I reattori nucleari veloci cinesi sono cruciali. Se l’espansione continuasse al ritmo attuale, la Cina potrebbe mettere in campo una scorta di circa 1.500 testate nucleari entro il 2035.
Tra i vari accordi di collaborazione che intercorrono tra i presidenti di Russia e Cina, Putin e Xi, ve n’è uno che riguarda l’energia nucleare. In particolare, i cosiddetti reattori autofertilizzanti o a neutroni veloci. Nella gran parte dei reattori nucleari i neutroni (i «semini» contenuti nel nucleo dell’atomo) svolgono il ruolo di “proiettili”, che rompono il nucleo dell’atomo di uranio, producendo nuclei più leggeri e liberando una massa, che viene convertita in energia. È questa la fissione.
Il neutrone è una particella neutra che ha il vantaggio di poter penetrare negli atomi e nei nuclei senza dover subire la repulsione elettrica. Nella fissione nucleare si usa prevalentemente l’uranio: un nucleo di uranio ha 143 neutroni, in una tonnellata ne troviamo 7 Kg nel caso dell’uranio 235. L’altro tipo di uranio, chiamato naturale (il 238) possiede tre neutroni in più e in una tonnellata ne troviamo 993 Kg.
I reattori autofertilizzanti detti anche a neutroni veloci usano l’104, che è “un nucleo fertile”. Si chiamano autofertilizzanti perché utilizzano materiale fertile (uranio 238) producendo più materiale fissile (plutonio 239), idoneo per la costruzione di bombe nucleari. Usano come refrigerante metallo sodio liquido che non rallenta i neutroni come l’acqua o il gas.
Nella provincia cinese del Fujian la Cina sta costruendo due reattori autofertilizzanti. Reattori che hanno una potenza elettrica di 600 mila Kw, in grado di produrre fino a 200 Kg di plutonio sufficienti per 50 testate nucleari. A Nagasaki fu sganciata una bomba al plutonio 239 del peso di 6,4 Kg mentre a Hiroshima la bomba era all’uranio 235 e del peso di 60 Kg.
La Cina ha smesso di rivelare volontariamente le sue scorte civili di plutonio all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica già da 5 anni.
Il segretario USA Blinken si è detto preoccupato per l’Accordo russo cinese considerato che “Xi e Putin hanno parlato di una partnership senza limiti”. La russa Rosatom State Nuclear Energy a dicembre scorso ha fornito 25 tonnellate di uranio arricchito alla Cina per il reattore CFR.600. Il rapporto del Pentagono del 2022 al Congresso ha stimato che entro il 2030 le scorte nucleari cinesi “avranno circa 1.000 testate nucleari operative, la maggior parte delle quali saranno schierate su sistemi in grado di raggiungere gli Stati Uniti continentali”.
Se l’espansione continuasse al ritmo attuale, ha previsto il Pentagono, la Cina potrebbe mettere in campo una scorta di circa 1.500 testate nucleari entro il 2035. Resta comunque oggetto di preoccupata osservazione l’intero Pacifico.
La Cina considera la nuova alleanza Aukus, sottoscritta da Gran Bretagna e Australia, un atto ostile al popolo cinese. L’accordo prevede la fornitura di 8 sottomarini nucleari. Attraverso il giornale Global Times i cinesi hanno dichiarato che considereranno l’Australia come uno stato nucleare alleato degli USA. Infine, la Cina sta sperimentando la fattibilità commerciale di reattori nucleari al torio, pensati dal nostro Carlo Rubbia trent’anni fa. Il torio è debolmente radioattivo e si trova nelle rocce. Il reattore al torio usa sali fusi al posto dell’acqua e genera meno scorie dell’uranio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA