Perché si dice “buon ponte” quando muore un cane?

Maria Paola Pizzonia

19 Agosto 2024 - 18:43

Sai il motivo per cui si dice «buon ponte» quando muore un cane o un animale domestico? Te lo spieghiamo qui.

Perché si dice “buon ponte” quando muore un cane?

Hai mai letto o sentito la frase “buon ponte” o, più precisamente, “buon ponte dell’arcobaleno”? Se ti è successo, conoscerai (forse) la triste storia di questa espressione. Ma da dove deriva?

Un dolore difficile da spiegare

Perdere un animale domestico è un dolore profondo. Non è facile da spiegare a chi non ha ne ha mai avuto uno, ma è come se una parte di noi se ne andasse via. Con il loro amore incondizionato e la compagnia costante (siccome vivono nella stessa casa in cui noi viviamo), lasciano un vuoto immenso quando vanno via. Si tratta di esseri con cui si condividono attività quotidiane per anni. Così, giorno dopo giorno, diventano parte integrante della nostra vita. Quando non ci sono più, la loro assenza è sentita in ogni angolo della casa. Sembra davvero che un pezzo della nostra famiglia non ci sia più.

Qui entra in gioco “il ponte”. L’origine dell’espressione “buon ponte” risale alla leggenda del “ponte dell’arcobaleno”, una storia forse un po’ banale, che narra di un luogo paradisiaco dove gli animali, una volta passati oltre, trovano pace e felicità. Una sorta di paradiso.

«Buon ponte dell’arcobaleno» è una frase dolce, di conforto

Secondo questa leggenda, diffusa soprattutto tra le culture occidentali, gli animali domestici, dopo la morte, attraversano un ponte colorato per raggiungere un luogo di eterna serenità. Questa visione, sostanzialmente, offre conforto a chi deve affrontare il dolore di una perdita, immaginando che il proprio compagno a quattro zampe si trovi in un luogo migliore​.

Quindi, ad oggi “buon ponte” è diventata un’espressione di uso comune per manifestare solidarietà verso chi ha perso un animale. Proprio come si augura “buon viaggio” a una persona cara che parte per un lungo viaggio, augurare “buon ponte” a un animale significa sperare che attraversi serenamente quel luogo immaginario dove sarà felice.

Le origini sono incerte

La leggenda del Ponte dell’arcobaleno è spesso attribuita ai Nativi Americani, che avrebbero creato e tramandato questa storia attraverso generazioni, con dettagli che nel tempo si sono diffusi e adattati in varie culture. Tuttavia non ci sono fonti certe al riguardo. Sebbene le origini precise della leggenda siano quindi incerte, è chiaro che il rito di congedarsi dai nostri animali domestici ha trovato una nuova vita grazie ai social media, diventando particolarmente popolare tra i millennial.

Alcuni ritengono che il Ponte dell’Arcobaleno rappresenti una figura retorica dalle radici antiche, mentre altri suggeriscono che possa avere connessioni con la mitologia norrena. In ogni caso, la leggenda continua a offrire conforto a molti, unendo persone di diverse tradizioni attraverso una storia condivisa.

La popolarità sui social network

La diffusione di questa frase è stata particolarmente accelerata dai social network, dove il bisogno di esprimere empatia in momenti difficili si va a mescolare con la connessione virtuale. Potrebbe semprare semplice e forse anche un po’ banale a chi non ha mai avuto animali, ma spesso questa frase riesce a trasmettere un messaggio di speranza, rassicurando chi resta che l’animale amato si trova in un luogo sereno​. Per alcuni potrebbe sembrare sciocca o banale, ma in verità è un modo per celebrare la vita dell’animale e per dare un senso alla sua perdita.

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