Il prezzo del gas in Europa è ancora in calo e scambia sotto i 30 euro per megawattora. Tuttavia, gli analisti mettono in guardia sulla volatilità delle quotazioni.
Il prezzo del gas si mantiene sotto la soglia dei 30 euro per megawattora in Europa.
Diversi fattori sono annoverati come i responsabili di un calo del benchmark olandese al quale il vecchio continente fa riferimento. Sicuramente la corsa al riempimento degli stoccaggi della materia prima tra i Paesi europei sta avendo effetti positivi e l’offerta non manca. Inoltre, un inverno più mite rispetto al solito ha limitato la domanda di combustibile per il riscaldamento.
Sullo sfondo, però, le nubi non mancano e il settore energetico potrebbe ancora sorprendere - in negativo - l’Europa con un’impennata dei prezzi (soprattutto a causa delle tensioni geopolitiche che stanno rivoluzionando il commercio). Secondo gli analisti, la volatilità del prezzo del gas in Europa dominerà anche il 2024.
Europa, perché il prezzo del gas è sotto i 30 euro/MWh?
Il gas nel benchmark di riferimento europeo, quello olandese, scambia a poco più di 28 euro per megawattora nella giornata di martedì 6 febbraio.
I futures si avvicinano così ai minimi di sei mesi grazie ai livelli di scorte solidi che compensano le interruzioni della fornitura. Al 3 febbraio (come evidenzia Trading Economics), gli stoccaggi del gas nell’Ue erano al 69,1%, con la Germania al 74,1%, l’Italia al 63,7% e la Francia al 57,7%.
Inoltre, la Russia ha rafforzato le esportazioni di gas naturale liquefatto verso l’Europa, registrando un aumento del 18% su base annua a 1,77 milioni di tonnellate a gennaio. Le forniture di Gnl russo sono diventate sempre più importanti per l’Ue dopo che il presidente Biden ha sospeso le approvazioni per i nuovi progetti Gnl statunitensi.
D’altro canto, le esportazioni di gas naturale norvegese hanno subito limitazioni a causa di un’interruzione non pianificata presso l’impianto di lavorazione di Nyhamna causata da un’interruzione di corrente in condizioni meteorologiche avverse.
Sul piano del consumo di gas, l’Europa vive in un contesto in cui la domanda è in calo, gravata da una serie di fattori, tra cui un aumento della produzione di energie rinnovabili e un inverno prevalentemente mite. C’è anche incertezza sulla nuova capacità globale di Gnl che sarà operativa solo a partire dal 2025 e sulla scadenza dell’accordo di transito tra Russia e Ucraina alla fine dell’anno. Proprio il persistente deficit della domanda è uno dei motivi principali per cui i prezzi del gas europeo hanno prolungato i recenti cali.
Secondo il think tank Bruegel di Bruxelles, lo scorso anno la domanda di gas nell’Unione Europea è stata inferiore del 19% rispetto al livello medio del periodo 2019-2021, con tagli ai consumi divisi equamente tra il settore energetico, l’industria e le famiglie. Dati più recenti dell’Independent Commodity Intelligence Services indicano un rimbalzo dell’11% a gennaio rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, ma si tratta ancora del 14% al di sotto della media quinquennale del periodo.
Rischio volatilità per il gas europeo
Se il prezzo del gas risulta finora sostenibile e lontano dai picchi della crisi energetica del 2022, gli analisti hanno puntato la volatilità come rischio per la quotazione del combustibile nel 2024.
La volatilità implicita nel benchmark del gas olandese – una misura che registra quanto siano costosi i contratti derivati – si è attenuata dall’inizio dell’anno, segnalando che la fiducia nel mercato si sta rafforzando. Tuttavia, rimane ben al di sopra dei livelli pre-crisi, poiché le oscillazioni dei prezzi sono diventate più comuni, si legge in una analisi di Bloomberg.
Con i contratti sul gas per l’estate scambiati più in alto rispetto a quelli di quest’inverno, un aumento sostanziale dei consumi industriali sembra essere ancora lontano. La volatilità, infatti, è diventata una caratteristica dominante del mercato europeo che si sta trasformando in un hub internazionale per il commercio del gas.
Prezzi energetici percepiti come oscillanti scoraggiano la produzione industriale. “Ripristinare l’attività industriale richiede un certo grado di fiducia che i prezzi rimarranno stabili e, di recente, abbiamo visto un’ampia gamma di possibili risultati, il che rende la copertura – in particolare nelle opzioni – molto difficile e costosa”, ha affermato Martijn Rats, stratega delle materie prime globali e capo della ricerca energetica europea presso Morgan Stanley.
L’industria ha recentemente visto alcuni segnali di ripresa dell’attività, ma il consumo di gas è ancora storicamente basso poiché si prevede che la ripresa economica dell’Europa richiederà tempo. I principali consumatori – dai produttori di acciaio a quelli chimici – si stanno dimostrando riluttanti a gestire le proprie attività a pieno ritmo dopo che l’impennata record dei prezzi dell’energia durante la crisi li ha spinti a frenare la produzione.
La volatilità nei prezzi del gas europeo, quindi, significa che facilmente il vecchio continente può registrate impennate nei costi del combustibile, vulnerabile per esempio alla guerra in Mar Rosso o alla politica energetica negli Usa. Con il gas a rischio aumento o considerato poco stabile, l’industria teme bollette troppo alte e allenta le sue attività.
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