Con la riforma delle norme in materia di valutazione degli studenti cambiano i requisiti per l’ammissione all’esame di Terza Media. Via la media del 6 e la condotta, introdotto l’obbligo delle Prove Invalsi.
Riforma dell’esame di Terza Media: il voto in condotta viene valutato per l’ammissione?
Il Miur, con il decreto “recante norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato” ha riformato sia l’esame di Maturità che quello di Terza Media.
Di conseguenza sono stati modificati i criteri e i requisiti per l’ammissione agli esami di Stato. Qui vogliamo concentrarci sulle novità dell’esame di Terza Media specialmente per quanto riguarda il voto in condotta per l’ammissione all’esame.
Dall’analisi del testo del decreto che riforma i criteri per la valutazione degli studenti, infatti, si nota come per l’ammissione all’esame di Terza Media sia stata tolta la condotta. Insomma, gli studenti potranno accedere all’esame anche nel caso in cui durante l’anno abbiano tenuto un comportamento poco raccomandabile.
Una decisione a dir poco discutibile in un periodo dove i casi di bullismo, o cyberbullismo, sono in costante aumento.
Com’è possibile quindi che il Miur abbia deciso di non inserire il voto in condotta tra i requisiti necessari per l’ammissione all’esame? Analizziamo il testo del suddetto decreto per scoprirlo e per approfondire i criteri previsti per accedere all’esame di Terza Media.
Terza media: nuovi criteri per l’ammissione all’esame
Per quest’anno i criteri per l’ammissione all’esame di Stato di I grado sono ancora quelli antecedenti alla riforma. Nel dettaglio, possono sostenere l’esame gli studenti che:
- hanno frequentato l’anno scolastico per almeno tre quarti del monte ore annuale;
- hanno la sufficienza in tutte le materie;
- condotta non inferiore ai sei decimi.
Almeno per quest’anno quindi la condotta avrà un ruolo predominante, poiché solo gli studenti che hanno tenuto un comportamento “sufficientemente” adeguato potranno sostenere l’esame di fine anno.
Con il decreto attuativo della Buona Scuola, negli articoli 5 e 6, però cambiano i requisiti per l’ammissione e sparisce il voto in condotta. I nuovi criteri per l’ammissione, infatti, sono i seguenti:
- frequenza pari ad almeno i tre quarti del monte ore annuale;
- concesse carenze nell’acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più discipline;
- partecipazione alle Prove Invalsi.
Nel decreto quindi è stato cancellato il legame tra comportamento e ammissione all’anno successivo che fino ad oggi ha caratterizzato il sistema scolastico italiano.
D’altronde è lo stesso articolo 26, comma 6, a prevederlo:
“Con effetto a partire dal 1° settembre 2017 cessano di avere efficacia: gli articoli 1, 2, 3, 8, comma 1, articolo 9, commi 2, 3 e 4, articolo 14, commi 1 e 2, del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno del 2009, n. 122.”
Gli studenti italiani più indisciplinati quindi non dovranno temere di non essere ammessi all’esame a causa della condotta tenuta nel corso dell’anno. Una decisione che stupisce, anche perché in questo modo gli insegnanti italiani sono stati privati di un importante strumento per limitare gli atteggiamenti scorretti da parte degli studenti.
E come se non bastasse, anche la sufficienza in tutte le materie non è più un requisito necessario per l’ammissione all’esame. Dal prossimo anno infatti anche gli studenti con “carenze in una o più discipline” potranno sostenere l’esame.
Studenti meno preparati, ma più indisciplinati: questa in sostanza è la situazione derivata dall’approvazione del decreto attuativo della Buona Scuola.
Il tutto sostituito dalla partecipazione alle Prove Invalsi, che d’ora in avanti saranno un criterio fondamentale per l’ammissione all’esame di Terza Media.
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