Un’etichetta o un’incisione bastano per far lievitare il prezzo di vasi e altri oggetti di design. Ecco quale vaso può arrivare a costare fino a 20 mila euro e perché e come riconoscerlo.
Una semplice incisione può stravolgere il prezzo di mercato di un vaso.
Il mondo del collezionismo è ricco di sorprese, e non è raro scoprire che oggetti apparentemente comuni possano nascondere un valore inaspettato.
Tra i vari elementi che determinano il valore di un oggetto da collezione, i segni, le marcature o incisioni presenti su di esso giocano un ruolo fondamentale.
Un esempio emblematico è il caso di un vaso il cui valore può arrivare fino a 20.000 euro grazie alla presenza di un simbolo specifico sul fondo.
Ma quale vaso possiede questo simbolo e perché raggiunge una valutazione così elevata? Scopriamolo insieme.
Quale vaso con questo simbolo vale 20.000 euro e perché
Il vaso di cui parliamo è un capolavoro della storia del design, realizzato negli anni ’30 dal celebre designer finlandese Alvar Aalto. Si tratta di un vaso savoiardo alto 14 centimetri, soffiato in uno stampo di legno e contrassegnato da una marcatura molto particolare: l’incisione Karhula 22 IX 37.
Questo simbolo, posto sul fondo del vaso, indica non solo il luogo e la data di fabbricazione, ma anche la sua autenticità e rarità. Il vaso fu originariamente distribuito alla stampa in occasione di un evento a Karhula nel 1937, e questo lo rende estremamente raro e ricercato dai collezionisti di tutto il mondo.
Il valore può raggiungere la cifra impressionante di 20.000 euro proprio grazie alla presenza di questa marcatura. La rarità e l’importanza storica del pezzo sono fattori decisivi che ne aumentano la preziosità.
Al contrario, un vaso della stessa epoca e design, ma privo della marcatura, può valere solo il 20-30% del prezzo indicato, circa 4.000 euro. Questo dimostra quanto un dettaglio apparentemente piccolo, come un timbro o una scritta, possa influenzare drasticamente il prezzo di un oggetto d’arte o di design.
Quali sono le regole del collezionismo?
Il collezionismo è un’attività che richiede pazienza, conoscenza e una certa dose di fortuna. Ma quali sono le regole fondamentali che ogni collezionista dovrebbe seguire per massimizzare il valore dei propri oggetti?
La prima regola è conoscere bene le pratiche di etichettatura dei principali produttori. In particolare, è essenziale saper riconoscere i segni distintivi che indicano l’autenticità e l’epoca di un pezzo. Nel caso del vetro e della ceramica, produttori come Arabia hanno utilizzato diverse marcature nel corso degli anni, e familiarizzare con queste può essere cruciale per evitare di incorrere in errori costosi.
Un’altra regola fondamentale è prestare attenzione alle condizioni dell’oggetto. Anche un oggetto raro può perdere molto del suo valore se presenta segni di usura, difetti o alterazioni del colore. Il collezionista esperto sa che, oltre alla presenza di un marchio distintivo, è necessario che l’oggetto sia in condizioni eccellenti per mantenere o accrescere il suo valore nel tempo.
Inoltre, è utile ricorrere a risorse come cataloghi d’asta, libri specializzati e siti dedicati al collezionismo per approfondire la conoscenza delle diverse pratiche di marcatura e delle tendenze di mercato. Sapere come si sono evolute le etichette nel tempo e quali segni sono considerati di maggior valore è una competenza che può fare la differenza tra un acquisto intelligente e uno svantaggioso.
Infine, bisogna considerare che la rarità e l’autenticità non sono sempre gli unici fattori decisivi. Il gusto e le tendenze attuali del mercato possono influenzare notevolmente il prezzo degli oggetti da collezione. Ad esempio, mentre oggi un vaso di Aalto del 1937 può valere migliaia di euro, un oggetto simile prodotto in un’epoca successiva potrebbe non avere lo stesso appeal. Adesso non resta che studiare per scovare nuove gemme nei piccoli mercatini.
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