla pensione. Ciò dipende da diversi fattori, come ad esempio dalle misure di flessibilità introdotte dai vari Governi. Ma anche dal fatto che non è facile nel nostro Paese mantenere una carriera stabile per l’intera vita professionale, ed è per questo che la maggior parte dei lavoratori accede alla pensione di vecchiaia a 67 anni con poco più di 20 anni di contribuzione.

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